L'Italia in crisi

L’emergenza sanitaria è ormai scoppiata in tutta Italia, le istituzioni ospedaliere sono vicine al collasso e i media si moltiplicano gli inviti a rispettare le misure preventive per contenere il contagio. Ma come si stanno approcciando i millennials a questo drastico cambiamento delle proprie abitudini?

Percorrendo insieme il veloce decorso della situazione sanitaria italiana nelle ultime tre settimane ci rendiamo presto conto di come questa situazione abbia “infettato” anche la sfera sociale nel nostro paese. All'arrivo della notizia dei primi casi di contagio la reazione di tante delle testate giornalistiche inferiori, e creators individuali alla disperata ricerca di una maggiore notorietà, è stata univoca: titoli da brivido, ed è subito gara a chi fa più clic, condivisioni, interazioni, senza rispetto alcuno delle persone al di la dello schermo, pronti a lucrare sulla loro buona fede. In pochi giorni è stato il panico, una situazione al limite dell'ingestibile, alla quale si è risposto, inevitabilmente, con l'eccesso opposto: “il nuovo coronavirus è una semplice influenza". Tuttavia la situazione è diventata sempre meno chiara, le persone sempre più confuse e spossate da media che non hanno fatto che riportare notizie false, e la tanto fidata comunità scientifica che si è mostrata come mai perplessa; il tutto ha generato un gran numero di cittadini impauriti brancolanti nel mare di informazioni incerte che gli venivano propinate giornalmente; l'unica certezza: i contagi in aumento, insieme al numero dei decessi. E in questa situazione, qual è stata la reazione dei nativi digitali? Bisogna riflettere bene sulla questione, poiché certamente essi sono maggiormente capaci di gestire i grandi flussi di informazioni ai quali sono sottoposti quotidianamente, ma è anche vero che proprio per via della tendenza a cercare l'articolo “fake" che non solo hanno finito per ignorare il problema ma sono arrivati anche a sottovalutarlo. Tuttavia posso dire con discreto sollievo che questa è stata solamente la reazione immediata, considerando che all'avanzare dell'epidemia c'è stata una risposta notevolmente diversa dal web e dai giovani: un rinnovato interesse verso la questione Covid-19, la ricerca di informazioni scientifiche e precise, il tentativo da parte dei personaggi in rilievo di diffondere un messaggio positivo di invito al rispetto delle norme preventive per contenere il contagio; non manca certamente anche la solidarietà, con l'apertura di diverse raccolte di fondi a favore di molti ospedali italiani per provvedere alla disposizione di nuovi posti letto nella terapia intensiva e nella rianimazione, al fine di allontanare la possibilità, in situazioni di sovraffollamento delle strutture, di dover portare medici e paramedici a fare la dolorosa scelta tra chi assistere in base all'aspettativa di vita del paziente. Certamente la situazione spaventa molti dei ragazzi che temono, più che per le proprie vite, per quelle dei cari che gli stanno affianco, ed è proprio vicino ai nostri affetti che ci rendiamo conto del vero problema: la disinformazione, infatti non tutti sono capaci di prendere le giuste misure preventive, le corrette precauzioni, adottare il giusto atteggiamento e il più adeguato stato d'animo, e ciò poiché del virus, in realtà, si sa poco, troppo poco per poterci sentire un minimo tranquilli. Il compito della gioventù diventa allora ben chiaro: informare nel migliore dei modi, perché chi riesce a recuperare materiale reale sul virus da internet, è giusto diffonda ciò che impara. Cos’è questo virus? Cosa fa? È mortale? Bisogna temerlo? Il nuovo coronavirus è un virus influenzale del ceppo dei coronavirus, ossia i virus responsabili della maggior parte delle infezioni alle vie respiratorie, chiamati così per vie delle proteine disposte su tutta la superficie della loro membrana esterna che sporgono dando così al virus la forma a “corona”; queste proteine vengono utilizzate per entrare nella cellula bersaglio e iniziare a riprodursi iniettandovi il proprio RNA. Qui sorge il primo elemento di incertezza, i virus a RNA, nel duplicare il proprio materiale genetico, mancano di alcuni dei meccanismi di correzione degli errori presenti nel normale processo di duplicazione del DNA, ciò fa si che questi virus siano spesso soggetti a mutazioni genetiche che possono portarli ad assumere caratteristiche diverse, in questo modo riescono anche a prendere di sorpresa il nostro sistema immunitario che non li riconosce e spesso non sa come combatterli (si pensi al fatto che ci ammaliamo di raffreddore più volte durante l’anno, o che ogni anno corriamo il rischio di prendere l'influenza). Tuttavia è errato considerare la Covid-19 come una banale influenza, infatti se i normali virus influenzali che contraiamo durante l'anno infettano naso e bocca, questo, invece, infetta i polmoni, e può causare, nei casi gravi, polmonite. Non a caso questo virus HA una percentuale di mortalità, seppur bassa, che si concentra sulla popolazione anziana o con complicazioni cliniche pregresse, tuttavia ciò NON significa che persone perfettamente in salute non siano soggette al contagio o ai sintomi “lievi” della malattia. La creazione di un vaccino, per via dell'estrema facilità con cui questi virus cambiano, diventa ancora più complessa, e si concentra sulla prevenzione almeno del 2019-nCoV, la quale rimane un'impresa non da poco. Le stranezze non finiscono qua, le numerose informazioni raccolte sul campo spingono i ricercatori in diverse direzioni: ci si chiede infatti come mai si riesca a contenere il contagio in modi che non sarebbero pensabili, ad esempio con il virus dell'influenza, pur appartenendo alla stessa categoria; o ancora numerosi dubbi interessano i diversi sintomi mostrati dalle persone infette: la gravità della malattia dipende dalla quantità di virus presente nel proprio organismo, o unicamente dalle difese immunitarie dei pazienti interessati? Bisogna specificare che gli studi approfonditi sui coronavirus hanno preso avvio con il verificarsi delle due ultime pericolose epidemie, SARS e MERS, e ancora c'è molto da scoprire in merito, ma in conclusione: il nuovo coronavirus va temuto? Penso che ora come ora il timore sia l'unica cosa che possa spingere le persone ad una condotta responsabile e al rispetto delle norme e del periodo di quarantena nel quale ci troviamo; da evitare, tuttavia, è il panico, diamo meno peso alle notizie false sulla presunta conoscenza del virus già prima che iniziasse il contagio, le varie e molto fantasiose teorie complottistiche e tutte le informazioni travisate e rielaborate a piacere del giornalista di turno, accendiamo la testa e ricordiamoci che il contagio avviene tramite le vie aeree e pensiamo a quali sono le accortezze realmente utili per prevenire; il resto bisogna lasciarlo fare agli esperti, aspettiamo che questo periodo passi, si spera anche in fretta.

Scritto da Valentina Spadafora