Rose-Calcutta: 

quando la scuola diventa lezione di vita

Classe 2A Scuola secondaria di primo grado

Calcutta, la grande metropoli dello stato del Bengala, con circa 20 milioni di abitanti, tra le città più importanti della democrazia più popolosa del mondo, è la viva rappresentazione di un'ambiguità alimentata dal racconto mediatico sullo sviluppo travolgente dell'economia indiana. Un quadro che risulta surreale se messo a confronto con le sconvolgenti condizioni di vita della stragrande maggioranza delle persone che vivono nei tremila slums dei suoi 185 chilometri quadrati, popolati da un'umanità senza diritti e stordita da una miseria inverosimile. Circa 260 milioni di persone sopravvive con mezzo euro al giorno, con un tasso di analfabetismo del 40% e 30 milioni di bambini sotto i 14 anni lavorano illegalmente. E’ questo il sostrato in cui si inserisce la bella iniziativa del nostro Istituto: l’incontro online tra le classi della scuola media e i bambini di Nimtala Community, lo slum in cui l’impegno dell’associazione di volontariato internazionale “Gocce nell’oceano onlus” e di una giovane calabrese, Marta Monteleone, ha permesso la nascita della Informal School “Kushi Ghar”. Le case in cui vivono i bambini sorgono lungo i binari della ferrovia e loro giocano in strada sulle rotaie o lungo le scalinate dell’Hoogly, un affluente del Gange. I bambini indiani si sono entusiaticamente cimentati nella recita di varie poesie, hanno cantato e ballato per noi, ma quello che ci ha colpito maggiormente è stata la forza e il coraggio di uno di loro che ha perso un braccio e una gamba dopo essere stato investito dal treno ma non la voglia di vivere. Proprio lui ci ha dato la più grande delle lezioni di resilienza, vederlo allegro e sorridente insieme agli altri è stata un’emozione impareggiabile. Ci hanno spiegato che due volte a settimana c’è lezione di inglese, tre volte di danza e arte mentre il sabato è dedicato alla visione di un film educativo. Anche noi abbiamo suonato per loro la canzone popolare “Calabrisella mia” e gli applausi sinceri e affettuosi ci hanno scaldato il cuore. Abbiamo, poi, scambiato qualche domanda riguardo le rispettive culture, i piatti tipici, le feste tradizionali. Alla fine dell’incontro, abbiamo spento le videocamere con un pizzico di tristezza ma con la promessa di rivederci presto e con la certezza che la scuola può davvero essere una concreta possibilità di riscatto oltre che un luogo sicuro e sereno in cui crescere.