Ordine: Rosales
Famiglia: Rhamnaceae
Genere: Ziziphus
Specie: Ziziphus jujuba Mill.
Nome italiano: Giuggiolo comune
L'epiteto del genere deriva dal latino zíziphus (= giuggiolo), presente in Plinio e Coumella, a sua volta dal greco antico ζιζυφον zízyphon, la cui attestazione sembra però essere posteriore agli autori latini. Probabilmente quest'ultimo termine era in origine riferito a Ziziphus lotus, altra pianta menzionata in numerosi testi antichi, forse alla base del celebre mito dei lotofagi ricordato nell'Odissea.
L'epiteto della specie deriva dal latino jujuba (= forma latinizzata del nome arabo del giuggiolo).
È un arbusto o un piccolo albero deciduo, alto fino a 8 m, a chioma irregolare, ovata e rada, di colore verde chiaro, con lunghi rami senza gemme, spesso coperti di robuste spine. Il tronco è eretto, sinuoso, spesso ramificato fin dalla base. I rametti giovani sono verdi e flessibili a crescita zigzagante con numerose gemme disposte a 3 all'ascella delle foglie. La corteccia con l'età è bruna o grigio-brunastra, profondamente screpolata in fessure longitudinali. Sui rami più giovani è bruno-rossastra e liscia.
Le foglie sono regolarmente alterne, intere, disposte in due file opposte, brevemente picciolate, a lamina (1-3 x 2-5,5 cm) lucida, un po' coriacea, ovale-ellittica, ad apice ottuso, con 3 grosse nervature prominenti e finemente seghettato-ghiandolosa sul margine. Sono presenti delle stipole alla base dei rametti, trasformate in due spine ineguali di cui l'una lunga e diritta (3 cm), l'altra corta e ricurva.
I fiori (2-8) sono ermafroditi pentameri, molto piccoli (6-7 mm di diametro) e sono disposti in densi glomeruli ascellari, con pedicelli poco più lunghi del picciolo corrispondente. Il calice presenta sepali ovato-triangolari, carenati, alterni con i 5 (talvolta 6) petali obovati, bianco-giallastri. Gli stami sono 5(talvolta 6),l’ovario è biloculare immerso in un disco perigino orbiculare, con 2 stili saldati fra loro per quasi tutta la lunghezza. L’impollinazione è svolta dagli insetti (entomogama).
Il frutto è una drupa ovoide di 2-3 cm, simile ad un'oliva, prima rossa e poi brunastra a maturità. La drupa presenta mesocarpo carnoso che contiene un nocciolo duro e legnoso, appuntito e pungente all'estremità, con uno o due semi all'interno. Il sapore del frutto colto quando non è ancora maturo (verde) è simile a quello della mela; con il procedere della maturazione il frutto assume un sapore più dolce simile a quello del dattero. Si consuma sia fresco appena colto, sia leggermente raggrinzito.
La precisa distribuzione naturale è di incerta definizione a causa della sua millenaria e intensa coltivazione, SI ritiene infatti che la pianta sia stata domesticata circa 9000 anni fa e successivamnete diffusa ampliamente in varie zone, tuttavia, si ritiene che la sua origine sia da ricercarsi nell'Asia sud-occidentale, tra il Libano, l'India settentrionale e la Cina meridionale e centrale. Successivamente fu introdotta anche nel Mediterraneo e coltivata dagli antichi Greci e dai Romani. Ancora oggi in Europa il suo areale comprende le regioni mediterranee dove la pianta viene utilizzata sia come specie ornamentale sia per i frutti commestibili.
In Italia è presente come archeofita naturalizzata in gran parte del territorio.
È pianta poco esigente rispetto al substrato e cresce bene anche suterreni sabbiosi e pietrosi purchè non troppo pesanti, da 0 a 600 m. di altitudine. È specie mesoxerofila., cioè che prospera in ambienti con quantità di umidità intermedia tra gli ambienti xerofili (secchi) e quelli igrofili (umidi).