Per molto tempo il profilo dello studioso di discipline classiche è stato ingabbiato nello stereotipo di una persona chiusa in un mondo fatto di libri, dizionari, letture disperate, con scarso o nullo interesse per matematica e scienze, e carente affinità con la tecnologia, e in particolare con l'informatica, spesso considerata come appannaggio esclusivo di ingegneri e matematici.
L'evoluzione della società tecnologica e la necessità di fruire del patrimonio culturale in modo sempre più accessibile e scientifico, ha rotto gli stereotipi cristallizzati dei classicisti topolini da biblioteca e ha piuttosto creato, nel corso di decenni, nuovi profili disciplinari e professionali che richiedono l'integrazione del sapere umanistico con quello scientifico e informatico. Il connubio tra Scienze e Lettere è già stato realizzato nel nostro Liceo attraverso il potenziamento Scienza Plus. Rimangono tuttavia alcuni nuovi orizzonti da esplorare e avviare, per esempio in campo informatico, dato che l'Information Tecnology ha avuto un'enorme applicazione nel campo della salvaguardia e divulgazione del patrimonio culturale e ha permesso enormi progressi nella ricerca scientifica in ambito umanistico, filologico, letterario, archeologico ed artistico.
L'ambito disciplinare nel quale tecnologia, linguaggi informatici e saperi umanistici si incontrano è quello generalmente definito come Digital Humanities, una formula che in italiano viene di solito tradotta con informatica umanistica. La fisionomia di questa disciplina è ancora in evoluzione e stanno nascendo anche in Italia vari percorsi di studi universitari che permettono di formare giovani Digital Humanists.
Il Piano Scuola 4.0 non annovera ancora queste figure tra le professioni digitali del futuro. Non si può tuttavia negare che i profili professionali che uniscono il sapere umanistico a quello tecnologico e informatico siano fondamentali per i decenni a venire e, in un'ottica di orientamento, non è possibile chiudere gli occhi davanti a questo enorme settore di sviluppo e investimenti nell'ambito dell'immenso patrimonio culturale (Cultural Heritage) del continente europeo e del mondo intero.
Perché tuttavia proporre un percorso di avviamento alle Digital Humanities in seno al Digital Communication Lab, se il Piano Scuola 4.0 non lo comprende tra le sue proposte? Perché digitalizzare il patrimonio culturale (Digital Cultural Heritage) è un modo per conoscerlo, preservarlo e comunicarlo su più ampia scala, in modo tanto divulgativo quanto scientifico. Per far scoprire e conoscere il patrimonio culturale ai semplici cittadini come agli appassionati e agli studiosi è necessario che le informazioni trasmesse dai singoli testimoni del patrimonio culturale siano registrate, classificate e rese consultabili attraverso strumenti e metodi digitali. Una volta che vi sarà una struttura per contenere e consultare le informazioni relative al patrimonio, se ne potrà parlare, diffondendo conoscenza e sapere attraverso i canali che il Lab consente di implementare. Ciò permetterà di avviare un percorso di sensibilizzazione e tutela concreta del patrimonio cosiddetto minore, operando in piena sintonia con la Convenzione di Faro del 2015, gettando le basi per l'eventuale creazione di una Comunità Patrimoniale in sinergia con il territorio.
Vorremmo poter realizzare, attraverso il Digital Communication Lab, un percorso di avviamento all'edizione digitale di un testo, non importa se antico o contemoraneo. Tale attività consentirà di apprendere il coding in XML/TEI, di definire data sets ricavabili dai testi, in vista di una futura fruizione dei documenti da parte di persone interessate. Ciò apre vari scenari potenziali di applicazione, tra cui quello di software come QGIS, per le informazioni abbinate ad un dato geografico (Geographic Information System). Si potrà gradualmente pensare alla pubblicazione dei materiali su piattaforme preposte allo scopo e avviare una campagna di sensibilizzazione e comunicazione sul valore e sul contenuto del patrimonio culturale.
Ovviamente le competenze digitali che verranno sviluppate saranno integrate dalle necessarie conoscenze e competenze in materia di copyright, privacy e sicurezza previste dal DigComp 2.2.
Relativamente alla didattica specifica del nostro Liceo, tale iniziativa permetterà di integrare il patrimonio della Biblioteca Sergio Secci presso il nostro Istituto con le potenzialità del Digital Communication Lab e di avviarie sinergie con le realtà culturali del territorio che hanno avviato o desiderano avviare percorsi di digitalizzazione del patrimonio culturale.