Eventi prodigiosi alla morte di Gesù Cristo
Nella narrazione dei soli vangeli sinottici , la morte di Gesù ,oltre alla professione di fede del centurione- fu accompagnata da eventi prodigiosi. E', comunque, inconsueto che questi eventi prodigiosi non siano citati da nessun resoconto storico dell'epoca e neppure dal Vangelo secondo Giovanni; è parimenti strano che nessuno degli altri tre evangelisti - e nemmeno gli storici - abbia fatto un minimo accenno al terremoto quando "le rocce si spezzarono" e, soprattutto, alla risurrezione dei morti, presenti solo nel Vangelo secondo Matteo. Tali eventi, descritti nei vangeli sinottici, furono:
-Un fortissimo terremoto in cui "le rocce si spezzarono" e la risurrezione di molti morti nei sepolcri con la loro apparizione in Gerusalemme : queste manifestazioni sono descritte solo nel Vangelo secondo Matteo. La risurrezione dei morti nei sepolcri, peraltro, avvenne in modo particolare: alla morte di Gesù, i sepolcri si aprirono e molti morti risorsero ma restarono fermi nel sepolcro aperto - e quindi accessibile a tutti - per tre giorni, fino alla risurrezione di Gesù
-Il buio su tutta la terra per tre ore, da mezzogiorno alle tre : avvenimento riportato nei tre vangeli sinottici, benché non vi siano altri riscontri storici o scientifici. In base, infatti, ai calcoli astronomici non ci furono - né furono registrate - eclissi solari nel periodo in cui si ritiene sia avvenuta la morte di Gesù; inoltre le eclissi durano al massimo sette minuti e sono visibili da una porzione molto ridotta della superficie terrestre.
-Il velo del Tempio che si squarciò : l'evento è citato in tutti e tre i sinottici ma vi è discordanza tra le narrazioni, in quanto i vangeli di Marco e Matteo sostengono che il velo si squarciò solo dopo che Gesù era già morto, al contrario del Vangelo secondo Luca che riferisce come l'evento accadde quando Gesù era ancora vivo.
Eventi prodigiosi della morte di Carlo Magno
Anche riguardo la morte di Carlo Magno appaiono tutta una serie di presagi ,in modo tale da rendere la sua morte leggendaria. Egli fu re dei Franchi e venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nell’800 D.C. , e non era influenzato dai presagi. Ma durante i tre anni che precedettero la sua morte, che avvenne il 28 gennaio 814 D.C. , si verificarono molti prodigi, che il suo biografo Eginardo riportò accuratamente, fra cui eclissi di sole e di luna, e una macchia nera sul sole durante gli ultimi sette giorni di vita del sovrano. Ma lo scetticismo del re verso i presagi non si incrinò nemmeno quando cominciarono ad accadere cose strane agli edifici a lui connessi i: il suo palazzo di Aix-la-Chapelle (ad Aquisgrana, in Germania) tremò più volte e la galleria che univa il palazzo alla basilica crollò all’improvviso senza aver mai dato alcun cenno di cedimento. In più un ponte di legno sul Reno, a Magonza, la cui costruzione aveva richiesto oltre dieci anni di lavoro, fu distrutto per intero fino alle fondamenta da un incendio nell’arco di meno di tre ore. Inoltre strani scricchiolii e rumori arrivavano dai soffitti di tutti gli edifici in cui abitava, mentre scomparivano del tutto quando il sovrano era assente. La basilica di Aix-la-Chapelle, dove Carlo Magno fu poi sepolto, fu colpita da un fulmine che provocò la caduta sulla vicina casa vescovile di una sfera dorata posta sul pinnacolo (la sfera, chiamata in gergo globo crucigero, è un simbolo del potere imperiale e che riconosce la supremazia di Cristo sul mondo e sui poteri terreni). Infine, poco prima della morte, la parola princeps ( capo) impallidì a poco a poco fino a scomparire da un’iscrizione su un cornicione di un suo palazzo. Benché il sovrano non facesse caso a questi presagi, tutti questi eventi nell'opinione pubblica alimentarono la leggenda del Re.
Il IV libro dell’ Eneide narra la tormentata vicenda della storia di amore tra Enea e la regina di Cartagine Didone. Relazione nata quasi per il volere della dea Venere, che voleva semplicemente rendere la permanenza di suo figlio a Cartagine la più sicura, e la storia tra i due diventa velocemente una vera e propria tragedia. Enea è infatti costretto dal volere di Giove a partire per raggiungere il Lazio, e per questo motivo il Padre degli Dei invia il suo messaggero Mercurio a ricondurre l’eroe a quel destino che il protagonista sta ignorando. Ma così facendo trasforma il figlio di Anchise in un inconsapevole carnefice, impassibile di fronte a tutte le implorazioni che la regina di Cartagine rivolge verso di lui. Inizia così l’ultima fase di questa relazione, che Virgilio descrive con toni patetici. In un primo momento la regina pensa solo alla vendetta, passando velocemente al rimpianto per non aver ucciso i troiani quando era ancora possibile. Didone evoca dunque diverse divinità vendicatrici e lancia una terribile maledizione su Enea stesso e i suoi discendenti . Successivamente a Didone un sentimento di morte la invade. Inizia a odiar la luce del sole, vede, durante un sacrificio, il vino mutarsi in sangue putrido e il latte annerirsi, dall’altare, che ha eretto nella reggia in onore del primo marito, sente raggiungerla voci di morti, la atterriscono antichi oracoli e il volto di Enea la perseguita nel sonno. Infine, stravolta dall’odio, Didone si suicida.