Una data che non dimenticheremo facilmente

Il 12 marzo del 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che il COVID-19 è diventato una "pandemia". Questa è una data molto importante per la storia dell'umanità e la vita di ogni singolo individuo. Prima di arrivare a tale conclusione e ai cambiamenti che ha subito la quotidianità di ogni ragazzo, adulto e anziano; è giusto analizzare il fenomeno al livello fisiologico e storico. È lecito chiedersi, così come personalmente ho fatto: "Cos'è il Coronavirus?" I Coronavirus (CoV) sono una grande famiglia di virus respiratori che causano varie malattie che differiscono per la gravità dalle caratteristiche di contagio e di riproduzione che ogni virus possiede. Questo significa che essi sono la causa dei più lievi raffreddori fino a gravi infezioni polmonari come ci furono nel 2003 con il primo SARS-CoV (sindrome respiratoria acuta grave) e nel 2012 con la MERS-CoV (sindrome respiratoria medio orientale). Il COVID-19 è un virus capsulato a RNA a singolo filamento: ciò significa che il suo genoma consiste di un filamento di RNA (invece che di DNA) e che avvolto in un "involucro" proteico. I virus fanno tutti fondamentalmente la stessa cosa: invadono una cellula e cooptano alcuni dei suoi componenti per fare molte copie di se stessi, che poi infettano altre cellule. Ma la replicazione dell'RNA manca tipicamente dei meccanismi di correzione degli errori che le cellule utilizzano quando copiano il DNA, quindi i virus a RNA sono affetti da errori durante la replicazione. Il COVID-19 ha il genoma più lungo di qualsiasi virus a RNA quindi più materiale viene copiato da un agente patogeno, tante più possibilità ci sono di commettere errori. Il risultato è che questo virus muta molto rapidamente e per questo è molto difficile creare un vaccino adatto. Una volta compresa la natura del fenomeno bisogna collocarlo in un luogo ed in un periodo di tempo preciso. La diffusione del COVID-19 probabilmente è iniziata intorno alla fine di dicembre 2019 nella città di Wuhan, capoluogo della provincia cinese dell'Hubei, e successivamente diffusasi in diverse nazioni del mondo. I primi casi hanno coinvolto principalmente lavoratori del mercato del pesce di Wuhan, nel quale erano in vendita anche animali vivi. Alcuni ricercatori pensano che i pipistrelli siano portatori primari del virus anche se non è bene noto il passaggio di specie che ci sia stato per arrivare ad infettare l'uomo. Questo non cambia il fatto che ormai il virus sia presente nella stragrande maggioranza dei paese del mondo, ma soprattutto nel nostro "Bel Paese" ovvero l'Italia. Proprio qui, il giorno in cui è stata dichiarata pandemia, il ministro del consiglio Conte ha attuato delle riforme che portano alla totale chiusura del paese. Rimangono aperti solo i servizi pubblici ed essenziali come: alimentari, banche, trasporti, poste e farmacie. Inoltre c'è l'obbligo dei cittadini di restare a casa. Queste forti restrizioni servono a diminuire i contagi e di conseguenza la pressione che gli ospedali stanno subendo a causa dei molteplici pazienti che necessitano la terapia intensiva. È risaputo inoltre che, soprattutto al Sud, il Sistema sanitario sia malato e incapace di resistere ad un numero elevato di pazienti. Per quanto riguarda una cerchia ristretta di lavori si è voluto incentivare lo "Smart working", letteralmente il lavoro intelligente ovvero quel tipo di lavoro che è possibile fare utilizzando un semplice sistema elettronico come un computer. Per la formazione scolastica, che mi riguarda da vicino, si sta svolgendo la cosiddetta "didattica a distanza". Le scuole rimarranno chiuse fino alla fine dell’anno scolastico e per questo che la nostra classe, in procinto di arrivare a sostenere l'esame di maturità, si sta adoperando attraverso l'utilizzo di varie app a continuare le lezioni.

Personalmente credo che al livello pratico sia un sistema quasi migliore della scuola, ma al livello fisico è un vero isolamento da tutti. Le emozioni che si presentano in situazioni del genere e che io stesso sto provando sono: l'angoscia; la paura di perdere qualche caro; la noia dovuta al molto tempo libero; l'ansia che qualcosa possa andare storto. Risaltano, in ognuno di noi, una vera "androfobia e germofobia " che ci porta ad indossare assiduamente mascherine e guanti o all'utilizzo sfrenato di gel sanitizzanti. In conclusione sono abbastanza sicuro che se le persone rispettino i consigli dati sull'igiene e le restrizioni fatte, alle fine di tutto ciò usciremo in piazza a festeggiare e a riabbracciarci. Unico messaggio che mi sento dare è quello di essere speranzosi e di combattere più che mai contro questo incubo così come stanno combattendo tutti i medici, infermieri e volontari a stretto contatto con gli infetti. Proprio per questo concludo rivolgendo a loro un solido, forte, caloroso e sentito: GRAZIE!

Scritto da Matteo Ragozzo