A
GIOVANNI DANDOLO
INDAGATORE ACUTO DEI FATTI DELLO SPIRITO
PROFESSORE INSIGNE DI FILOSOFIA
IN QUESTO LICEO E NELL' UNIVERSITÀ DI MESSINA
DOVE NELLA TERRIBILE NOTTE
DEL 28 DICEMBRE 1908
TRAGICAMENTE MORIVA
VECCHI DISCEPOLI
AMOROSAMENTE MEMORI DI LUI
COLLEGHI-AMICI-AMMIRATORI
QUESTO RICORDO D'ONORE E DI PIANTO
Frequentò l’università di Padova, dove fu allievo di Roberto Ardigò, fondatore del positivismo italiano. Si laureò in filosofia il 13 luglio 1883 e conseguì lo stesso giorno l’abilitazione all’insegnamento. Cominciò subito la sua carriera di docente di liceo: a Chieti, Reggio Emilia, Palermo e infine a Padova, dove insegnò filosofia e italiano al Tito Livio. Nel 1894 ebbe la libera docenza di filosofia teoretica e tenne per tre anni un corso libero all’università di Padova. Nel 1899 fu nominato docente straordinario di filosofia teoretica all’università di Messina, dove tenne, nel febbraio del 1908, il discorso Per Roberto Ardigò, su invito dell’Associazione magistrale di Messina. Dal 1904 era divenuto ordinario, e nel 1906 fu nominato preside della sua facoltà.
Dandolo si interessò allo studio della psiche, anche in rapporto al sonno, argomento della sua tesi di laurea (La coscienza nel sonno. Studio di Psicologia, Padova 1889). Sostenne una proposta psico-conoscitiva unitaria che andasse oltre le contrapposizioni soggetto-oggetto, pensiero-cosa (Intorno al problema psicologico. Prolusione letta nella R. Università di Messina il 1° dic. 1899, Padova 1900). In un tempo in cui la fiducia positivistica nella scienza entrava in crisi, Dandolo difese sempre l’obiettività della conoscenza contro il convenzionalismo, l’idealismo, il contingentismo, il pragmatismo ormai montanti, che per lui costituivano forme di soggettivismo contrarie alla razionalità scientifica (Intorno al valore della scienza, Padova, 1901).
Pubblicò anche un manuale, Appunti di Filosofia ad uso dei licei.
Fu socio dell’Accademia patavina e, dal 1902, dell’Accademia peloritana. Morì tragicamente con la moglie Emma Meneghelli nel crollo della sua casa il 28 dicembre 1908, durante il terremoto di Messina. I suoi resti furono ritrovati più di un mese dopo. Quando giunse la conferma della sua morte fu il suo maestro Roberto Ardigò a costituire e presiedere, con il preside del Tito Livio Ferdinando Galanti, il comitato cittadino per la realizzazione della lapide a suo ricordo nel chiostro della scuola.
A Giovanni Dandolo a Borgoricco è dedicata una via.
Ritratto di Giovanni Dandolo dal Discorso di Giovanni Marchesini all'inaugurazione della lapide (20 maggio 1909) (Biblioteca Universitaria di Padova)