In troppi si comportano come se il virus non li riguardasse

C’è tristezza nel vedere il comportamento di molti giovani che continuano a frequentare grandi assembramenti nonostante le continue raccomandazioni che arrivano da istituzioni, autorità sanitarie e scienziati, e che sono anche oggetto del nuovo decreto governativo sull’emergenza coronavirus. In troppi si comportano come se il coronavirus non li riguardasse, come se fosse solo un problema degli anziani. Questo non è vero nemmeno da un punto di vista epidemiologico, come ci dicono vari esperti. Senza contare il rischio, trasversale per ogni età e quindi reale anche per i ragazzi, di contrarre l’infezione, magari senza mostrare sintomi significativi, ma comunque con la possibilità di contagiare le categorie più fragili con gravi conseguenze. In queste ore assistiamo purtroppo a una generazione che sta dimostrando scarsa responsabilità sociale, la convinzione di avere tanti diritti e nessun dovere. La cosa veramente importante è che queste misure non vengano interpretate come qualcosa che indica la gravità della patologia, ossia come se fosse una “pestilenza”. Si tratta di misure giuste nell’ottica di diluire nel tempo l’entità dei contagi, in modo che tutti i malati gravi possano ricevere la giusta assistenza. Se è vero infatti che circa il 97% dei pazienti guarisce, c’è il punto critico rappresentato dalla percentuale che richiede un trattamento in terapia intensiva. È piccola, ma il numero assoluto è importante e mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo tutti il dovere sociale di proteggere le fasce deboli! Anche dal punto di vista economico il coronavirus influisce molto, poiché la Cina oggi è un importante fornitore di beni intermedi in molti settori ed è anche il maggiore acquirente di materie prime al mondo. L’economia italiana pagherà un prezzo molto salato alla crisi da coronavirus; gli effetti economici sono legati all’evoluzione dell’epidemia e questo spiega l’incertezza sulle prospettive. L’epidemia e soprattutto le misure adottate per contenerla causano un notevole declino del PIL (prodotto interno lordo) tra l’1% e il 3%. Strade e stazione deserte, negozi chiusi “per ferie”. La popolazione, presa dal panico, si reca nei supermercati per fare di scorte di beni di prima necessità e questo non fa altro che creare due spiacevoli inconvenienti, ossia gli assembramenti nei supermercati e la rinuncia a spendere preso qualsiasi altro tipo di negozio. Tutto ciò contribuisce a creare un buco economico non indifferente, in quanto i negozianti si ritrovano senza guadagnare nulla durante tutto il giorno e comunque a dover pagare delle tasse che non riescono a pagare. Spero che tutta questa situazione si risolva, principalmente dal punto di vista salutare e poi sociale ed economico.

Scritto da Sara Lico