Le proteste sul cambiamento climatico servono a qualcosa?

Quando il confine tra protesta e vandalismo si fa sottile

Francesca Dal Lago - 15/02/2023

Proteste pacifiche che si differenziano dagli atti vandalici che suscitano solo temporanea visibilità

Tutti ricordiamo le torte lanciate sulla Gioconda al Louvre, la vernice su “Il dito” (L.O.V.E.) di Cattelan a Milano, il blocco delle strade che ha coinvolto anche un’ambulanza in servizio. Queste notizie hanno fatto tanto discutere, soprattutto tra i giovani, dove l’opinione si è divisa tra chi sostiene questi estremismi e chi li disprezza. 

CERCARE L’ATTENZIONE È EFFICACE?

Questi gruppi, tra i quali i più famosi sono Ultima Generazione e Just Stop Oil, scelgono diversi metodi per far valere la loro (nobile) causa. Uno di questi è il metodo "basta che se ne parli": le opere su cui lanciano la passata di pomodoro non hanno niente a che fare con il riscaldamento globale e dal gesto vandalico non emerge nessun messaggio correlato al loro obiettivo. Puntare solo e soltanto sulla viralità rischia di ritorcersi loro contro: molti potrebbero infatti non comprendere l’utilità pratica del loro atto, e questo susciterebbe disprezzo e odio verso gli attivisti, relegando in secondo piano il tema urgente del cambiamento climatico. Questo errore comunicativo non fa altro che peggiorare la situazione, allontanando sempre più l’opinione pubblica dalla natura nobile del gesto. Le testate giornalistiche infatti, nel frattempo, si soffermeranno soltanto sull’atto teppistico in sé, più che sul problema che ci sta sotto.

Altri due sono i metodi, fini a se stessi, che hanno suscitato polemiche per qualche settimana. Il primo consiste nel bucare le ruote dei SUV - considerati troppo ingombranti e inquinanti - lasciando sul parabrezza un biglietto che invita a non prendere il gesto sul personale. Il messaggio chiarisce i motivi dell’irriverenza: i SUV aumentano la gravità degli incidenti, essendo più grandi; i SUV inquinano molto di più di un’utilitaria; i SUV occupano troppo spazio. Nella nota si legge anche che data la gravità dell’emergenza climatica, possedere un SUV è arrogante.

Il secondo gesto l’abbiamo visto tutti scrollando il feed del nostro social preferito: hanno spopolato i video di giovani che si piazzano in mezzo ad un’autostrada e non si muovono, creando gravi disagi a tutti gli automobilisti e ai lavoratori. È facile intuire l’inutilità del gesto, che provoca soltanto odio nei confronti del gruppo attivista, senza modificare concretamente l’ordine delle cose. 

La statua che ritrae il poeta Gabriele D'Annunzio imbrattata con della vernice

LA VICENDA DI GRETA THUNBERG

Anche in Germania la situazione è in fermento. Noto è il caso dell’attivista Greta Thunberg che si è unita alla protesta contro l’apertura della miniera di carbone a Lützerath, per poi essere arrestata e rilasciata la sera stessa. La ragazza infatti, insieme ad altri 35.000 attivisti, ha preso parte alla manifestazione sedendosi sul bordo della miniera, giustificando il suo gesto twittando “La difesa del clima non è un crimine”. Il suo è un gesto che ha molto più significato del lanciare della zuppa su un quadro, dell’impedire ai cittadini di recarsi a lavoro o addirittura dal medico per le sedute di chemioterapia. Il sit-in rimane un metodo pacifico ma giovevole, e soprattutto collegato all’origine del messaggio che vogliono diffondere.

Greta arrestata a Lützerath, Germania

Tirando le somme ci viene spontaneo domandarci: il fine giustifica sempre i mezzi? Il lavoro di sensibilizzazione per cui si attivano questi gruppi ecologisti non è da etichettare come una cosa negativa: loro si impegnano ogni singolo giorno per cercare di portare l’attenzione dell’opinione pubblica sul pericolo del riscaldamento globale, a cui stiamo andando incontro in maniera quasi indifferente. Il nostro buon senso e il nostro amore per Madre Natura accendono in noi il bisogno di fare qualcosa per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, ma molti di noi non si spingono mai fino all’azione concreta, piccola o grande che sia. Vediamo il problema come troppo lontano da noi, ci sentiamo forse anche un po’ complici perché non agiamo, e finiamo per non pensarci.

Fare qualcosa per il clima però non significa imbrattare un'opera pubblica, un pezzo di storia, un patrimonio culturale. I più sarcastici si chiedono (in buona fede e, forse, anche giustamente): di quanto si è abbassata la temperatura dopo che Van Gogh si è visto omaggiare il proprio capolavoro con della passata di pomodoro?