Un tuffo in un altro universo

Una realtà diversa dalle altre

Matteo Zarantonello - 25 marzo 2023

Come tutti noi sappiamo, nella nostra società  vengono praticati una varietà di sport. In particolare, in Italia abbiamo il calcio, in l’Inghilterra il cricket,  in America il rugby e così via. A volte però questi sport tolgono attenzione a delle realtà sportive, più piccole ma non per questo meno interessanti, come ad esempio la pallanuoto. E  allora perchè non farvi vivere più da vicino questo interessantissimo sport? Tenetevi forte, perchè oggi, grazie alla disponibilità del mio ospite Riccardo Carraro, allenatore di pallanuoto, possiamo "tuffarci" in una dimensione sportiva  diversa dalle altre. Non è importante chi comincia la partita, ma chi la finisce.

Qual è stato il momento in cui si è sentito più orgoglioso giocando e insegnando? 

R. Allora, diciamo che nella mia carriera di giocatore e allenatore non c’è stato un momento particolare in cui mi sono sentito orgoglioso. Ci sono state tante soddisfazioni, da giocatore di pallacanestro, per esempio quando insieme ai miei compagni siamo passati dalla Promozione alla Serie C1 in pochissimi anni, oppure durante una gara in cui ho segnato ben 92 punti. Ho avuto belle gratificazioni, da giocatore ritengo che queste siano le più importanti.
Da allenatore è stato lo stesso. Non ho mai allenato squadre professionistiche, però comunque bisogna considerare che anche a livello giovanile bisogna tenere una media molto alta.
I miei ragazzi sono stati bravi in quanto  hanno fatto annate molto buone dal punto di vista delle  prestazioni: trofei vinti e crescita che hanno portato campionati, coppe e tanti discreti giocatori, soprattutto i più piccoli, a migliorare nell’aspetto caratteriale e fisico.
Purtroppo alla ripresa degli allenamenti [ndr dopo il Covid], molti ragazzi, che promettevano bene, hanno abbandonato.  Alla fine penso che la mia più grande soddisfazione sia stata vivere tante esperienze, le quali mi hanno permesso di essere la persona che sono oggi.

Perché ci sono alcuni sport, come la pallanuoto, che non hanno tanto seguito quanto altri?

R. Il problema della pallanuoto è che come sport è diverso dagli altri.
In Italia è una disciplina molto diffusa, così come nei paesi dell’ex Jugoslavia, ovvero Serbia, Croazia, Montenegro ,Slovenia, un po’ meno in  Ungheria e Russia, e aggiungiamo poi di recente anche gli USA. Da sempre queste nazioni si giocano il titolo al mondiale.
Il vero problema è che la pallanuoto è uno sport povero, girano pochi soldi, e questi ultimi incidono sugli impianti, le piscine sono poche e per lo più le costruiscono sempre più spesso molto basse, in questo modo molte non vengono approvate dalla FIN, Federazione Italiana Nuoto, e di conseguenza le partite di campionato non si possono disputare, in quanto non raggiungono l’altezza stabilita dal regolamento. Purtroppo è sempre più questa la tendenza, perciò  diventano impraticabili per i ragazzi, i quali avrebbero bisogno di più spazio per allenarsi. 
Inoltre le strutture, gli impianti non si mantengono in vita da soli, servono parecchi soldi, ma la pallanuoto non attira molti sponsor, questo perché è una disciplina molto fisica, wrestling in acqua, poco attrattivo per gli investitori, i quali non ci investono né il loro tempo, né il denaro.
L’unica dritta per andare avanti sarebbe quella di fare pagare agli iscritti, atleti, nuotatori, pallanuotisti, rette troppo elevate, ma molto spesso il costo eccessivo fa allontanare i ragazzi che magari avrebbero il desiderio di provare questa realtà.

C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare? 

R. Nella vita, come anche nello sport, ci sono momenti in cui si pensa di mollare. Le ragioni sono diverse da persona a persona, la stanchezza è una di queste.
Nel mio caso, per le mie caratteristiche, mi definisco un allenatore rigido.  La mia prerogativa è quella di pretendere tanto dai miei ragazzi durante gli allenamenti, soprattutto dal punto di vista dell’esecuzione,  della precisione e della velocità, in maniera puntigliosa, mantenendo però un rapporto corrispettivo di gioia e amicizia nel tempo.
Durante la partita allo stesso modo sono solito incitarli  in maniera sostenuta. Ogni tanto però tornando a casa molto stanco, mi chiedo se ne valga ancora la pena, in quanto il mio lavoro, per come lo interpreto io, è molto dispendioso a livello di energie, anche perché ormai non sono più un giovanotto.   Potrei farmi da parte e lasciare spazio ai giovani, il problema è che gli interessati sono pochi, perché la pallanuoto è in continuo divenire,  quindi bisogna rimanere al passo con le novità, le conoscenze di tattica, strategia, schemi, e le regole non sempre sono comprensibili. Questo scoraggia l’arrivo di nuove promesse sulle panchine.

Che caratteristiche deve avere il buon pallanuotista?

R. Diciamo che tutte le caratteristiche fisiche vanno bene, ma una particolarmente importante è la precocità: imparare fin da giovanissimi aiuta, in media una disciplina si impara tra i 6 e gli 11 anni di età.
Non significa però che i ragazzi oltre quella soglia non siano più in grado di imparare quel determinato sport, anzi.
Quando però si parla di pallanuoto, in tanti si dimenticano la caratteristica principale: l’acquaticità, cioè avere confidenza con l’acqua, ma tutte sono qualità importanti nonché indispensabili per poter giocare. Si possono affinare qualità tecniche nel tiro, nel passaggio, nella difesa, nel dribbling e nel palleggio, ma se la tecnica natatoria non è corretta non si può giocare a pallanuoto, perché ci sono dei movimenti fondamentali da saper fare. Questo riguarda i bambini. Se invece parliamo di atleti più grandi, quindi adolescenti, inizia a diventare importante anche la parte fisico-muscolare dell’atleta.
Invece dal punto di vista caratteriale pretendo poche cose dai miei ragazzi, cioè rispetto per tutti e paura di nessuno, tanta voglia di fare e soprattutto di divertirsi giocando.

A chi consiglia di provare questo sport?

R. Qui tocchiamo un tasto dolente, perché io nella mia vita ho praticato fino a 11 anni fa, quando ho iniziato a fare l’allenatore di pallanuoto, solo sport terrestri.
Se potessi tornare indietro o avere una seconda vita, farei il pallanuotista, in quanto ritengo questa disciplina completa dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista della spettacolarità, e a me piace molto.
A chi consiglio di provare questo sport? A tutti, purché si abbiano già delle competenze basiche acquisite alla scuola nuoto, come la  respirazione, il galleggiamento, ecc. 

Cosa ci insegna questo sport?

R. Tutti gli sport, non solo la pallanuoto, ti lasciano insegnamenti utili nella vita di tutti i giorni.
Per esperienza, posso dire che la vita è sempre una specie di gara, di sfida, una partita, una battaglia, in cui bisogna essere allenati, preparati a sopportare le difficoltà, le sconfitte o gioire delle vittorie.
Quello che intendo è che bisogna essere sempre in grado di lottare, di non mollare mai e di superare le avversità di tutti i giorni.
Lo sport è utile proprio per la sua richiesta continua di impegno, sacrificio, sudore e fatica.
Tutto questo può essere utile, secondo me, anche nello studio, nel mondo scolastico, in quanto la stessa grinta e determinazione messe nello sport,  si possono usare anche fuori dal campo di gioco, ovvero nella quotidianità.
Concludo dicendo che nello sport, come nella vita, non si finisce mai di imparare, ma bisogna ricordare che alla base di una crescita culturale e morale importante, ci devono essere modestia e umiltà, sia per gli adulti che per i miei ragazzi.