SMARTa
Progettare il riuso dei piani terra a Venezia
Università Iuav di Venezia - Dipartimento di culture del progetto
SMARTa
Progettare il riuso dei piani terra a Venezia
Università Iuav di Venezia - Dipartimento di culture del progetto
abstract
Il progetto s'inserisce nell'ambito Smart Living and Energy (Strategia di specializzazione Intelligente della Regione del Veneto 2021-2027, traiettoria Soluzioni per la vita indipendente). La ricerca è volta alla promozione di un approccio multidisciplinare alla progettazione e rigenerazione urbana.
La quota del suolo urbano della città di Venezia e in particolare della zona di Santa Marta viene assunta come territorio di un progetto pilota che coinvolge spazi pubblici e spazi privati aperti e chiusi, spazi residenziali e a destinazione universitaria, spazi in disuso e aree abbandonate. La zona di Santa Marta, margine della città verso la terraferma, ma anche margine tra il tessuto urbano storico e quello novecentesco, è caratterizzata da un quartiere residenziale popolare e da un relativamente recente insediamento di funzioni universitarie che hanno comportato una rilevante trasformazione delle attività presenti e delle dinamiche legate alla residenza. Il livello del suolo urbano che corrisponde a quello delle fondamente, dei campi e delle calli ma anche di tutti gli ingressi pubblici e privati, delle attività artigianali e commerciali, è il livello dove potenzialmente si istituiscono le relazioni di interscambio tra spazialità diverse, tra interno e esterno, tra fronte e retro, tra attività diverse e tra comunità abitanti diverse, ma anche quello ove sono maggiormente visibili i conflitti e le fragilità della città, sia dal punto di vista fisico, del degrado materiale, che da quello sociale, economico, digestione dei flussi: in sintesi dove il “progetto di città” si concretizza e si mostra. Lo sfondo è infatti dato dalle criticità evidenti nella città di Venezia: conflittualità tra sfruttamento turistico, city users e residenti, abbandono da parte di abitanti e di attività artigianali, produttive, di lavoro qualificato a fronte della presenza di un enorme patrimonio costruito di grande valore e di patrimoni ambientali, culturali che potrebbero garantire un livello di qualità della vita esemplare, consentito dalla forma urbis. Il progetto per l’area – o meglio il “meta-progetto” – mappa i sistemi fondamentali che la costituiscono alfine di individuarne, oltre alle caratteristiche, anche le fragilità e di tracciare possibili conversioni di queste in potenzialità.
I sistemi riconosciuti restituiscono un quadro ricco dal punto di vista funzionale ma complesso e, come spesso accade nelle zone di margine, in gran parte irrisolto. Al di là delle specificità di Santa Marta come zona di margine, sono qui rappresentati fenomeni presentian che in altre zone della città, come l’abbandono o sotto utilizzo relativi sia a grandi aree che ai piani terra delle singole unità edilizie, fino a tempi recentissimi ciclicamente esposte al fenomeno dell’acqua alta e quindi di fatto scarsamente utilizzabili. In condizioni ambientali in cui la risalita capillare dell’umidità e l’esposizione all’acqua salmastra generano fenomeni di degrado della consistenza fisica dell’edificato, il mancato utilizzo degli spazi azzera le attività manutentive e di restauro, in un processo che aggiunge degrado a degrado. Il progetto pilota si fonda quindi su un approccio multiscalare, che coniuga analisi e prefigurazione della dimensione urbana a quella della scala architettonica, identificando gli ambiti di possibili trasformazioni e le modalità di una trasformazione che coniughi il ridisegno di alcuni spazi pubblici, il recupero dei piani terra privati e l’efficientamento di alcuni sistemi tecnologici al fine di recuperare la quota dei piani terra a partire dalle sue potenzialità, risolvendo le sue fragilità. Si apre quindi uno scenario per accogliere nuove attività, unica condizione che può garantire nuovi investimenti e manutenzione nel tempo.
Per la ridefinizione e la riqualificazione di alcuni spazi pubblici sono stati riletti alcuni sistemi tipici del tessuto storico quali il campo, il campo rialzato, il rapporto tra le case e il campo con pozzo come sistema integrato, e tradotti in un dispositivo spaziale – una modellazione del suolo nella configurazione stabile e una piattaforma nella configurazione temporanea – che viene utilizzata per ridefinire gli spazi, identificare aree di attività, introdurre modulazioni tra lo spazio pubblico e quello semi-pubblico, risolvere l’accesso ai piani terra (nelle trasformazioni novecentesche posto a una quota rialzata rispetto a quella tradizionale) per una utenza allargata eliminando le barriere architettoniche, contenere sistemi tecnologici di raccolta delle acque piovane e di convogliamento dei reflui (oggi in parte ancora recapitati in laguna senza depurazione). L’arricchimento della articolazione dello spazio ha come obiettivo quello di disporlo come luogo, offrendolo ad una appropriazione da parte degli abitanti perché alcune dinamiche sociali di integrazione si attivino e lo spazio semi-pubblico sia il terreno della condivisione
Sono inoltre presenti nell’area cinque chiese, di cui una consacrata e quattro, con i loro sagrati, potenzialmente destinabili ad attività collettive, come fossero la dilatazione in un grande interno dello spazio pubblico esterno, tema che il meta-progetto suggerisce, mettendo a sistema questi straordinari contenitori. I piani terra degli edifici privati hanno nel tessuto storico di quest’area caratteristiche particolari legate all’essere area di margine, con grandi profondità del costruito e articolazione del rapporto tra fronte sullo spazio distributivo pubblico – calle o fondamenta – e retro con corti e orti. Nel meta-progetto vengono identificate possibilità di interventi volti al loro riuso – che dovrebbe essere pensato prefigurando anche nuove attività produttive, in grado di innovare la tradizione locale – e alla ridefinizione dei rapporti tra interno e esterno, pubblico e privato, al fine di consentire una maggiore permeabilità e una dilatazione delle attività e degli spazi.
Identificazione delle caratteristiche spaziali e delle relazioni attuali presenti nell’area, comparazione con la morfologia urbana storica, analisi delle fragilità, prefigurazione di trasformazioni che tengono conto degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: questo il metodo di analisi e di progetto sperimentati che ha portato ad alcuni saggi per un meta-progetto che potrebbe, nello sviluppo, portare alla definizione di strumenti normativi locali e regionali specifici per la riqualificazione dell’”attacco a terra” di
questa città storica, ma configurarsi anche come progetto pilota per altre zone della città di Venezia e per altri centri storici
Maura Manzelle