Intervista

Laboratorio di Teatro

Intervista agli alunni del laboratorio

Per quale motivo avete scelto di fare teatro?

Abbiamo scelto il laboratorio di teatro perché a molti di noi piace recitare e questa è una passione che vorremmo portare avanti anche nel futuro. Lo scorso anno molti di noi hanno frequentato questo laboratorio e ci è piaciuto molto per cui quest’anno l’abbiamo voluto rifare. Per molti di noi infatti il teatro rappresenta una forma di sfogo, dove esprimere i propri sentimenti.

Siete contenti di questo laboratorio?

Sì perché è anche un modo per conoscere a fondo noi stessi e per superare le nostre chiusure e timidezze.

Quale spettacolo porterete in scena quest’anno?

Faremo un musical, dal titolo Aladdin.

Che ruoli ci sono?

Ci sono personaggi sia buoni, sia cattivi; è una storia d’amore con un lieto fine.

Che personaggi ci sono?

Principi principesse, guardie aiutanti del re, sultano.

Da grandi vorreste continuare e magari fare diventare questo un lavoro?

Sì, io vorrei fare teatro anche da grande, perché è una delle più delle mie più grandi passioni ed, essendo timida, mi aiuta ad esprimermi meglio.

Io non vorrei continuare questo perché va bene come hobby, però come lavoro no, perché ho anche altri progetti per il futuro.

Che cosa vi aspettate da questo laboratorio?

Ci aspettiamo che questo laboratorio ci insegni ad affrontare la vita con maggiore sicurezza e serenità.

Cosa vi ha insegnato e cosa vi sta insegnando?

Ci ha insegnato molto. La recitazione ci aiuta esprimere al meglio il nostro io, le nostre emozioni . Il teatro ci sta guidando anche ad affrontare le scelte future e a comunicare in modo più appropriato.

Intervista alla prof. Giusi Monaco

Per quale motivo ha scelto di organizzare questo Laboratorio?

Questo laboratorio e il rispettivo musical sono organizzati e diretti dal mio collega, il prof. Roberto Messina, io gli faccio da supporto. Ho deciso di affiancarlo, perché non avevo mai avuto un’esperienza simile e quindi mi sono voluta mettere in gioco con qualcosa di diverso, di nuovo e con le emozioni che offre il teatro.

Come si comportano i suoi alunni?

I miei alunni si comportano correttamente, rispettano le regole anche, perché sono in 29 e se non fosse così si creerebbe solo una gran confusione.

Qual è l’obiettivo più importante del vostro laboratorio?

L’obiettivo più importante del nostro laboratorio è la socializzazione, l’affiatamento e la cura dei rapporti interpersonali. Lo scorso anno, ad esempio, a conclusione del musical tutti i ragazzi sono diventati una grande famiglia.

Quale pensate sia la soddisfazione più grande?

La soddisfazione più grande per me è quella di vederli sul palco totalmente autonomi. Saranno in grado, senza dubbio, di organizzarsi da soli,sia nella recitazione che nel canto, ma anche nella gestione della scenografia e dei tempi di recitazione. Al debutto non chiederanno nessun tipo di supporto e faranno tutto da soli.

Intervista al professore Roberto Messina

Per quale motivo ha scelto di organizzare un laboratorio teatrale?

Da tanti anni mi occupo di teatro e ho sperimentato che esso, è molto apprezzato negli alunni della vostra fascia d’età, perché diventa scuola di vita, racchiudendo in sé molteplici attività e discipline, che sono in grado di affinare l’anima; abbiamo fatto tantissime esperienze, abbiamo fatto tanti spettacoli ed è un laboratorio molto richiesto. Perché si fa teatro? Si fa teatro per far diventare un po’ più vere le persone, perché oggi siamo sospesi tra realtà e finzione e il teatro ci insegna ad essere veri, perché non si può fingere sopra un palcoscenico, si deve essere veri e basta. Da questa verità riusciamo a tirar fuori tutti quelli che sono gli obiettivi di convivenza civile, che vuol dire rispetto delle regole, rispetto degli altri, rispetto delle cose altrui. Oggi noi cerchiamo di rapportarci tra persone, anziché con una realtà virtuale, che perde di vista i veri valori e i rapporti costruttivi tra persone. Per questi motivi credo che il teatro sia una delle attività che dovrebbe essere inserita nella scuola come disciplina vera e propria, perché rappresenta l’espressione di crescita, di maturazione, di espressione massima di ciascun alunno.

In base a quale criterio sceglie le sue attività teatrali?

La scelta, in effetti, è un po’ complicata, complessa. Non scelgo io il prodotto, perché in effetti c’è un prodotto che potrebbe piacermi più degli altri. Io devo andare a cercare un prodotto che possa contenere tutte le persone di cui è composto il laboratorio, per consentire le competenze che devono essere messe in gioco. Devo, inoltre, trovare un “ruolo” per tutti, così si strutturerà un gruppo per le corografie, un gruppo che reciterà, un altro che svolgerà tante altre attività, la finalità più importante è quella di coinvolgere tutti i ragazzi, nessuno escluso. Quando scelgo l’opera da rappresentare deve innanzitutto offrire un messaggio chiave che sia ben compreso dal pubblico. Quest’anno metteremo in scena “Aladdin, il ladro del Bagdad”, in cui si parlerà dell’emancipazione femminile e della parità tra i sessi. È un musical ambientato in Arabia, nei paesi dove non esiste parità tra uomo e donna, attraverso questo musical, con piccole situazioni che cambiano, abbiamo cercato di dare questo messaggio forte, prima per i miei alunni, che fanno parte di questo laboratorio e poi per tutti coloro che verranno a vederlo.

Qual è l’obiettivo più importante di questo laboratorio?

Raggiungere gli obiettivi di convivenza civile, che ormai non conosciamo più; far comprendere a questi ragazzi che la verità significa essere se stessi e, soprattutto, che ciascuno ha così tante qualità e doti che se non esistesse questo momento catartico forse non riuscirebbero a comprenderle.

Come si comportano i suoi alunni?

I miei alunni, non sono altro che vostri coetanei, la risposta potreste darla voi. Il nostro laboratorio non è una lezione frontale, qua cerchiamo di lavorare utilizzando la fiducia, che deve essere reciproca.

Qual è la soddisfazione più grande nel realizzare questo laboratorio?

La soddisfazione principale è arrivare il lunedì pomeriggio e vedere i sorrisi dei ragazzi e gli occhi che si illuminano. Più di questo cosa può pretendere un professore? Il lavoro finale è la conclusione di un percorso, ma ciò che conta è il percorso. Quando avrò la percezione del fatto che mancheranno i sorrisi dei miei alunni, è tempo che vada in pensione.

In base a quale caratteristiche degli alunni sceglie i personaggi?

Io non ho mai utilizzato il criterio del più bravo o della più brava, ma credo che i ragazzi abbiano tutti qualcosa da dare e così io lavoro per personalità. All’inizio mi occupo di dinamiche relazionali, dialogando molto con i ragazzi cerco di comprendere subito la loro personalità. Dopo aver conosciuto il carattere e le doti di ognuno vedo se esse si sposano con la tipologia di personaggio che devo rappresentare e se ha doti abbastanza elevate.

Il suo laboratorio è impegnativo?

Il mio laboratorio non è impegnativo, è molto impegnativo, nel senso che le ore preventivate non bastano mai. Io e la professoressa Monaco abbiamo deciso di ampliare il laboratorio, aumentando gli incontri a due, tre volte la settimana, in orario extrascolastico, altrimenti non riusciremmo ad andare in scena perché con le due ore di laboratorio tradizionale non potremmo arrivare a fare lo spettacolo.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Beh… Per il prossimo anno scolastico il mio progetto è quello di chiedere il trasferimento dalla disciplina che insegno, il sostegno, a quella di educazione musicale che è la mia materia di insegnamento, cui tengo tanto, perché avrei molto da dare a tutti gli alunni della nostra scuola.