BRUZOLO
BRUZOLO
Qui caddero trucidati dalla furia nazifascista padre e figlio
Ambrosia
Virginio (*19-3-1886) Lorenzo (*8-12-1913)
+ il 13-11-1944.
Il comune di Bruzolo ad imperitura memoria pose
novembre 2001
Indirizzo: Stazione ferroviaria, Strada Statale Moncenisio 25 - 10050 Bruzolo (To)
Coordinate GPS sulla mappa: 45.1306648, 7.2007482
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Virginio con la moglie Anastasia e il figlio Pietro, morto ventenne in Albania
Virginio Ambrosia (19 marzo 1886 - 13 novembre 1944)
Tranquillo, accondiscendente e socievole, così è stato descritto dai più.
Svolge per tutta la vita il mestiere del contadino, prima in montagna, nella frazione di Vianaud (nel comune di Condove, attualmente disabitata) e poi a Bruzolo, dove si trasferisce con la famiglia. Sua moglie si chiama Anastasia Davì, una donna severa.
Virginio ha due figli e una figlia: Pietro (morto in guerra a vent’anni durante la campagna d’Albania), Lorenzo e Luigina.
Lorenzo e Vincenzina il giorno delle nozze
Virginio, Lorenzo
e la piccola Pierina
Lorenzo Ambrosia (8 dicembre 1913 - 13 novembre 1944)
Lorenzo Ambrosia nasce a Frassinere l’8 dicembre 1913. Durante gli anni della Scuola Elementare vive in una frazione di Borgone chiamata Achit, ma durante l’anno scolastico, per seguire le lezioni, scende tutti i giorni in paese in compagnia di sua sorella.
Dotato di un’intelligenza vivace, a scuola ottiene ottimi risultati. In 5^, a pari merito con una compagna di classe, riceve addirittura un riconoscimento ufficiale come migliore allievo della scuola, tanto che il parroco del paese, perché possa proseguire gli studi che la famiglia non può permettersi di pagare, gli propone di entrare in Seminario.
Per onestà, Lorenzo rifiuta l’offerta, perché sente di non avere la vocazione sacerdotale. Non vuole approfittare della generosità di chi spende per la sua istruzione senza poterla poi ricambiare.
Per la maggior parte del tempo, aiuta i suoi genitori in campagna. Per un po’ lavora anche come giardiniere, alle dipendenze del cotonificio Valle Susa di Chianocco.
A 25 anni (nel dicembre del 1938) sposa Vincenzina Alotto, una giovane di 22 anni. Per guadagnare qualcosa in più, durante le ferie estive, si reca a tagliare il fieno al Moncenisio e Vincenzina va a trovarlo in bicicletta partendo da Bruzolo.
Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale durante la campagna di Francia ma, a soli trent’anni, viene congedato dall’esercito per aver prestato in totale, tra la guerra e il servizio militare, dieci anni di servizio.
Il 9 agosto del 1941 nasce la sua prima figlia, Pierina, mentre il 22 febbraio del 1945 (tre mesi dopo la sua morte) verrà alla luce la secondogenita, chiamata Lorenzina in suo ricordo.
Lorenzo ama molto sua moglie, stravede per sua figlia e desidera assolutamente farla studiare. La sua volontà sarà poi rispettata dalla moglie a costo di grandi sacrifici.
Per la famiglia Ambrosia si avvicina l’ora di cena, è ormai buio pesto. Ad un tratto, si odono degli spari vicino a casa, ma accade spesso e nessuno ci fa caso più di tanto, nessuno scappa.
Subito dopo, inaspettatamente, soldati tedeschi invadono la casa degli Ambrosia, prelevano Lorenzo e suo padre Virginio e li portano via.
Nel salutare la moglie, Lorenzo cerca di rassicurarla: “Stai tranquilla. Io sono stato congedato, ho i documenti in regola. Forse vogliono fare qualche controllo.”
I soldati incendiano la casa. Il fienile è al completo: paglia e fieno alimentano un fuoco divoratore che distrugge tutto.
Vincenzina, la giovane sposa di Lorenzo, incinta di sei mesi, con l’aiuto della suocera e della cognata, cerca di portare in salvo qualcosa. Le tre donne trasportano i sacchi di grano nell’orto, appoggiandoli al muro di recinzione. Non riescono tuttavia a salvare le mucche, le quali, trovandosi all’interno della stalla, muoiono soffocate dal fumo.
Intanto, fuori, nevica copiosamente. Sui sacchi del grano, a debita distanza dall’incendio, la piccola Pierina, di soli tre anni, è avvolta in un mantello, sotto la custodia della zia Maria, sorella nubile del nonno.
Nel trambusto e nella concitazione, le donne di casa non si accorgono che i loro uomini, nel frattempo, sono stati fucilati e abbandonati sulla strada (la statale 25 del Moncenisio), di fronte a casa. I loro corpi, devastati dai proiettili, giacciono abbandonati nella neve, neve che, probabilmente, ha attutito il rumore degli spari. Quando si fa giorno, l’orribile realtà si dipana sotto i loro occhi.
Ricostruiamo brevemente i fatti. La sera del 13, proprio vicino alla casa degli Ambrosia, in Località Posta, alcuni partigiani di Bruzolo avevano sparato contro una colonna di soldati tedeschi in transito, ferendo un militare. All’azione aveva fatto seguito la rappresaglia, in perfetto stile nazista. A farne le spese Virginio e Lorenzo Ambrosia, padre e figlio, vittime dell’incoscienza e della malvagità degli uomini.
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Lunedì 13 novembre 1944
Testimonianza di Pierina Ambrosia raccolta dalla nipote Sofia Loiodice nel 2024
Si ringraziano le famiglie Ambrosia e Belmondo per le immagini, che provengono dall'album fotografico di famiglia.