SIAMO TUTTI UGUALI?


Nel 2015 i leader mondiali hanno approvato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che include 17 obiettivi per costruire società più pacifiche, giuste e sostenibili. l’obiettivo 10 ha lo scopo di ridurre le disuguaglianze e le disparità in materia di opportunità, reddito e potere. I traguardi prefissati sia a livello nazionale sia internazionale, contano di eliminare leggi e politiche discriminatorie, agevolare la migrazione regolare, sicura e disciplinata, e rafforzare l’inclusione nel processo decisionale.


Il mondo ha fatto progressi significativi nella riduzione della povertà: circa una persona su cinque nelle regioni in via di sviluppo vive con meno di 1,25 dollari al giorno ma negli ultimi trent’anni più di un miliardo di persone è uscito da questa condizione di povertà estrema.

In media – e prendendo in considerazione la dimensione della popolazione – tra il 1990 e il 2010 la disparità di reddito è aumentata dell’11% nei Paesi in via di sviluppo, nonostante la produzione economica mondiale sia più che triplicata dal 1990. Le disuguaglianze compromettono il progresso economico.


La disparità di reddito indica la disparità tra i redditi degli individui "ricchi" e quelli "poveri" . In Italia, per appartenere all'1% più ricco degli italiani occorre percepire un reddito annuale di 109.572 euro e, facendo i calcoli, la soglia di povertà è stata fissata in Italia dall’Istat a 812 euro al mese. Questa disparità viene evidenziata misurando e analizzando in modo comparativo i redditi all'interno dello stesso Paese o tra diverse nazioni del globo o tra individui e mondo.

Una delle misure più utilizzate dagli addetti ai lavori è l’indice di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, che fornisce un quadro perlopiù astratto della disuguaglianza del reddito o della ricchezza all’interno di una nazione.

Il coefficiente di Gini è stato citato anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi, che nel discorso al senato ha parlato anche di disuguaglianza sociale. Questo indice è pari a zero nel caso di una perfetta equità della distribuzione, è invece pari a 100 nel caso di totale diseguaglianza. L’Italia è tra i Paesi messi peggio a livello europeo se si guarda all’indice Gini. La Banca Mondiale aveva assegnato al nostro Paese un valore di 35,9 nel 2017.


Negli ultimi trent’anni la disuguaglianza è cresciuta in molti Paesi, mentre in altri è calata. Secondo l’indice di Gini in America Latina e nei Caraibi sono stati registrati cali di quasi 10 punti percentuali ma sempre superiore al 40. Alcuni Paesi dell’Est Europa hanno assistito a un aumento notevole della disuguaglianza durante le recenti transizioni politiche con un indice del 20,9. Nelle zone del Medio Oriente il divario si è assottigliato. In Africa e in Asia l’andamento è stato più vario con indice di Gini superiore al 50. Nel complesso, più di due terzi della popolazione mondiale stanno sperimentando l’aumento del reddito e la disparità di ricchezza, fenomeni che stanno fortemente compromettendo ogni prospettiva di sviluppo sostenibile.


SITOGRAFIA

https://www.google.it/amp/s/www.lenius.it/disuguaglianza-nel-mondo/amp/

http://briguglio.asgi.it/immigrazione-e-asilo/2017/luglio/art-lavoce-dipasquale-2.pdf

https://unric.org/it/un75-i-grandi-temi-disuguaglianza-come-colmare-il-divario/

NDIAYE COURA