Accadde oggi

Date da non dimenticare per il particolare valore culturale, civile, storico, scientifico, letterario, artistico...

a cura di: Sofia Giambri, Gabriele Artioli, Daksh Kumar, Thaniyan Ragunathan, Nazario Di Lella


ECCO IL PADLET REALIZZATO DAI RAGAZZI della redazione!

Gli alunni della classe 2^B, in seguito ad attività iniziate durante il giorno della memoria (con letture di testimonianze di sopravvissuti), da un'idea della prof.ssa Fontanesi, hanno riprodotto, ciascuno in casa propria, la scarsità di nutrienti forniti agli internati. In particolare, basandosi sulla dettagliata testimonianza di Primo Levi. Lo scopo dell'attività era quello di toccare direttamente con mano quanto descritto nei brani.

IL CIBO NON SI SPRECA

“Il cibo non si spreca”!

Questa frase me la sento ripetere da quando sono nata, non tanto perché non la rispetto, piuttosto perché è sempre meglio ricordarla e farla tenere in considerazione da tutti.

Dopo aver letto i brani in classe, ho capito che questo argomento non ha solo un valore morale, educativo e storico, ma soprattutto etico.

Etico perché riguarda l’intera comunità umana e ci permette di distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene sul male.

Tra tutte le letture, quelle che mi sono più rimaste impresse, sono state le dichiarazioni della senatrice Segre. A quel tempo era una ragazzina come me, ma in realtà le sue esigenze e i suoi interessi erano tutt’altro. Di solito io e i miei coetanei ci occupiamo di sport, di divertimento, di passatempi, mentre la signora Segre, all’età di quattordici anni, si occupava solamente di sopravvivenza e di come procurarsi il cibo per salvarsi. Non aveva amiche, perché le sue coetanee erano rivali di cibo. Credo che questa dichiarazione sia la frase più triste di tutte quelle lette. Se un uomo ha fame può arrivare a mangiare qualsiasi cosa per la sopravvivenza e credo che il suo corpo possa tollerare anche cibi non accuratamente lavati o cotti. Ma il fatto di essere sola contro ogni altro prigioniero, è la cosa più triste. Ritrovarsi solo, senza poter contare su nessun altro, se non le proprie forze. I Tedeschi servivano appositamente pasti privi di qualsiasi principio alimentare, come vitamine o proteine, perché era un presupposto ed una condizione essenziale dell'invasione. Senza il cibo l'attacco sarebbe stato nullo, quindi i prigionieri non avrebbero avuto le forze per ribellarsi. Ma fino dove poteva arrivare la ferocia dei militari tedeschi? Non aveva un limite quell’ atrocità ! Credo che il terrore della giovane Segre, come delle sue coetanee, fosse proprio quello di avere di fronte un tiranno che era capace di tutto. Rassegnarsi a quella situazione, significava farli vincere. Invece lottare con tutte le proprie forze, seppur molto deboli, era un atto di coraggio, di forza e di ribellione, in quella orribile guerra.

Io personalmente mi sono documentata leggendo qualche pagina del libro autobiografico “Il diario di Anna Frank”. A differenza di quelli letti in classe, vengono descritti momenti più riflessivi, attimi di speranze, di sogni e di ideali, anche se spazzati via e fatti in piccoli pezzi come francobolli.

Anna Frank era proprio una ragazza come me, una ragazza che avrebbe dovuto pensare solo ai divertimenti della giovinezza, allo studio, alle giornate da passare con gli amici, condividendo una cena insieme. In realtà le sue giornate erano l’esatto opposto. Non si poteva nemmeno avvicinare alla finestra di casa sua, per paura di essere individuata dai nazisti. Viveva ogni giorno con la minaccia di essere arrestata o deportata, quindi uccisa. Ma i suoi pensieri, i suoi sogni, ecco quelli per fortuna nessuno glieli poteva rubare e cercava di fantasticare e di scrivere storie immaginarie ogni giorno:

«Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà.»

Cit dal “Diario di Anna Frank”

Anna mangiava, o meglio sopravviveva mangiando soprattutto ortaggi, praticamente sempre marci, come fagioli ammuffiti, cavoli appassiti, qualche patata e solo raramente pezzi di carne.

Credo che il principio di “Non sprecare il cibo” sia un atto di rispetto verso chi ha vissuto in prima persona quei periodi più bui della storia, come chi è stato coinvolto in una guerra oppure in una carestia, ma in particolar modo verso coloro che ancora oggi muoiono di fame e non possono permettersi quelle attenzioni igieniche e sanitarie che per noi ragazzi sono praticamente scontate.

In realtà di scontato non c’è nulla.

Mia nonna, che era nata nel 1932, mi diceva spesso di non sprecare cibo perché da giovane aveva fatto tanti sacrifici anche lei. Per fortuna i suoi genitori erano contadini, quindi la frutta e la verdura non mancava. Spesso però il raccolto serviva a pagare gli affitti della loro casa oppure il noleggio degli attrezzi nei campi, quindi le rimaneva poco per sopravvivere a lei e a tutti i suoi fratelli. Per questo sua madre, la mia bisnonna, le ripeteva che si doveva alzare da tavola con la fame, per essere più leggera e scattante, ma in realtà era un modo per educarla al risparmio e alla parsimonia.

Ho trovato anche questa tristissima poesia, che però fa capire lo stato d’animo di una nostra coetanea, ma con pensieri da adulta.

APRILE

Prova anche tu,

una volta che ti senti solo

o infelice o triste,

a guardare fuori dalla soffitta

quando il tempo è così bello.

Non le case o i tetti, ma il cielo.

Finché potrai guardare

il cielo senza timori,

sarai sicuro

di essere puro dentro

e tornerai

ad essere felice.

Anna Frank

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