Guzzo Giorgia - Serio Eupani Celeste - Tamiozzo Costanza
Filati di storia nasce con l'obiettivo di creare una piccola filiera che mette in relazione artigiani e piccole aziende del territorio del GAL Montagna Vicentina, per far conoscere e riscoprire storia e cultura delle comunità locali, soprattutto montane, che sempre più vengono abbandonate.
Il nostro progetto consiste in un oggetto di design che unisce artigianato e recupero degli scarti di produzione, in delle sedute porta oggetti, che si ispirano alla tradizione e alla produzione antica della lana. L'oggetto è fatto per raccontare una storia di duro lavoro e precisione, antecedente la prima rivoluzione industriale, che ha caratterizzato il vicentino e in particolare la zona della Val Leogra. Il target a cui abbiamo pensato di rivolgerci comprende artigiani e appassionati della produzione e lavorazione della lana, rimanendo tuttavia aperto a chiunque, che apprezzando l'estetica e la qualità di questo oggetto di design, abbia l'opportunità di riscoprire una vecchia tradizione.
Mappando risorse e produzioni del vicentino, ci siamo soffermate sulla grande valenza commerciale e culturale della zona di Schio, che è stata in passato la capitale dell'industria tessile italiana, e fu addirittura nominata "Manchester d'Italia".
La zona è stata storicamente importante per la produzione della seta, ma il grande sviluppo industriale fu possibile grazie al Lanificio Rossi, fondato nel 1817, che nel tempo introdusse importanti innovazioni nelle tecnologie della lavorazione della lana ma anche nei moduli e stili costruttivi degli stabilimenti legati alle diverse fonti di energia. Lo sviluppo industriale fu possibile anche grazie alla ricchezza delle risorse del territorio circostante, in particolare all'abbondanza di acqua, che favorì attraverso il sistema delle canalizzazioni la nascita e lo sviluppo di molteplici attività produttive. Un'altra importante risorsa fu la montagna circostante, nella quale poteva prosperare l'allevamento ovino.
Il settore, al giorno d'oggi, è stato ridimensionato, in seguito alla crisi dell'industria tessile italiana, avvenuta nel ventesimo secolo a causa della concorrenza internazionale e della delocalizzazione della produzione.
Attualmente, il marchio Lanerossi esiste sotto la gestione del Gruppo Marzotto, ma la produzione non avviene più a Schio. Gli edifici storici, come la Fabbrica Alta e il Lanificio Francesco Rossi, sono oggi testimonianze di archeologia industriale e fanno parte del patrimonio culturale della città.
Ci siamo quindi chieste come valorizzare questo settore, senza contare però sulle grandi industrie, ma piuttosto su piccole produzioni artigianali sopravvissute, sulla memoria storica e sulle collaborazioni con altri settori.
Schio si trova all'interno della Val Leogra, la quale è stata un importante centro di produzione laniera fin dal Medioevo. Il settore al momento non ha più l'importanza dominante di un tempo, ma alcune aziende hanno saputo rinnovarsi puntando su produzioni di nicchia e alta qualità, sull'innovazione e sulla sostenibilità, e infine sulla vendita di tessuti per moda e arredamento a marchi di lusso internazionali.
Questa zona, a noi in parte familiare e in parte sconosciuta, ci ha incuriosite particolarmente. Comprende diversi habitat, dalla pianura alla montagna, ed è segnata in particolare dalla via dell'acqua che segue il torrente Leogra. La comunità è costituita da 10 paesi: Monte di Malo, Piovene Rocchette, Posina, Recoaro Terme, Santorso, San Vito di Leguzzano, Schio, Torrebelvicino, Valdagno e Valli del Pasubio.
Addentrandoci proprio in quest'ultimo abbiamo scoperto il Museo degli "Antichi Mestieri", gestito dalla pro Loco di Valli, al cui interno si possono trovare dozzine di strumenti e artefatti affascinanti che raccontano le vecchie produzioni del territorio.
Ci siamo poi imbattute in delle illustrazioni presenti nel libro "Terra e Territorio della Valleogra, Sentieri culturali, volume 4", che raffigurano fusaiole e pesi da telaio, reperti archeologici che rimandano rispettivamente ai lavori della filatura e della tessitura e che rappresentano le più remote tracce di un antico sfruttamento pastorale del territorio.
La più antica testimonianza di lavorazione della lana nella Val Leogra è emersa a Santorso, nella grotta di Bocca Lorenza, dove vi sono tracce di frequentazione paleolitica, sotto forma di una fusarola databile all'età neolitica (fine II millennio a. C.)
Sono invece riferibili all'età del ferro i vari pesi da telaio trovati a Santorso.
Con il termine fusaiola o fusarola gli archeologi italiani intendono alcuni piccoli dischi, muniti di un foro largo nel mezzo, fatti in terracotta, ma anche in corno di cervo, osso, pietra, legno o metallo, e dalle forme e dimensioni variabili.
I pesi da telaio erano parte del telaio verticale, ed erano appesi ai fili dell'ordito, a loro volta appesi ad un sostegno orizzontale, che si diffuse a partire dall'Asia in tutto il bacino del Mediterraneo e in Europa, dove venne usato senza sostanziali modifiche fino al tardo Medioevo.
Perché abbiamo scelto proprio questi strumenti? La ragione è il significato che racchiudono.
Fino a quasi gli anni '50 nelle famiglie della Val Leogra funzionavano ancora i telai a mano. Il ritmico battere dei pedali e del pettine segnalava la presenza del tessitore. Producevano e lavoravano in casa la canapa.
Ora solamente in pochi conservano la memoria di come avveniva la lavorazione di questo tessuto, e qualche museo, come quello etnografico sulla lavorazione del legno di San Vito di Leguzzano, che conserva oggetti legati alla filatura della canapa e della lana.
I fusi e i telai simboleggiano il duro lavoro, la bellezza e la precisione. Spesso infatti le fusaiole sono state ritrovate all'interno di tombe appartenenti soprattutto a donne. Un tempo era molto diffusa la lavorazione domestica dei filati, e la quantità di tessuto prodotto era anche una "prova" di fede coniugale perché rappresentava il tempo trascorso dalla donna a casa.
Nel mito di Aracne dalle Metamorfosi di Ovidio, Aracne era una fanciulla molto conosciuta per le sue abilità di tessitrice. Era molto orgogliosa della sua bravura ma un giorno ebbe l'imprudenza di affermare che neanche l'abile Atena sarebbe stata in grado di competere con lei, ed ebbe l'audacia di sfidarla in una gara pubblica. Una di fronte all'altra iniziarono a tessere le loro tele. Quando il lavoro fu completato, Atena fu sconfitta, ma non accettando, conr abbia afferrò la tela della rivale e la stracciò in mille pezzi. Aracne sconvolta scappò via e tentò di suicidarsi, ma Atena, pensando che quello fosse un castigo troppo blando, decise di condannare Aracne a tessere per il resto dei suoi giorni e a dondolare dallo stesso albero dal quale voleva uccidersi. E non avrebbe più filato dalle mani ma dalla bocca perché fu trasformata in un gigantesco ragno.
quando il processo avveniva manualmente
energia e dispendio di risorse come l'acqua sono aumentate notevolmente
Il sughero riciclato dalla raccolta di tappi può essere macinato, pressato e agglomerato nella forma che si desidera, diventando un compensato.
Sia le vinacce derivanti dalla produzione del vino, che contengono l'enocianina, il colorante naturale dell'uva rossa, che quelle della grappa possono essere utilizzate per l'estrazione di pigmenti.
Gli scarti di vari tessuti possono essere adoperati come imbottiture ma anche essere rifilati.
Il nostro territorio è ricco di opportunità per uno sviluppo sostenibile di prodotti innovativi, ma uno dei problemi principali è la mancata conoscenza delle risorse disponibili e la scarsa collaborazione tra aziende.
Questo progetto è volto alla particolare collaborazione del settore tessile e viticolo, settori presenti in abbondanza nelle zone della Val Leogra.
Il prodotto finale non sarà di proprietà di una singola azienda, bensì di tutte quelle coinvolte. Il canale di vendita sarà variabile ma il principale metodo di diffusione di questa piccola produzione sarà interno alla filiera corta, infatti gli stessi attori coinvolti sono anche potenziali stakeholder e utilizzatori del prodotto. Questo significa che la nostra seduta simboleggerà la qualità e la tradizione raccontando la sua storia ma sarà anche destinata all'utilizzo diretto di artigiani e operai.
Le aziende vinicole e le distillerie sono gli attori che forniscono i tappi di sughero, non riutilizzabili ma riciclabili, e le tinture naturali.
Gli atelier che confezionano capi di abbigliamento sono gli attori che forniscono gli scarti di tessuto che andranno poi filati oppure impiegati come riempimento per i cuscini.
I laboratori tessili più attrezzati sono gli attori che mettono a disposizione strumenti per il riciclo dei tessuti, mentre quelli più piccoli e artigianali sono quelli che si occupano della creazione dei cuscini fatti a mano.
I laboratori del legno sono gli attori che si procurano o producono gli stampi per realizzare e lavorare forme in compensato di sughero.
Il nostro territorio dispone di tutte le risorse materiali e trasformative necessarie. La filiera parte dalla raccolta delle materie prime seconde, ovvero sughero, tinture e filati che derivano da aziende medio-piccole del territorio della Val Leogra. Il flusso della materia arriva poi ai laboratori (artigiani e industrie) che si occupano di trasformarla, dopo una fase di progetto e collaborazione. Il prodotto si conclude poi con l'assemblaggio della parte superiore e inferiore degli sgabelli, che avviene direttamente in fase di vendita, quando il consumatore finale sceglie il design e la combinazione che preferisce.
La lana è un filato prodotto dal processo chiamato "ciclo rigenerato".
Viene prodotta tramite il riciclo di vecchi tessuti o scarti avvenuti durante la lavorazione.
I prodotti di scarto vengono generalmente suddivisi per collorazione e sottoposti a una procedura di sfilecciatura, dalla quale poi nasce la lana meccanica, che successivamente viene affinata e filata.
Questo processo porta al risparmio del 77% di energia, al 90% di acqua, al 90% dell'utilizzo di prodotti chimici e coloranti e al 95% delle emissioni di CO2, rispetto alla produzione normale.
Il processo di colorazione della lana rigenerata può avvenire tramite coloranti naturali, come ad esempio la colorazione estratta dalle vinacce.