LA MAFIA È DENTRO IL CUORE DELLO STATO

Si combatte con la cultura, non con la pistola

di Elisa Ghiotto, Luka Cikic, Davide Santacà, Francesca Dal Lago - 13/01/2023

I ragazzi del Galilei in ascolto - ph: prof. Paolo Storato

Se questa è la mafia, io per tutta la vita mi batterò contro.

Giuseppe Impastato, 1963, il giorno della morte dello zio Cesare Manzella


Il 9 maggio 1978 un ordigno dinamitardo esplode sulle rotaie di una ferrovia siciliana dilaniando il corpo di un giovane trentenne, Peppino Impastato. Subito si cerca di depistare il caso, lo si definisce un attacco terroristico mancato, e ciò pare confermato da un biglietto trovato in un libro dello stesso Peppino, in cui c’è scritto: “Dico addio alla politica e alla vita”. La verità dovrà attendere venti anni prima di essere riconosciuta dalle Istituzioni.

In sintesi è questa la storia che ci ha tenuti ammutoliti e inchiodati alle sedie del Teatro Mattarello il 13 gennaio scorso, raccontata direttamente dalla voce ferma e decisa del fratello di Peppino, il settantenne Giovanni Impastato, ospite speciale della nostra scuola e della città di Arzignano. Due ore intrise di aneddoti vissuti in quella sua famiglia di mafiosi, tra le più importanti e pericolose del tempo, riunita attorno alla figura dello zio, il capomafia Cesare Manzella. 


“LA MAFIA NON È ANTI-STATO”

Come ha ribadito più volte Giovanni Impastato, la mafia esiste ancora e non è stata sconfitta. La sua famiglia ha però fornito la prova che è possibile combatterla e infliggerle un colpo mortale. La casa dove viveva Peppino, diventata ora "Casa Memoria", è la prova di quello che è successo ed è meta giornaliera di visitatori che credono che la linea della disobbedienza civile, seguita da Peppino, sia la via migliore per farlo. 

Impastato ha sottolineato che dobbiamo essere consapevoli che la mafia come tutte le cose umane  ha un inizio ed ha anche una fine

“Le persone che si sono battute contro la mafia - spiega Impastato, citando grandi personaggi come Falcone, Borsellino e suo fratello Peppino - più che eroi, dobbiamo vederli come punti di riferimento, persone da cui prendere esempio per essere sempre e convintamente in primo piano nella battaglia contro le ingiustizie”.

Una bella immagine di Giovanni Impastato con il suo libro "Mio fratello" - ph: prof. Paolo Storato

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio 2023 dopo 30 anni di latitanza: catturato a Palermo.

Un paese senza memoria non ha futuro.

“A Cinisi c’è ancora un’influenza mafiosa, perché la mafia è un problema sociale. Essa ha ucciso milioni di servitori dello Stato perché non sono stati protetti dall’Istituzione stessa. La mafia è dentro al cuore dello Stato, non è fuori e non è nemmeno un antistato. La mafia, diciamolo, è diventata un potere economico”.

“Loro dicono di uccidere per liberarci da un ‘male’ - ci svela -, hanno la Bibbia sul comodino, ma con il Vangelo non c'entrano niente”.  

La professoressa Mariagrazia Lovato, che ha introdotto e moderato l’incontro, ha concluso i discorsi citando un recente articolo del Giornale di Vicenza sulla nomina di Salvatore Caccamo come Prefetto della nostra Provincia, il quale ha esperienze in attività antimafia. Egli è stato assegnato nel territorio vicentino, infatti, perché pare che siano presenti infiltrazioni mafiose anche nel nostro importante distretto industriale, centro di numerosi giri d’affari. La nomina smonta così il mito che la mafia sia soltanto al Sud, dunque. 

Impastato ha chiosato tale notizia affermando che è importante che i giovani siano vigili, e non dei “rammolliti” inchiodati ai social network. Bisogna poi mantenere e curare i luoghi e i monumenti storici, perché sono la prova inequivocabile dei fatti accaduti poiché, senza questa concretezza, le persone potrebbero insinuare che non sia successo niente. 

Elisa Ghiotto

Divieti e doveri di Cosa Nostra

IL GIURAMENTO MAFIOSO

Colui che vuole diventare membro di “Cosa Nostra” (la mafia siciliana), denominata anche Onorata Società, deve sottoporsi alla cosiddetta “Punciuta”, che in dialetto siciliano significa “puntura”. Questo rito di iniziazione comincia quando tutti i componenti della famiglia locale vengono riuniti in una stanza per sottoporsi al rito della puntura, effettuata con un’apposita spilla d’oro, sull’indice della mano che il nuovo affiliato utilizzerà per sparare. Il sangue fuoriuscito imbratta poi un’immagine sacra a cui in seguito viene dato fuoco, mentre il nuovo membro la tiene tra le mani pronunciando un solenne giuramento: “Giuro di essere fedele a Cosa Nostra. Possa la mia carne bruciare come questa immagine se non manterrò fede al giuramento”.

Infine vengono ricordati all’aspirante mafioso gli obblighi che dovranno essere rigorosamente rispettati. Tra i vari, ad esempio, non si deve desiderare la donna di altri uomini d’onore, non si deve rubare agli altri affiliati, non si devono fare affari con le cortigiane. 

Luka Cikic


Davide che dialoga con Impastato

“QUALCHE DISCOTECA IN MENO, QUALCHE LIBRO IN PIÙ”

La grande occasione di questo incontro, offertoci dal nostro Istituto, è stata accolta con serietà e curiosità da noi studenti, che non abbiamo avuto timore durante l’intervista di porre in modo anonimo ben ottantotto interessanti domande

Gli spunti di riflessione sono stati lanciati tramite un Form Google apposito, il quale ha favorito la grossa registrazione di quesiti. Tra questi molti ragazzi hanno fatto domande sulla veridicità di alcune scene del film “I cento passi”, altri studenti sulla vita e sull’impegno nella lotta contro la mafia di Giovanni Impastato e di sua madre Felicia. Una persona ha chiesto cosa avrebbe fatto Peppino se fosse vissuto ai tempi dei social e Giovanni ha risposto che li avrebbe usati in modo intelligente come mezzo per far arrivare il più lontano possibile i suoi messaggi di pace di lotta all’illegalità. L’ospite però, nella breve intervista concessa a noi della Redazione dopo l'incontro, ci ha rivelato di essere contrario a questa modalità anonima di porre e raccogliere domande. Avrebbe preferito rispondere a domande dirette, fatte dal ragazzo coraggioso che non teme di esporsi, che fa domande, anche scomode, che dibatte e apre il campo al dialogo, senza paura, ricordandoci la massima di Confucio: "Colui che chiede è uno stupido per cinque minuti. Colui che non chiede è uno stolto per tutta la vita"

L’ospite, inoltre, durante l’incontro,  ha sottolineato più volte l’importanza della figura dello zio Matteo nella vita di Peppino, soprattutto per i suoi insegnamenti più che nobili e importanti, che noi dobbiamo fare nostri. Lo zio, come si evince facilmente anche dalle righe del romanzo di Giovanni Impastato “Mio fratello. Tutta una vita con Peppino” (2021), era un intellettuale, uno studioso amante dei libri, delle notizie e della cultura. Egli cerca sempre di indirizzare il pensiero di Peppino e di suo fratello verso i valori dello studio, della curiosità, dell’amore per il sapere. Impastato ci suggerisce di non perdere tempo davanti alla televisione o ai social, guardando programmi spazzatura o video senza significato, ma di impegnarci nei nostri progetti per costruire qualcosa di concreto, di significativo e utile. Ci consiglia di non perdere mai la voglia di acculturarci, di fare di più, di approfondire e di essere attivi e partecipi. Lo studio passivo, finalizzato solo al bel voto, non funziona: dobbiamo studiare per capire, dobbiamo saper pensare. Qualche discoteca in meno, qualche libro in più, afferma Impastato, tra applausi e urla (di approvazione o di dissenso?), svelando forse una verità comune che però nessuno ha il coraggio di ammettere.

Impastato intervistato dalla professoressa Mariagrazia Lovato. A destra la professoressa Ornella Ferreri che ha posto le nostre domande - ph: prof. Paolo Storato

La mafia è dentro il cuore dello Stato, prende parte alla gestione degli appalti e alla politica stessa. 

La dirigente scolastica Lucia Grieco conclude l'incontro

Le sagge riflessioni di Giovanni Impastato abbracciano anche la sua visione della legalità, che lui non considera come il cinico, intransigente e passivo rispetto di tutte le regole che ci vengono imposte, ricordando che le leggi razziali nazifasciste erano leggi a tutti gli effetti, pur non essendo giuste. La disobbedienza civile, condotta anche da Peppino, è importante - comprendiamo -, ci dobbiamo ribellare contro ogni forma di ingiustizia, senza usare la violenza, dobbiamo farlo piuttosto in modo pacifico. Dobbiamo dare più valore alla legalità, non tanto e solo per rispettare le leggi, le regole, ma soprattutto per dare valore e onore all'uomo, alla dignità umana.

Nello spazio di dialogo con Impastato, concessoci alla fine, capire il suo punto di vista sulla politica di oggi è d’obbligo. La politica non fa proprio niente per la mafia - denuncia lui. Capiamo che dice una frase così grave, triste e provocatoria con l’amaro in bocca. Chiarisce, infatti, che l’ostinata ricerca di consensi, che si rispecchia nel muoversi in base ai sondaggi, è del tutto fallimentare e inutile. Le finalità della politica, spiega, sono altre: salvare la dignità delle classi meno abbienti, proteggere i poveri, i diritti civili, i diritti umani. Per comprendere la vera politica, quella sublime e nobile, come la chiama Impastato, dobbiamo rivendicare gli ideali politici più dignitosi, battendoci per sostenerli, talvolta confrontandoci con l’avversario, talaltra scontrandoci costruttivamente con esso, sempre rimanendo nei limiti della Costituzione, apice della democrazia della Repubblica Italiana

Davide Santacà

Giovanni Impastato con la Redazione de La Voce del Galilei

IL FILM DA NON PERDERE: I CENTO PASSI

Il film “I cento passi”, chiamato così perché quello era il numero di passi che divideva l’abitazione della famiglia Impastato dalla casa di Tano Badalamenti, noto boss mafioso della zona di Cinisi, nonché mandante dell’omicidio di Peppino, racconta la vita del rivoluzionario attivista figlio di mafiosi. Uscito nel 2000 e diretto dal regista Marco Tullio Giordana, autore di colossi del cinema come “La meglio gioventù”, “Romanzo di una strage” e “Sanguepazzo”, il film narra la vicenda particolare di questo giovane, dall’infanzia segnata dalla drammatica e cruenta morte dello zio Cesare Manzella, che lo spinse poi a ribellarsi con decisione alla propria famiglia di mafiosi e ad appoggiare l’ideologia comunista, fino alla sua uccisione, avvenuta in modo terribile, per mano di Tano Badalamenti, la cui responsabilità però fu insabbiata per anni.

Giovanni Impastato, durante l’incontro, ha dichiarato che il film ha ottenuto più visibilità in 48 ore di quanto non abbia raggiunto tutta l'attività di lotta, divulgazione e sensibilizzazione svolta dalla sua famiglia in 22 anni. Il film fu anche tra i candidati al Premio Oscar nel 2000, che però non ottenne. Perché, chiediamo noi? Gli americani - spiega -, pur accettando la presenza in alcune scene del film di riferimenti e simboli di stampo comunista, non vollero proprio accettare che il lungometraggio si concludesse con le bandiere rosse e i pugni chiusi.” [ndr, Peppino fece suoi gli ideali del comunismo, per questo per depistare le indagini lo accusarono di essere un attentatore delle Brigate Rosse, sulla sua morte. In realtà lui non ebbe mai niente a che fare con quella organizzazione criminale].

Giovanni Impastato e la madre, però, si opposero alla censura delle parti interessate nel film, perché significava “distorcere la storia”. La candidatura per questa ragione non andò mai in porto. Anche se non ci fu la presenza del film agli Oscar, non si fermò affatto la sua corsa al successo: vinse nel 2001 cinque Premi David di Donatello (come migliore attore non protagonista e miglior costumista, come miglior protagonista, miglior sceneggiatura, Premio David Scuola,). 

Francesca Dal Lago