LA GREEN ROAD DELLE DOLOMITI

BIKING DOLOMITES

Il percorso

Le valli di Fiemme e Fassa sono il regno delle neve che, in estate, lascia spazio ai verdi prati e boschi e alle candide rocce di Dolomia. A fare da cornice sono, onnipresenti, le maestose Dolomiti del Latemar e del Catinaccio. Il ciclista è guidato per tutta la lunghezza del percorso dallo scorrere dell'acqua del torrente Avisio, "la Veisc" in ladino, che nasce direttamente dal ghiacciaio della Marmolada.

La green road delle Dolomiti si snoda attraverso queste due valli del Trentino orientale per oltre 50 km, tra boschi e fitte foreste di abeti e larici. Il percorso ricalca in gran parte il tracciato della Marcialonga e, nel tratto iniziale, quello dell’antica ferrovia Ora – Predazzo.

Un’infrastruttura dedicata prettamente al cicloturismo, che collega i territori delle comunità di Fiemme e Fassa partendo dal confine con la provincia di Bolzano, al passo di S. Lugano, coniugando ancora una volta, dopo il grande successo della Green Road dell'Acqua, mobilità sostenibile con arte, storia e cultura, turismo e ricettività, natura.

Una ciclovia ottimamente servita e segnalata, che offre scorci unici sulle Dolomiti patrimonio mondiale Unesco. Questa dorsale ciclabile offre infinite possibilità agli amanti dello sport, della natura e per tutti coloro che sono alla ricerca di una bellezza unica, quasi disarmante.

© Marco Simonini

IL PASSO DI S. LUGANO E LA VECCHIA FERROVIA DELLA VAL DI FIEMME

© Marco Simonini

Passo di S. Lugano

La Green Road delle Dolomiti parte proprio da qui, dal valico di San Lugano, alla quota di 1.097 m.

San Lugano fu un santo trentino del V secolo conosciuto come "l'apostolo delle Dolomiti".

Nei dintorni si possono visitare resti delle trincee, delle gallerie ed alcuni vecchi rifugi, testimoni della storia di guerra più recente.

Ferrovia Ora - Predazzo

Il passo di S. Lugano è il confine naturale tra le province di Trento e Bolzano ed è raggiungibile percorrendo la vecchia ferrovia Ora-Predazzo. La strada ferrata fu inaugurata dagli austriaci nel 1917-'18 per esigenze militari. Elettrificata nel 1929 e attiva fino al 1963, allo stato attuale il tracciato è stato convertito in percorso ciclopedonale ma ciò nonostante la linea è ancora evidente per lunghi tratti. Numerose sono le infrastrutture che ancora resistono all'azione del tempo: gallerie, viadotti, stazioni ed edifici di servizio, nonchè splendide opere di ingegneria quali ponti in acciaio, come quello sul torrente Avisio nei pressi dell'ex-fermata di Masi di Cavalese, attualmente dismesso e quello sul torrente Travignolo, oggetto di recente recupero e destinato a ponte ciclo pedonale.

IL BIOTOPO BROZIN

Un'area di circa 5 ettari e mezzo nel Comune di Castello-Molina di Fiemme, comprende un ampio pianoro caratterizzato da terrazzamenti porfirici con avvallamenti in cui ristagna l’ex-lago di Brozin e costituisce una successione di ambienti naturali assai varia: da boschi di pino silvestre a torbiere sino a prati un tempo pascolati.

La Riserva Locale di Brozin è attraversata da un percorso pedonale ad anello, accessibile da tre diversi punti. Un facile percorso, della lunghezza di circa 3,5 km, con modeste salite e discese, sempre su fondo naturale.

Proprio da qui passa anche un ampio percorso panoramico per Mountain Bike!

© APT val di Fiemme

LA MAGNIFICA COMUNITA' DI FIEMME

L'attaccamento della popolazione della Val di Fiemme al proprio territorio e la radicata propensione all'autogoverno trovano fondamento nella Magnifica Comunità della Val di Fiemme, istituzione che risale al XII secolo, a cui il principe vescovo di Trento riconobbe una propria autonomia amministrativa.

Nel corso dei secoli, la Comunità, una sorta di repubblica rustica, riesce a difendere la propria autonomia e le sue proprietà contro tutte le ingerenze esterne. L’istituzione gestisce i beni del territorio, boschi, malghe, prati, il pascolo del bestiame, la caccia e la pesca, adottando un sistema di rotazione di retaggio longobardo, ma dirime anche le questioni giuridiche e i contenziosi che venivano discussi in quello che viene tuttora chiamato “banco della reson”, al centro del parco della Pieve a Cavalese.

I privilegi della Magnifica Comunità di Fiemme vengono aboliti dal governo bavarese nel 1807. Persa la sua secolare funzione politico-amministrativa, dopo una serie di mutamenti nello statuto, la Magnifica Comunità rimane però un'istituzione ancora operante al giorno d'oggi nella gestione dell'immenso patrimonio boschivo della valle, importante non solo per il corretto sfruttamento forestale, ma anche per il mantenimento dell’identità storica, sociale e culturale della valle.

La Magnifica Comunità ha sede nel suo Palazzo, edificio storico di Cavalese, che ospita la pinacoteca, il museo e l’archivio di manoscritti, statuti e scritture importantissime per la storia antica di Fiemme.

© APT val di Fiemme

CASCATA DI CAVALESE

Nei dintorni di Cavalese, un curioso getto d’acqua nasce dai fianchi di roccia della montagna e disegna un dito indice puntato verso il cielo. Per vedere la cascata è possibile fare una suggestiva passeggiata che porta al ponte panoramico dal quale si può scoprire il salto d'acqua. Quassù, tra boschi di abeti e sassi, scorre il piccolo Rio Val Moena che, poco prima di sfociare nel torrente Avisio, dà vita alla cascata di Cavalese: un salto d’acqua di poco più di 20 metri che si tuffa nel piccolo laghetto sottostante.

I due ponticelli offrono due emozionanti punti di vista. Quello ai piedi della cascata restituisce tutta l’energia di uno scroscio potente che nebulizzandosi arriva a sfiorare il volto dell’osservatore. Il ponticello sopra la Cascata fa vivere l’ebbrezza di un salto liquido nel vuoto.

© Marco Simonini

TESERO, PANCHIA' e ZIANO

L'Osservatorio e Planetario della Val di Fiemme è una struttura situata nei pressi di Tesero, pensata e concepita per la divulgazione dell'astronomia a livello didattico e per gli appassionati, oltre ad essere un'ottima occasione di svago. Dotata di un telescopio riflettore di 50 centimetri di diametro e di un rifrattore di 20 centimetri, dispone anche di un moderno planetario digitale dotato di spettacolari applicazioni che permettono un’ottima simulazione della volta celeste.

RespirArt è uno dei parchi d’arte più alti al mondo. Si trova a Pampeago lungo un percorso ad anello, fra le quote 2000 e 2200 m. Le sue installazioni artistiche dialogano con i pascoli e le guglie dolomitiche del Latemar, dichiarati Patrimonio Naturale dell’Umanità dall’Unesco. Fra le opere d’arte create da artisti di fama internazionale, quella di Hidetoshi Nagasawa, un vero e proprio gotha dell’arte.

Ogni estate, si affacciano nuove installazioni artistiche, fra concerti ed incontri letterari organizzati nel Teatro all’aperto del Latemar, di fronte a Baita Caserina. Il gesto creativo di “lasciare andare” opere d’arte nella natura invita ad affidarsi ai mutamenti e, quindi, alla vita stessa che è continua trasformazione. Gli agenti atmosferici non rovinano le opere, tutt’altro, essi le completano, plasmandole e mutandone i colori. RespirArt invita a rilassarsi nella continua mutevolezza della natura.

© Marco Simonini

© Marco Simonini

PREDAZZO

Il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, sede distaccata del Muse-Museo delle Scienze di Trento, invita il visitatore a scavare nelle ere geologiche della valle con video, giochi e installazioni interattive. Nato nel 1899, il museo è il risultato del fermento culturale e della forte attenzione riservata ai territori dolomitici dai geologi di tutto il mondo fin dai primi anni dell’Ottocento. In quel periodo proprio a Predazzo prendeva forma una nuova teoria sull’origine delle montagne. Ora il museo racconta la storia geologica delle Dolomiti e il rapporto dell'uomo con la montagna attraverso un coinvolgente allestimento.

Situato lungo la strada che da Predazzo sale al Passo Rolle, il Centro Visitatori di Paneveggio è al centro della grande foresta omonima di abete rosso, ormai a tutti nota come la Foresta dei Violini per la qualità dei suoi abeti di risonanza usati dai liutai di un tempo. Poco lontano un grande recinto permette di osservare da vicino un gruppo di splendidi cervi. Dal Centro visita parte un percorso naturalistico con punti di osservazione guidati e illustrati.

El Pont de Fer

In data 25 luglio 2020 è stato inaugurato e riaperto al transito il ponte in ferro sul torrente Travignolo. Dopo quasi 60 anni dalla dismissione della linea ferroviaria Ora - Predazzo, grazie ad un intervento di recupero che ha visto la pulizia del manufatto, la verifica dell'idoneità strutturale e la realizzazione di una nuova pavimentazione idonea al passaggio ciclo pedonale, le due sponde del torrente sono nuovamente aperte al transito in piena sicurezza dell'utenza debole.

L'infrastruttura è un elemento unico, realizzata interamente in acciaio con elementi di connessione a piastra per mezzo di rivettature ribattute a caldo che oggi, a più di 100 anni dalla sua costruzione rappresenta ancora un'opera mirabile di ingegneria.

© Christian Cristoforetti

SALITE DA MITO

Dalle valli di Fiemme e Fassa sono numerose le salite che hanno visto compiersi imprese eroiche del ciclismo e per questo hanno guadagnato la denominazione mitologica che le contraddistingue. Itinerari imperdibili per tutti gli amanti della bici da corsa, con una segnaletica dedicata che fornisce informazioni dettagliate lungo il percorso in merito a distanze, dislivelli e pendenze.

MARCIALONGA: SKI, CYCLING e RUNNING

La Green Road delle Dolomiti si tinge di bianco! Durante tutta la stagione invernale il percorso ricalca per lunghi tratti quello de La Marcialonga, un evento unico che nasce un po’ per caso e un po’ per scommessa, quando quattro amici appassionati di sci di fondo, dopo aver partecipato alla più famosa Granfondo al mondo, la svedese Vasaloppet, iniziarono a sognare una gara simile nella loro terra, in Trentino, tra le valli di Fiemme e Fassa. Lo scetticismo non mancava, ma grazie alla perseveranza e al coinvolgimento fin da subito di tanti volontari, il 7 febbraio 1971 vide la luce la prima edizione della Marcialonga. Al via ci sono oggi, ogni anno sciatori professionisti e amatori di tutti i livelli, fra di loro i Senatori, leggende che hanno partecipato e concluso tutte le edizioni.

L'evento sportivo piace agli appassionati proprio per la tradizione, per il calore della gente, per una pista che transita nel cuore di molti paesi e per l’inimitabile panorama che solo le Dolomiti sanno regalare.

Tanti gli eventi paralleli che negli anni si sono aggiunti, tra cui: Marcialonga Baby, Marcialonga Story, nonché le gare estive: Marcialonga Craft (Granfondo cislistica su strada) e Marcialonga Coop (podistica da correre sia individualmente che in staffetta).

© Federico Modica

© Gaia Panozzo

© Federico Modica

MOENA

Per la sua collocazione territoriale, Moena (1184 m) da novecento anni è cerniera fra le Valli Fassa e Fiemme. Della Val di Fassa fa parte sotto i punti di vista geografico, linguistico e amministrativo, ma storicamente è appartenuta al principato vescovile di Trento e tuttora è all’interno della Magnifica Comunità di Fiemme. Adagiata tra i gruppi del Latemar, della Vallaccia e le propaggini del valico di Costalunga, Moena (il cui nome deriva dal latino “molis” (terreno umido, perché un tempo in questa zona c’era un lago), è conosciuta anche come la “Fata delle Dolomiti” e dal 2011 è ufficialmente anche tra le Alpine Pearls.

1914-1918 “LA GRAN VERA” LA GRANDE GUERRA: questa esposizione nasce nel quadro delle iniziative promosse dalla Provincia Autonoma di Trento per il Centenario della Prima Guerra Mondiale, con il patrocinio del Comun General de Fascia, il Comune di Moena, l’Istituto Culturale Ladino e l’Associazione culturale “Sul Fronte dei Ricordi”. La mostra si concentra in particolare su quanto avvenne al fronte austro-russo (Galizia-Bucovina-Volina) e sulla guerra in alta montagna sulle Dolomiti di Fassa e Fiemme, per ricordare non soltanto gli avvenimenti bellici ma soprattutto il loro impatto sulle popolazioni locali.

La ciclopedonale a Moena segue il corso de l’Avisio e offre l’opportunità di una sosta al Bicigril, dopodiché il tracciato risalendo passa dalla sinistra alla destra orografica del torrente.

© Marco Simonini

SORAGA

L’abitato di Soraga di Fassa (1200 m) è annunciato dal Lach de Soraga così come dal suo ampio parco fluviale, che la Green Road delle Dolomiti costeggia e che è un bel luogo per una sosta. Col colpo d’occhio sullo sfondo, a ovest, della Roda di Vael (2804 m), a nord, dei Dirupi di Laresch (2734 m), di fronte della Vallacia (2637 m), a est, di Cima Dodici (2446 m) fino al Sassolungo per secoli Soraga (il cui nome in ladino significa “sopra l’acqua”) è stata terra di confine tra il Principato Vescovile di Trento e quello di Bressanone, al quale apparteneva tutta la Val di Fassa. A Soraga il tracciato della ciclopedonale ritorna sulla sinistra orografica de l’Avisio, dove rimane fino al fondovalle.

© Nicola Angeli

POZZA di FASSA

Situata nel punto più ampio della Val di Fassa, Pozza (1320 m) è caratterizzata dalla presenza della sorgente solforosa Aloch, unica in Trentino per le sue particolari proprietà e di cui si può godere nei centri termali del paese: Terme Dolomia e QC Terme Dolomiti. L’abitato di Pozza si estende sia lungo Strada delle Dolomiti, sia a Meida risalendo il torrente che si immette ne l’Avisio scendendo dalla splendida Val San Nicolò, terra di pascoli e sfalcio, che d’estate è punto di partenza per passeggiate, escursioni e arrampicate. Di fronte alle Torri del Vajolet, Pozza è dominata dalle cime di Vallacia e dal Buffaure (2050 m).

A Vigo di Fassa si trova il Museo Ladin de Fascia che ospita le collezioni etnografiche dell’Istitut Cultural Ladin, frutto di vent’anni di ricerche, in un percorso espositivo arricchito da coinvolgenti postazioni interattive. Un museo moderno e innovativo che percorre l’intera parabola storica del mondo ladino: preistoria, attività produttive, società tradizionale, ritualità civile e religiosa, credenze e tradizioni, fino all’avvento dell’alpinismo e del turismo di massa. Di particolare interesse le tavole del disegnatore Milo Manara che raccontano le leggende del popolo ladino.

La ciclopedonale, costeggia da un lato l’Avisio, dall’altro distese prative e aree gioco.

© Marco Simonini

© Nicola Angeli

© Marco Simonini

MAZZIN

Allo sbocco della Val Udai sulla strada che segue il corso del torrente Avisio, sorge il grazioso paese di Mazzin (1372 m), coronato dalle frazioni di Fontanazzo e Campestrin. Mazzin è il più piccolo comune della Val di Fassa, ma nel suo territorio conserva testimonianze di grande valore archeologico, scoperte alla fine degli anni Sessanta: durante alcuni scavi sono stati portati alle luce reperti dei Reti, l’antico popolo vissuto in Val di Fassa nel V secolo a.C. e precursore della lingua ladina. Sul Doss dei Pigui, sulla riva sinistra del torrente Avisio, di fronte all’abitato di Mazzin, sono state ritrovate tracce di un’antica fortezza (castelliere), suppellettili in bronzo, strumenti di difesa e monili, oggi custoditi con cura al Museo Ladin de Fascia a Vigo.

A Carnevale la Val di Fassa si riempie di gente, di rumori e di colori. Tutti i paesi si tuffano nel Carnevale Ladino. Alle pendici del ghiacciaio millenario della Marmolada, si "deslea carnaseèr, ovvero si sciolgono le briglie al camevale. Tutto questo capita da secoli, ogni 17 gennaio, dove, in occasione del patrono Sant'Antonio Abate, si dà il via al momento più allegro dell’anno. Due giorni dopo, San Sebastiano, è a Penia che esplode la festa. Da quel momento la Val di Fassa è attraversata fino al Martedì Grasso, da sfilate, party in maschera, rappresentazioni all'aperto e nei teatri. Ma è proprio in questi due piccoli borghi dell'alta Val di Fassa che si consumano i riti più antichi, grazie al "Gròp de la Mescrès de Delba e Penia" ("Il gruppo delle maschere di Alba e Penia"), che rinnova le usanze della tradizione ladina, come se il tempo si fosse fermato.

Questo è uno dei tratti più gradevoli della ciclopedonale che, tra diversi saliscendi, si insinua spesso nel bosco.

© Nicola Angeli

© Marco Simonini

© Marco Simonini

CAMPITELLO di FASSA e CANAZEI

Sovrastato dallo spettacolare gruppo del Sassolungo e ai piedi del balcone naturale del Col Rodella, Campitello di Fassa (1448 m) è una località turistica, estiva ed invernale, che ha una lunga storia. È stato il primo centro ­alpinistico e quindi anche turistico di Fassa con gli alberghi Mulino e Agnello d’Oro che ospitarono alpinisti e illustri personalità del mondo scientifico internazionale. Dal paese, la funivia sale in un balzo verso la cima, sorvolando la splendida frazione di Pian.

La ciclopedonale passa accanto alla stazione a valle della funivia del Col Rodella, alla palestra di arrampicata Adel e ad altre strutture sportive collocate in un’ampia zona verdeggiante.

Canazei (1465 m), “Cianacèi” (in lingua ladina; dal latino cannacetum, ovvero cannneto) è tra i centri turistici più importanti della Val di Fassa. Il paese deve la sua fama principalmente alla sua straordinaria posizione. Il borgo ladino è circondato dalle Dolomiti più maestose: il gruppo del Sella (3152 m), da un lato, il Gran Vernèl (3058 m) e il complesso vulcanico che culmina nella Crepa Neigra (2534 m), dall’altro, e, poco più in là, la Marmolada (3343 m), la Regina delle Dolomiti. Fondamentale per lo sviluppo turistico di Canazei, la Strada delle Dolomiti (nel 2019 ha compiuto 110 anni), che collega Bolzano a Cortina risalendo con panoramici tornanti anche il Passo Pordoi.

L’intero territorio comunale si estende dalla piana assolata di Ronch fino alle pittoresche frazioni di Alba e Penìa che rappresenta il capolinea delle Pista Ciclabile delle Dolomiti. Quest'ultimo tratto è interamente percorribile su sede stradale, prevalentemente secondaria ad uso promiscuo, in attesa del previsto collegamento degli abitati di Fontanazzo e Penia, attualmente in fase di progettazione.

In Val di Fassa i tracciati gravity partono lassù, ad un passo dalla grandi cime. Il Fassa Bike Park, che si sviluppa nell'area compresa tra Col Rodella e Belvedere, si raggiunge facilmente con gli impianti di risalita da Campitello, Canazei o Alba. Dai 2.000 m di quota inizia la discesa, lungo sentieri e single track che alternano tratti con ostacoli naturali (radici, sassi e contropendenze) a parti più lavorate, in un susseguirsi di curve spondate e passerelle in legno. Il paesaggio è davvero incontaminato; gli spazi aperti delle praterie d'alta quota, incorniciati dai magnifici panorami dolomitici, lasciano presto spazio ad un ambiente di bosco, di larici, pini e muschio: è questo che gli appassionati di gravity devono aspettarsi in Val di Fassa. Per la maggior parte del tempo la guida è in piedi sui pedali, le braccia ammortizzano le asperità del terreno, e mani sono ben salde sui manubrio e le dita sempre pronte sui freni. All'inizio ci si affida agli istruttori e accompagnatori di Fassabike MTB School per imparare da subito le regole del gioco, ma non lasciatevi intimorire, questo sport è praticabile da tutti grazie ai tracciati di varia difficoltà.

© Nicola Angeli

La segnaletica turistica è rivolta in modo particolare all’utenza turistica, appunto, ed è generalmente posta negli itinerari con tali finalità per promuovere e guidare il ciclo turista all'interno del territorio. Nell'ambito della promozione di nuove ciclovie tematiche e, in particolare dopo il successo della Ciclovia dell'Acqua, è stato studiato un logo ad hoc che consenta al ciclo turista di riconoscere l'itinerario della Green Road delle Dolomiti lungo tutto lo sviluppo del tracciato, grazie ad una semplice segnaletica di indicazione, oltre a mappe e contenuti di informazione.

© Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali PAT

© Christian Cristoforetti