Autrici: Sylvie e LaSari
Titolo: Storia di una ladra di libri (titolo originale: The Book Thief)
Lingua originale: tedesco, inglese
Anno di uscita: 2013
Paese di produzione: Germania, Stati Uniti d’America
Durata: 2h 11m
Regia: Brian Percival
Tratto da: libro omonimo di Markus Zusak
La storia, ambientata negli anni della Seconda Guerra Mondiale, narra di Liesel, una bambina che si ritrova a vivere con i suoi genitori adottivi in un quartiere tedesco e, testimone del nazismo, riesce a fuggire dalla realtà grazie ai libri rubati per imparare a leggere.
Nel cast troviamo Sophie Nélisse, che interpreta la protagonista, e Geoffrey Rush, celebre per aver interpretato Hector Barbossa in “Pirati dei Caraibi” e Emily Watson.
"Storia di una ladra di libri" è un chiaro messaggio al non dimenticare, perché solo attraverso la memoria ci si può tutelare dall’odio. Liesel legge per evadere dal mondo crudele in cui vive, per disconnettersi dalla realtà ed entrare in un mondo completamente nuovo, l’analfabetismo della ragazza e il suo essere curiosa nel sapere sempre di più sottintendono un messaggio molto importante: la conoscenza è l’arma contro l’odio.
Il narratore delle vicende è la Morte che dà una visione generale della storia sottolineando il fatto che tutti un giorno moriremo.
La colonna sonora è stata curata da John Williams, celebre premio Oscar, mentre la fotografia è stata affidata a Florian Ballhaus, conosciuto per aver diretto anche la fotografia de “Il Diavolo veste Prada”. Entrambe sono state indispensabili le une per le altre e certe immagini accompagnate dalla soundtrack hanno dato una marcia in più al film.
Questo film ci ha colpite: avevamo letto anni fa il libro e ci aveva completamente stravolte, quindi mi eravamo convinte del fatto che il film non sarebbe mai stato all'altezza, ma ci siamo ricredute. Questo film, pur non superando il libro, ci ha veramente stupite sia per quanto riguarda la coerenza con il libro, sia per la fotografia, gli effetti speciali e la fotografia.
Non abbiamo una scena preferita in particolare, ma le scene che approfondiscono il rapporto tra Liesel e Max (un ragazzo ebreo) ci hanno colpito molto, in particolare quando Max chiede a Liesel di descrivergli com’era il tempo fuori: il modo che ha utilizzato la ragazza per rappresentarlo è stato un momento molto profondo.
I nostri personaggi preferiti sono Liesel, il suo migliore amico Rudy, il padre Hans e Max. Questi ultimi hanno sempre aiutato Liesel e l’hanno protetta nonostante tutto. Un riconoscimento speciale va, però, anche a Rosa, la madre di Liesel, la quale, benché fosse inizialmente molto dura con la figlia, verso la fine del film si è iniziato a capire quanto le fosse affezionata e che in fondo non era una cattiva madre.
Tra tutti comunque quello che ci ha più colpito è senz’altro Hans, il quale si è sempre mostrato molto disponibile nei confronti di Liesel e non solo, anche nei confronti dei suoi amici e di chi conosceva da poco.
Avremmo preferito un ritmo più lento nella regia e non una narrazione frettolosa, come a voler concludere in fretta e furia, però, nonostante tutto, il finale risulta coerente con il messaggio che il film voleva trasmettere fin dall’inizio.