"Un giorno in biblioteca" di Cantella Ginevra

Tutto mi sarei aspettata tranne che trovarmi di fronte a Dante, entrando in biblioteca.

Sì lo so è una statua, ma è pur sempre Dante e istintivamente mi è venuto spontaneo salutarlo: “Ciao Dante!”, dopodiché mi sono subito pentita…

Il mio saluto mi è sembrato troppo confidenziale, mi sono chiesta quale debba essere l’espressione più consona per salutare uno come Dante, ma poi il mio pensiero si è concentrato proprio sul saluto.

Il saluto è un sostantivo, ma anche un verbo.

Mentre mi dicevo questo avevo quasi l’impressione che Dante annuisse compiaciuto

Quando ci si riferisce al saluto come sostantivo si indica il salutare, le parole o il gesto con cui si saluta, quando invece ci si riferisce al verbo il suo significato è “rivolgere parole o fare un gesto per esprimere affetto o rispetto”.

“Nel mio sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” anche io ti mostro un esempio di saluto.

Beatrice con il suo saluto, è fonte di grazia e beatitudine per me e per tutti gli uomini. E lei è da me descritta nella sua versione angelica, per la salvezza umana e come rappresentazione divina. La sua apparizione e il saluto producono in me diverse reazioni: il silenzio, davanti all’apparizione e al saluto; il tremore, dinanzi a un miracolo di bellezza, come se fosse la manifestazione dell’amore di Dio in terra; il sospiro, indotto dallo spirito d’amore che promana da lei”.

Non mi aspettavo certo che Dante mi rispondesse, e dopo un momento di smarrimento però presi coraggio e anche io osai parlargli: “Al giorno d’oggi, ovviamente, il saluto non ha lo stesso significato che aveva per gli uomini del 1200.

In generale, esprime considerazione nei confronti della persona salutata; col saluto infatti facciamo capire all’altra persona di aver notato la sua presenza. Il saluto è un gesto che può venire spontaneo se si è abituati a farlo, poiché fin da piccoli, la maggior parte delle persone viene educata a salutare la persona che si trova di fronte in segno di rispetto, e infatti una persona che tende a non salutare viene considerata generalmente come maleducata”.

A questo punto mi sembrò che Dante alzasse gli occhi al cielo sconsolato, e io continuai:

“Oltre a ricevere questa educazione in famiglia da parte dei genitori, anche a scuola veniamo educati a rapportarci con persone che non fanno parte del nostro nucleo familiare, infatti il registro colloquiale che bisogna tenere con un professore, o con chi svolge un ruolo di superiorità rispetto a noi, non deve essere amichevole ma formale e distaccato, di conseguenza lo diventa anche il nostro saluto. Inoltre, nel saluto con persone estranee, di solito si evita il contatto fisico, poiché non si conosce la persona in questione e si cerca di evitare di far sentire quella persona a disagio, con una vicinanza eccessiva o con un contatto fisico troppo confidenziale”.

“Ci mancherebbe altro!” esclamò Dante al colmo della sua indignazione.

Sentivo che il suo sguardo era un misto fra disgusto e confusione, ma io non mi persi d’animo e proseguii: “Nei rapporti con i coetanei, invece, si tende a tenere un registro colloquiale amichevole, poiché ci non diamo del “lei”, ma diamo del “tu” e se dobbiamo salutare non diciamo “buongiorno” o “buonasera”, come faremmo con un professore o un direttore, ma ci limiteremmo a un “ciao”.

Salutare una persona estranea con un “ciao” risulterebbe poco educato, perché questa espressione, come ho detto prima, viene usata in un registro confidenziale e amichevole. Il saluto che vi può essere quindi, tra pari e non, può variare molto; se ci si trova con un coetaneo si userà un registro informale, stessa cosa se ci si trova con un bambino o con qualcuno più piccolo di età; se, invece, ci si trova con qualcuno di poco più grande, si tende a usare un tono di voce gentile e educato accompagnato da un registro colloquiale cordiale, mentre se ci si rapporta con un adulto o un anziano, il tono di voce e il registro comunicativo saranno distaccati e formali.

Ovviamente il saluto può, a seconda della situazione, suscitare varie emozioni, ma anche se ci trovassimo di fronte a qualcuno nei confronti del quale provassimo dei sentimenti, non penseremo mai di elevarci a Dio!”

Dante mi sembrava davvero sconfortato… ma io insistevo.

“Se riceviamo un nostro familiare in casa il nostro saluto esprimerà accoglienza e gioia e sarà accompagnato da un’espressione di affetto per la felicità di rivedersi; alle espressioni si accompagna anche il contatto fisico, mediante abbracci, baci ecc…”

Mi sembrava che Dante fosse sul punto di svenire, ed io imperterrita: “Al contrario, se il parente se ne sta andando, il saluto sarà accompagnato da un’espressione triste, per il dispiacere di separarsi, dato che vi è un forte legame emotivo e in questo caso l’abbraccio sarà più lungo e anche più intenso. A scuola, con i professori o nello sport, con gli allenatori il saluto invece tende a esprimere rispetto; sebbene il rapporto non sia confidenziale, anche in queste situazioni vengono sempre usate espressioni educate e cordiali; il legame è meno emotivo ma è stabile, da entrambe le parti c’è una certa conoscenza, anche se non approfondita sul piano intimo e personale.

I sentimenti non sono gli stessi che si provano in famiglia, ma sono di stima, apprezzamento, simpatia, ammirazione… è anche possibile però che il saluto si limiti a essere educato ma i sentimenti non siano positivi: è anche possibile che, per svariate ragioni, il saluto venga tolto; c’è chi sostiene che il saluto non andrebbe tolto a nessuno in quanto gesto di maleducazione, mentre c’è chi ritiene che, se una persona ha motivo di farlo, togliere il saluto non sia segno di maleducazione. In fondo anche tu hai detto: “ Non ragioniam di lor ma guarda e passa…”

Dante a quella citazione mi sembrò inorgoglirsi molto: adesso sentivo che mi guardava con un certo moderato interesse.

Io allora interpretai quello sguardo come un incoraggiamento e continuai:

“Dato che il saluto indica l’inizio di un rapporto o di una conversazione, togliere il saluto indica la mancanza di comunicazione tra due persone e quindi l’assenza di un rapporto, il totale annullamento di esso causato da azioni, parole o comportamenti che hanno portato a una rottura o una divisione netta tra due soggetti.

Il togliere il saluto è un gesto volontario e per chi lo fa, oltre ad annullare il rapporto, ha il significato di volere “eliminare” anche la persona dalla propria sfera di conoscenze.

Togliere il saluto non comprende una precisa fascia di età. Colui o colei che toglie il saluto, a prescindere dal luogo o dal sesso dell’altra persona, lo fa per i motivi che ti ho espresso.

Ovviamente, se tra due persone vi è un legame forte, è difficile che il saluto venga tolto alla prima occasione; più il legame emotivo è forte più si cercherà di non allontanare una certa persona dalla nostra vita”.

Adesso Dante, finalmente, sembrava davvero incuriosito.

“Non sempre il saluto viene tolto dopo una discussione, molte volte ci si allontana gradualmente da una persona senza un vero motivo, semplicemente perché non è stato coltivato il rapporto tra i due e quindi si procederà gradualmente verso un allontanamento sempre più evidente fino a quando tra i due non ci sarà neanche il saluto a tenere vivo il rapporto.

A me è capitato di allontanarmi da alcune persone e arrivare a non salutarci più, non perché avessimo subito dei torti dall’altro o dopo una discussione, ma perché il legame non era forte e nessuno dei due l’ha coltivato.

Mi è anche capitato di togliere il saluto a una persona dopo un litigio o un torto ricevuto che mi ha fatto stare male; ciò significa che ogni rapporto tra me e l’altra persona è chiuso, anche se ammetto che vi è, a volte, la possibilità di riavvicinarsi a qualcuno allontanato in precedenza. Togliere il saluto non è bello, sapere che stai annullando una persona dalla tua vita non fa stare bene, soprattutto se quella persona ha svolto un ruolo importante nella tua vita… oggi, poi la situazione di emergenza causata dal Covid ha influito molto anche sul saluto, poiché siamo stati costretti a limitare il contatto con le persone.

In questo periodo, il saluto può essere scambiato per messaggio o durante una video chiamata, purtroppo, senza nessun contatto fisico, baci, abbracci, effusioni… questo ci fa capire quale grande valore abbia anche solo un semplice saluto, e quanto sia importante poter tornare alla normalità di sempre”.

Dante continuava a fissarmi, immobile, senza esprimere più nulla.

Improvvisamente sentii la porta alle mie spalle aprirsi, mi girai e vidi mia madre che era venuta a prendermi per poi riportarmi a casa. Salutai Dante con una strizzatina d’occhio, e me ne andai lasciandolo lì a meditare… (Niger Va)