Ordine: Rosales
Famiglia: Rosaceae
Genere: Malus
Specie: Malus sylvestris (L.) Mill.
Nome italiano: Melo selvatico
L'epiteto del genere deriva dal latino malus (= melo), citato da Varrone e altri autori.
L'epiteto della specie deriva dal latino sylva (= selva, bosco) perché riferito a piante che crescono nei boschi, nei luoghi selvosi.
È un alberello di aspetto per lo più gracile, alto 3-10 m, non molto longevo (fino a circa 80 anni). La chioma è globosa e densamente fogliosa. Il tronco è più o meno diritto. I rami principali sono robusti e patenti, mentre i rametti sono inizialmente verdastri, poi bruno-rossicci, induriti all'apice e di regola spinescenti. Le gemme disposte a spirale, ovato-arrotondate e smussate, con molte perule rosso-brune. La corteccia è grigio-bruna, piuttosto liscia in gioventù e si sfalda in placche a maturità.
Le foglie sono alterne, semplici, a lamina coriacea ovato-rotondata (25-40 x 35-80 mm), di colore verde opaco-scuro e glabra sulle due facce (inizialmente solo leggermente e temporaneamente pubescente sulla pagina inferiore). L’apice è attenuato acuto e il margine è fittamente seghettato o crenato. Il picciolo di norma è più breve della lamina, lungo al massimo quanto essa. Le nervature secondarie sono curvate e convergenti verso l'apice, molto evidenti da sotto.
I fiori sono ermafroditi e raccolti in cime ombrelliformi o corimbi con pochi fiori (3-7), portati da brachiblasti, con peduncoli glabri o poco tomentosi. I sepali lunghi fino a 7 mm ed acuminati e spesso, ripiegati all'indietro. I 5 petali subrotondi di solito non si sovrappongono, sono lunghi 10-15 mm, di colore bianco (solo nei boccioli, talvolta, sono rosei esternamente). Gli stami hanno antere gialle e l’ovario presenta 5 stili saldati tra loro alla base.
I frutti (in realtà falsi frutti) si chiamano pomi e sono globosi o globoso-ovoidali, con diametro di circa 2-3 cm, a maturità giallo-verdastri e a volte con striature rossastre, molto profumati, ma di sapore decisamente acido e non commestibili. Presentano esternamente ben evidenti i residui del calice e internamente hanno polpa priva di cellule petrose (presenti invece nelle forme coltivate e che servono ad irrobustire il tessuto della polpa stessa a maturazione). I semi sono circa una decina (in genere 2 in ciascuno dei 5 loculi), ovoidali-compressi, bianchi internamente e ricoperti a maturità da un tegumento bruno.
Albero originario della Turchia e dell' Europa . La distribuzione in Italia è su tutto il territorio ma sembra incerta in Valle d'Aosta e in Trentino-Alto Adige.
È specie relativamente sporadica che cresce nei boschi montani e submontani di latifoglie (compresi i loro margini e le radure), nei cespulieti ed anche in stazioni assolate e sassose, senza mostrare preferenze per il tipo di substrato.