DIACONIA
Cura, servizio, sussidiarietà
tratto da: SEDE NAZIONALE PER LA PASTORALE GIOVANILE – CEI, Dare casa al futuro. Linee progettuali per la PG Italiana, Roma 2019
IN ASCOLTO
Anche se in forma differente rispetto alle generazioni passate, l'impegno sociale è un tratto specifico dei giovani d'oggi. A fianco di alcuni indifferenti, ve ne sono molti altri disponibili a impegnarsi in iniziative di volontariato, cittadinanza attiva e solidarietà sociale, da accompagnare e incoraggiare per far emergere i talenti, le competenze e la creatività dei giovani e incentivare l'assunzione di responsabilità da parte loro. L'impegno sociale e il contatto diretto con i poveri restano una occasione fondamentale di scoperta o approfondimento della fede e di discernimento della propria vocazione. [...] E stata segnalata anche la disponibilità all'impegno in campo politico per la costruzione del bene comune.
[DF 94]
Voglio incoraggiarti ad assumere questo impegno, perché so che «il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo migliore. Seguo le notizie del mondo e vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fra-terna. I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l'apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate la vita "dal balcone", ponetevi dentro di essa. Gesù non è rimasto sul balcone, si è messo dentro; non guardate la vita "dal balcone", entrate in essa come ha fatto Gesù». Ma soprattutto, in un modo o nell'altro, lottate per il bene comune, siate servitori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell'individualismo consumista e superficiale.
[CV 174]
1. ESSERE PER GLI ALTRI
La vita sinodale, a cui tutta la comunità è chiamata, si esprime nell'apertura all'altro e al mondo. Un'apertura che si fa servizio, diaconia capace di promuovere pace, giustizia e solidarietà nei diversi contesti della vita sociale. Per i cristiani questi non sono tempi di paura e di lamento, ma tempi di maggior impegno, di ricerca di senso e di costruzione di nuove alleanze per il bene dell'umanità. Per i cristiani è nella notte della morte che la luce vince le tenebre e rischiara il futuro.
La determinazione con cui la Chiesa sta dalla parte dei poveri è ciò che sorprende e attira maggiormente i giovani. Le nuove generazioni sono profondamente coinvolte dalla scoperta dell'altro. Sono molto più consapevoli di cosa raffiguri il termine umanità, sinonimo di alterità a cui è necessario convertirsi. La loro giovane età li rende capaci di gratuità e solidarietà. Non hanno timore di ascoltare il grido dei poveri e di quello del pianeta in agonia. Tutti questi aspetti possono essere elementi di partenza per una progettazione pastorale: nel servizio e nella cura possiamo incontrare molti giovani.
Alla progettazione pastorale spetta il compito di comporre attorno alla diaconia un percorso di senso, che permetta di passare dall'esperienza di servizio, più o meno episodica, all'ingresso in un processo di consapevolezza. Si tratta di aiutare i giovani a integrare la propria identità personale in un cammino di apertura e dialogo. Se essere utili è sempre una sensazione appagante, è necessario elaborare un personale senso di responsabilità che permetta di stare in relazione. Di nuovo emerge l'istanza di un accompagnamento che sappia riprendere e rileggere le esperienze offerte e vissute.
2. UN SERVIZIO CHE CAMBIA DENTRO
Prendersi cura dell'altro è molto più che fare qualcosa, significa compromettersi circa il senso che si dà, anche implicitamente, all'esistenza.
Aiutare qualcuno in difficoltà è un'azione buona, compie del bene. Si prende posizione circa la realtà umana: tutti meritano e hanno bisogno di ciò che è buono, soprattutto quelli a cui tutto sembra negato. E la vocazione più umana è quella di attivarsi affinché ciò che è buono vada diffuso, condiviso, non lasci nessuno senza. C'è un seme di prossimità in ciascuno, che può germogliare in libertà.
Coinvolgere e sostenere i giovani in progetti di diaconia significa cogliere e valorizzare il loro bisogno di sentirsi utili, di poter fare la differenza.
La mancanza di lavoro, il comodo isolamento sul divano, la diffidenza sull' effettiva onestà delle iniziative sono tutti elementi che confermano nei giovani il sentimento di inutilità e apatia che spesso li pervade. Si percepiscono come marginali in questa società in corsa e solo per vecchi, un sovrappiù, tenuto buono con un po' di divertimento e coinvolgimento in cose di poco conto.
Essere accanto ai giovani nell'esperienza di servizio significa poter cogliere l'occasione di trasformare la dedizione all'altro in un ascolto autentico dell'altro. È la possibilità di lasciarsi interpellare facendosi prossimi e non solo operatori in aiuto. Accogliere il fratello con le sue ferite apre e dilata il cuore, lascia filtrare la luce della presenza misteriosa e trascendente. Apre il tempo delle domande sulla propria esistenza e quella degli altri. E così possibile una testimonianza che annunci la mistica della fraternità.
È un'esperienza che non può attendere un'età particolare: in Italia essa si presenta già per gli adolescenti quando animano in oratorio le attività estive in favore dei più piccoli. È la prima, grande, scoperta di cosa possa significare trovare la propria identità mettendosi a servizio degli altri. Essa merita di essere accompagnata con grande cura, perché nella formazione di animatori di oratorio si aprono le porte a un esercizio effettivo di cittadinanza attiva, di dedizione e di cura che potranno avere risonanze ben più importanti quando, cristiani adulti, saranno genitori e cittadini più attivi. Inoltre gli adolescenti, rispetto ai giovani, hanno una capacità di coinvolgimento emotivo nel servizio che potrebbe diventare un'autentica occasione formativa per la loro crescita.
Nei territori esistono diverse realtà laiche che svolgono il loro servizio volontario sul territorio. È parte dell'esperienza di servizio entrare in dialogo e collaborazione con questo tipo di realtà per poter rendere l'esperienza sempre più missionaria.
A queste esperienze più "vicine", si affiancano le proposte di viaggi missionari che vengono organizzati dagli uffici diocesani competenti.
Il viaggio in terre lontane, in un'esperienza di incontro e servizio con le chiese sorelle, magari in visita ai propri missionari, porta con sé un che di esotico e avventuroso. Può essere, questo, un livello di partenza accettabile, ma non sufficiente. Il viaggio va preparato e sostenuto. Ma soprattutto bisogna aiutare i giovani a rientrare nella loro vita quotidiana senza fermarsi alla nostalgia per ciò che si è incontrato. La rilettura dell'esperienza in vista di un ritorno a casa, è un aspetto fondamentale dell'accompagnamento.
3. CUSTODI DEI FRATELLI E DELLE SORELLE
Nella progettazione pastorale è opportuno tenere conto che l'esperienza della diaconia ha un ampio e variegato orizzonte di senso. Prima di tutto servire l'altro è l'occasione per innamorarsi del bene che è tale quando è misericordioso e giusto. Ciò apre un percorso personale e di gruppo che permette di costruire una coscienza etica. Di conseguenza si determina una maggiore sensibilità e impegno a livello sociale, politico, economico ed ecologico: non basta essere innamorati del bene, ma bisogna agire e promuovere azioni di giustizia, di riconciliazione e di pace.
L'elaborazione dell'esperienza di servizio non è un semplice approfondimento intellettuale, ma una conversione offerta a tutta la persona, mente e cuore. Si tratta di un processo di maturazione e di presa di distanza dalla semplice gratificazione di sentirsi utili. Essere adulti nella diaconia significa accogliere il fratello che infastidisce, che non collabora, che insulta in un'ottica di misericordia paziente che si fa carico e si prende cura.
Una comunità impegnata nella vita sinodale riesce a riconoscere nei giovani impegnati nella diaconia un segno dell'amore del Padre che non conosce confini. La vicendevole testimonianza nella carità aiuta a essere sempre più custodi dei fratelli, a sentirsi uniti nel riconoscere la presenza del Signore nell'altro. È così che si può tenere il cuore aperto e dilatarlo sul mondo, compresi e custoditi dall'amore del Padre.
Alimento indispensabile della diaconia personale e comunitaria è la contemplazione. La mistica cristiana è una mistica a occhi aperti, mentre chiudere gli occhi significa isolarsi, tenere lontani i fratelli. Tenendo l'altro lontano si esclude anche Dio, perché prendersi cura è, prima di tutto, agire divino.