Non tutti gli oggetti astrofisici si possono osservare direttamente, e non solo per i limiti che ci impone la tecnologia.

Un esempio sono le regioni interne delle nebulose generate dall'esplosione in supernova di stelle massicce e alimentate da una stella di neutroni rotante, la pulsar. Queste nebulose, chiamate infatti “da vento di pulsar” non sono visibili nella zona più vicina alla stella, che non emette radiazione elettromagnetica e risulta quindi non luminosa. Per questo motivo si ricorre a simulazioni numeriche, che permettono di ricostruire "in laboratorio" l'evoluzione fisica di questi oggetti e fare luce sui processi che avvengono nelle regioni oscure.

È proprio di questo che si occupa Barbara Olmi, assegnista di ricerca all'INAF Osservatorio Astrofisico di Arcetri.