FERDINANDO GNESOTTO
CON ZELO AMMIRABILE E FECONDA DOTTRINA
PROFESSÒ PER QUARANT'ANNI
LETTERE LATINE E GRECHE
SVISCERANDO DALLA PAROLA VEGGENTE
DEGLI ANTICHI SCRITTORI
LE ANTICHE FEDI NEL BENE
IL FINE SENSO D'OGNI PROBITÀ UMANA
D'OGNI GENTILEZZA VIRILE
___________
A QUESTI IDEALI DI CIVILTÀ
INFORMÒ SEMPRE GLI SCRITTI INFORMÒ LA SUA VITA
E DISDEGNANDO PERSONE E COSE FALLACI
FRA I SUOI LIBRI I SUOI FIGLI I DISCEPOLI SUOI
INCONTAMINATO SI SPENSE
___________
COLLEGHI-AMMIRATORI-ED ALUNNI
___________
N. 1825 M.1891
Dopo aver conseguito la maturità nel 1854, iniziò gli studi universitari presso la facoltà politico-legale di Padova. Passò poi agli studi letterari, prima a Padova, quindi a Vienna, specializzandosi nella letteratura latina. Dal 1858 iniziò ad insegnare nei licei di Venezia e Treviso. Nel 1865 si trasferì al ginnasio S. Stefano di Padova (attuale liceo Tito Livio), dove insegnò lettere latine e greche fino al 1889. Divenne anche professore straordinario di lingua latina e greca e incaricato di letteratura latina all’Università di Padova. Fu inoltre membro, ed anche segretario, della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova. Dei suoi figli, Attilio fu docente di filosofia al liceo Tito Livio e Tullio insegnò matematica e fisica all’università di Padova.
Gnesotto fu studioso di Ovidio e di Orazio, ma le sue opere sono spesso caratterizzate da una concezione pedagogica che vincola gli studia humanitatis a una funzione politica e civile, in polemica con i principi della nuova filologia tedesca. Fin dai suoi primi studi, Tre discorsi: Cesarotti - Livio - Cicerone (Padova, 1873) e L'eloquenza in Atene ed in Roma al tempo delle libere istituzioni (Verona-Padova 1877), appare evidente il dissenso dallo spirito storico-critico dei filologi tedeschi, e la difesa della finalità educativa degli studi classici. Scrive l’autore nella prefazione del secondo scritto: "Nelle nuove condizioni della vita nostra politica ci converrebbe tendere nello studio degli antichi ad uno scopo pratico. Se ci compiacciamo di vedere ridestato il nostro sentimento nazionale, non dobbiamo però credere che non ci restino ancora molte e gravi difficoltà.". Lo stesso sentimento patriottico di Gnesotto si coglie anche nella canzone Sull’indipendenza d'Italia composta in occasione della sconfitta austriaca del 1866 che segnò il passaggio del Veneto al Regno d'Italia.
Nel 1866 era direttore del liceo padovano Giacomo Zanella, poeta e poi professore di letteratura italiana all’università di Padova, il quale condivideva la concezione di Gnesotto, come risulta anche dalla sua poesia Per certi filologi tedeschi, contenuta nelle raccolta Nuove Poesie (Venezia, 1878), che inizia così:
Sciogliea la vela in un mattin di maggio
Dalle rive del Baltico un vascello
Che armato avea per classico viaggio
Di tedeschi filologi un drappello,
Di que' saccenti che cotanto strazio
Fan degli autori dell'antico Lazio.