Martedì 20 luglio
Martedì 20 luglio
Accademia Mutamenti, Arca Azzurra, Compagnia Lombardi-Tiezzi, I Sacchi di Sabbia
La cosmologia di Dante è quella aristotelico-tolemaica dominante nel Medioevo: sfere celesti solide, con incastonati pianeti e altri astri, si muovono concentricamente intorno alla terra, centro dell’universo. Ma se questa fisica ci risulta oggi assurda e incomprensibile, la poesia delle stelle che la Commedia ci consegna è invece vicinissima al sentimento di dolcezza, malinconia e desiderio che associamo ancora oggi agli astri che brillano nel cielo notturno. La selezione di brani qui proposta si richiama appunto a questa evocatività, che – nei contesti più diversi all’interno del poema – attraversa i secoli e ci sollecita con la stessa delicatezza d’immagini e lo stesso valore. In particolare, è cosa notissima che le tre cantiche della Commedia si concludono tutte con la parola «stelle»: una scelta che ha un parziale precedente in Virgilio (con le ombre che concludono sia l’Eneide sia la prima ecloga delle Bucoliche), ma che disegna soprattutto le linee del viaggio oltremondano di Dante, dal buio senza stelle dell’Inferno alla purificazione purgatoriale, fino allo scioglimento di ogni facoltà del poeta nello stesso amore che gli astri provano per Dio al termine del Paradiso. Ripercorrere queste linee non è allora solo questione di astronomia, ma della più alta e viva poesia.