Un iscritto su 1.000 andrà al Liceo del Made in Italy

Il debutto del liceo bandiera del governo è un flop: numeri bassissimi. Colpa dell’attivazione frettolosa e dei contenuti confusi

di Davide Santacà - 23 marzo 2024

Il tricolore

I ragazzi che l’anno scolastico prossimo studieranno al liceo del Made in Italy sono 375, lo 0,08% dei nuovi studenti iscritti alle scuole superiori. 375 in tutta Vicenza? 375 in tutto il Veneto? No, 375 in tutta Italia. Il nuovo indirizzo scolastico, una bandiera tanto sventolata dal governo attuale, parte male al debutto. Sembrerebbe che il percorso non interessi, ma forse non è così. È stato presentato a ridosso delle iscrizioni, e le scuole coinvolte hanno dovuto correre per prepararsi ad accoglierlo. Le famiglie hanno avuto poco tempo per decidersi, e senza avere nemmeno le adeguate informazioni per farlo: il Ministero dell’Istruzione non ha neppure specificato quali saranno le materie del triennio. Il problema del debutto del percorso, che ne ha determinato il flop all’anno zero, è che nessuno ha ancora capito che cosa si studierà, che formazione e che competenze verranno fornite e quali sbocchi si apriranno nel mercato del lavoro. 

Una classe liceale

Facciamo luce sulla proposta. Il Liceo del Made in Italy si presenta come un nuovo percorso che unisce tradizione e innovazione, fornendo agli studenti una preparazione completa sia dal punto di vista umanistico che scientifico. Nel piano di studi, infatti, si è pensato ad un’abbondanza delle materie STEM – le materie scientifiche, in particolare biologia, scienze della terra, chimica, informatica e ovviamente matematica –, senza tralasciare l’approfondimento della letteratura e della storia dell’arte, ma anche del diritto e dell’economia. A quanto pare, la nuova scuola propone un miscuglio di discipline di tutti i tipi. Con una partenza così affrettata e una formazione tanto generale, è mancata una riflessione approfondita su quali siano le effettive competenze che dovranno sviluppare gli studenti, e quali le grandi novità che differenzierebbero il nuovo percorso dagli altri licei già esistenti. 

Il marchio "made in italy"

Forse è così che il governo vuole immaginarsi la nuova generazione di ragazzi italiani: con una formazione il più ampia possibile, che tocca un po’ tutti i campi. Ciò riesuma qualche riforma scolastica del passato otto e novecentesco, dai licei napoleonici ai licei gentiliani che in modo velkeitario si illudevano di formare una efficiente classe dirigente, ben istruita, competente e fedele allo Stato. 

Ma perché l’hanno chiamato liceo del Made in Italy? Il nome sintetizza l’idea basilare (e pure interessante) del percorso: la formazione che verrà fornita si soffermerà  “sull’evoluzione storica e industriale del tessuto produttivo del made in italy”. Sarà un percorso di “valorizzazione, tutela e promozione delle eccellenze italiane”. “Si vuole avvicinare l’istruzione al mondo dell’imprenditoria nazionale e quindi del lavoro, riducendo la distanza fra le competenze richieste dai settori produttivi e quelle fornite dalla scuola”. Così ha parlato il Ministro dell’Istruzione e del Merito del governo Meloni, Giuseppe Valditara. 

Il Ministro dell'Istruzione e del Merito del governo Meloni, Giuseppe Valditara (63 anni)

Un’altra voce importante è quella del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che commentando il nuovo liceo ha detto che “sarà un baluardo per la crescita sostenibile e la valorizzazione dei talenti italiani”. Sugli esiti delle iscrizioni il sottosegretario all’Istruzione di Fratelli d’Italia – il partito di maggioranza al governo, guidato da Giorgia Meloni – Paola Frassinetti si è espressa con “un risultato più che soddisfacente”. Considerato però che all’anno del debutto, quando l’interesse e la curiosità dovrebbero essere alti, solo un ragazzo su mille si è iscritto alla nuova scuola c'è da dubitare su quel "Soddisfacente". Forse la Frassinetti, parlando di soddisfazione, intendeva anche riferirsi alle richieste di attivazione del nuovo indirizzo: 120 licei con ramo Economico-Sociale (su 535) hanno voluto accogliere l’innovativo percorso. Di certo non si può parlare di debutto da record. I numeri delle iscrizioni ci mettono di fronte a due scenari: o è stato presentato tutto con troppa fretta e troppa confusione o la proposta della scuola made in italy, semplicemente, non attira e non piace. Pensando all’iter di attivazione e al fatto che molti ancora nemmeno sanno dell’esistenza del nuovo indirizzo, si direbbe la prima, ma si capirà meglio rimanendo in attesa dei risultati delle iscrizioni nei prossimi anni. Attendiamo fiduciosi.