Negli ultimi 25 anni il numero di lavoratori che vivono in condizioni di estrema povertà è diminuito drasticamente, nonostante il lungo impatto della crisi economica del 2008, che portò al fallimento di una delle più grandi banche del mondo, la “Lehman Brothers”.

Nei Paesi in via di sviluppo, la classe media ora rappresenta oltre il 34% dell'occupazione totale, un numero che è quasi triplicato tra il 1991 e il 2015.

Nonostante il fatto che l'economia globale sia in ripresa, assistiamo a un aumento delle disuguaglianze e a un numero insufficiente di posti di lavoro per tenere il passo con una forza lavoro in crescita. Il Goal 8 è dedicato alla promozione di un nuovo modello di sviluppo economico che cerchi di unire crescita e salvaguardia ambientale e che garantisca inclusione ed equità nel lavoro.


Questo è ciò su cui si concentra Il goal n°8 dell’agenda 2030:

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”.

I target principali di questo obiettivo sono:

- Ridurre il divario dello stipendio tra sessi e diminuire la disoccupazione giovanile;

- Eliminare il lavoro infantile;

- Tutelare i diritti dei lavoratori;

- Porre attenzione alle imprese a ai lavoratori migranti.

-Migliorare, entro il 2030, l’efficienza nel consumo e nella produzione di risorse e tentare di scollegare la crescita economica dalla degradazione ambientale.


DATI GOAL

Il produzione media di rifiuti annua per persona si aggira intorno alle 8 tonnellate.

L’Italia è il Paese dell’Unione Europea con il minor consumo di materiale rispetto alla popolazione.

A livello globale sono necessari 470 milioni di impieghi per coloro che entreranno nel mercato del lavoro tra il 2016 e il 2030.

Quasi 2,2 miliardi di persone vivono al di sotto della soglia di 2 dollari al giorno;

Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, nel 2018 oltre 200 milioni di persone erano disoccupate, di cui circa 75 milioni sono giovani.

Stando ai dati dell’Istat, l’Italia, rispetto ai Paesi dell’Unione Europea, mostra la percentuale più elevata di NEET, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano, del 22,2%, in calo comunque rispetto al 2018.



ANCHE LE NOSTRE AZIONI POSSONO CONTRIBUIRE AD UN MIGLIORAMENTO


In Italia sono moltissime le piccole imprese e le aziende di giovani che potremmo aiutare per favorire l’economia nel nostro paese. l’agenda 2030 ci mostra, infatti, azioni che anche noi nel nostro piccolo possiamo fare per contribuire:


  • Acquista da produttori locali. Supportare la crescita economica locale scegliendo di acquistare da produttori e aziende locali.

  • Sii un consumatore consapevole: se qualcosa è a buon mercato, è probabile che danneggi in qualche modo le persone o il pianeta.

  • Conosci i tuoi diritti sul lavoro. Per accedere alla giustizia, sapere a cosa si ha diritto sarà importante.


I GIOVANI E IL GOAL 8

La quota dei NEET in Italia è più elevata tra gli stranieri (con più del 30%), mentre quella italiana è 10 punti percentuali più bassa (21%) . Nel Mezzogiorno la quota di giovani che non lavorano e non studiano è più del doppio (33%) dei giovani al Nord (14,5% ) mentre nel Centro Italia si attesta al 18,1%.

Riguardo questo, in Europa, manca una strategia seria, concreta, condivisa e

comprensibile da tutti, che affronti questa situazione, che ha ricadute negative sull’economia. Tuttavia ci sono delle strategie per ridurre il fenomeno NEET (Neither in Employment or in Education or Training, cioè i ragazzi che non lavorano né studiano) nei paesi, e sono: creare percorsi di supporto psicologico e aumento della fiducia nelle proprie capacità, insieme a percorsi formativi e di accompagnamento dei giovani e allo sviluppo delle competenze degli educatori e degli operatori del settore. Prevenzione dell’abbandono scolastico prematuro, orientamento professionale dei giovani.


Condorelli Erik