Capitani CSI: un decalogo di impegno e di responsabiltà

Sabato 3 dicembre si è svolta la “La Notte dei Capitani”, il tradizionale appuntamento del CSI Roma, giunto alla 13^ edizione, dedicato ai capitani delle squadre giovanili. L’augurio del vescovo ausiliare di Roma Daniele Salera ai ragazzi: “Siate gioiosi dando il massimo di voi stessi. Grazie di aver accettato questo impegno nel voler essere capitani nello sport e nella vita”

10/12/2022

Sabato 3 dicembre l’Impianto sportivo Capitolino di Via Montona, ha ospitato la 13^ edizione de “La Notte dei Capitani”. Si tratta del tradizionale appuntamento che il CSI Roma dedica ai capitani delle squadre giovanili.

Dopo i tre videomessaggi di saluto di tre campioni del calibro di Gigi Buffon, Ciro Immobile e Simone Perrotta, ad introdurre la serata è stato il presidente del CSI Roma, Daniele Pasquini che ha voluto affidare un compito ai giovani capitani arancioblu: “Stasera farete il giuramento del Capitano. Nel decalogo, al primo punto, c’è scritto che lo sport è prima di tutto un gioco. Vi chiedo allora di far capire ai vostri compagni di squadra che state giocando. In modo particolare quando sul campo l’agonismo prende il sopravvento e la voglia di vincere sembra prevalere, ricordate a tutti che state giocando. Ditelo anche ai genitori che stanno a guardarvi e ai vostri dirigenti che spesso si fanno prendere dalla foga della partita. Ricordate a tutti che state giocando e dovete divertirvi”.

Dal Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, don Francesco Indelicato, l’invito a “vivere i valori dello sport, umani e spirituali, anche nella vita di tutti i giorni, come ci ricorda la Chiesa nello sport. Lo sport aiuta a diventare uomini”.

Per l’assistente ecclesiastico del CSI Roma, Don Bonifacio Sarte Lopez, il capitano deve avere tre caratteristiche: “Primo: la visione. Deve sempre sapere dove si va, come comportarsi e di cosa ha bisogno la squadra. Secondo: deve essere altruista. Si mette sempre a disposizione dei compagni e del mister. Terzo: deve supportare la squadra. Solo così sarete veri e autentici capitani, all’altezza della scelta che ha fatto il mister e al servizio dei vostri compagni. Siate leader in campo e nella vita. Abbiate l’umiltà di diventare veri capitani. Ci vuole tanta, tanta volontà!”.

Insieme ai capitani erano presenti in sala diversi dirigenti, allenatori e presidenti di società sportiva, che accompagnano i ragazzi nel percorso associativo quotidiano. Per svolgere al meglio questo importante servizio educativo, il CSI Roma ha ideato un percorso formativo per le società sportive. A presentarlo è stato il formatore Corrado Taggiasco: “Vi proponiamo di avviare un cammino insieme. L’intento è di fare rete con le vostre società sportive per poter rispondere in maniera efficace alle problematiche e ai bisogni dei ragazzi. Attraverso questo progetto vogliamo creare qualcosa di più grande e più bello per le nostre realtà associative”.

Il moderatore della serata Daniele Rosini, presidente regionale del CSI Lazio e coordinatore dell’Area Sportiva del CSI Roma, ha passato la parola a Emanuele Santi, Presidente di Afrilanthropy e fondatore di Riding the Rainbow, che ha presentato la campagna “Rimettiamoli in gioco: la maratona della solidarietà”. “L’iniziativa ha come obiettivo quello di coinvolgere il mondo dello sport, nel rimettere in gioco oggetti di seconda mano e, allo stesso tempo, promuovere l’integrazione dei giovani rifugiati, aiutando loro stessi a rimettersi in gioco, attraverso l’app Riding the Rainbow (www.ridingtherainbow.com/it/). Ci sono tanti oggetti che a noi non servono più e possono essere un regalo importantissimo per altri. All’inizio c’erano solo biciclette. Poi abbiamo esteso il progetto a tutti i tipi di articoli sportivi. Oggi la lanciamo oggi ufficialmente in Italia, il sesto paese ad aderire a questa iniziativa. Se non usate più scarpe, magliette, articoli sportivi vi invito a donarli attraverso l’app”.

Ad impreziosire la serata c’è stata la testimonianza di tre sportivi: il Col. Fabio Martelli, responsabile del Gruppo Sportivo dell’Esercito, in compagnia del graduato Pierluigi Mannella, tecnico sollevamento pesi del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito e del caporale Sofia Yaremchuk, atleta nelle specialità 10 km su strada, mezza maratona e maratona.

Per il Col. Fabio Martelli la figura del capitano è fondamentale per una squadra, così come il comandante per l’esercito: “il Comandante deve dare l’esempio a tutti in caserma, entrando per primo, così come fa il capitano che entra in campo per primo davanti ai compagni. Sono un capitano anche io. Alle mie dipendenze ci sono ben 195 sportivi, per me sono tutti capitani. Ognuno deve dare il massimo in ogni competizione. Sofia e Pierluigi sono due campioni italiani. Hanno storie particolari ed una carriera piena di successi. Hanno cominciato come voi, giocando e divertendosi. Anche nello sport professionistico se non c’è il divertimento non si raggiungono risultati importanti. Ci vuole costanza, impegno e tanto sacrificio per migliorare ed essere grandi sportivi, nello sport così come nella vita”.

La fondista Sofia Yaremchuk, nata e cresciuta a Leopoli nell'Ucraina occidentale, ha sottolineato ai ragazzi l’importanza di divertirsi nello sport ad ogni livello: “Siete un esempio e un punto di riferimento per la vostra squadra. Allenatevi al massimo, fate bene e date sempre l’esempio in campo e nella vita. Il mio è uno sport individuale e il mio punto di riferimento è l’allenatore. Allenarsi per una maratona di 42km è dura. Bisogna allenarsi 12 volte a settimana, fare tanti sacrifici però è fondamentale anche divertirsi. Bisogna godere ogni momento. Lo sport regala emozioni bellissime. In una gara lunga e difficile come una maratona raggiungere il traguardo è una soddisfazione incredibile che non si può descrivere. Dopo tanto impegno, però, il traguardo bisogna meritarselo. L’intelligenza è molto importante nello sport, non ci vogliono solo i muscoli. Devi avere la testa per andare avanti e resistere nei momenti di difficoltà”.

Impegno, forza e concentrazione sono le caratteristiche principali che deve avere uno sportivo secondo Pierluigi Mannella: “Non basta la forza, ci vuole anche la testa e la concentrazione. Gli obiettivi maggiori richiedono ancora maggiore impegno. La testa fa tutto e i muscoli seguono. Nella mia carriera avevo iniziato a fare taekwondo. quando andavo nella palestra vedevo mio fratello che praticava questi movimenti ed ero molto curioso, volevo farli anche io. È partito tutto da un gioco che ha iniziato a prendere forma. Nella prima competizione ho iniziato a vincere ed ho capito che era quello che volevo fare. L’augurio che faccio a voi ragazzi è di impegnarvi sempre al massimo. Lo studio è fondamentale. Non abbandonate mai gli studi perché fareste l’errore più grande della vostra vita”.

Ad introdurre la seconda parte della serata, con l’assunzione dell’impegno da parte dei ragazzi a diventare veri Capitani CSI, è stato sua eccellenza mons. Daniele Salera, vescovo ausiliare di Roma delegato per lo sport: “Secondo voi perché siete stati scelti per portare la fascia e avere questo ruolo? Da quando siete capitani è cambiato il modo in cui giocate? E’ cambiato qualcosa nella vostra vita di sportivi? Rispondere a queste domande è fondamentale per comprendere al meglio il ruolo e la responsabilità a cui siete chiamati. Essere capitani è come avere una nuova identità. Quella fascia richiede un nuovo modo di giocare, prendendovi responsabilità in più. Ne aggiungo un’altra. Vi faccio io un applauso perché voi ci date una bella testimonianza a cui si può dare responsabilità. Non è scontato. L’augurio che voglio farvi stasera è di giocare, stando sempre tranquilli e in pace, contenti di vivere questo servizio. Siate gioiosi dando il massimo di voi stessi, Grazie di aver accettato questo impegno nel voler essere capitani nello sport e nella vita”.

Mons. Daniele Salera ha quindi benedetto le fasce da capitano che sono state consegnate ai ragazzi, insieme alla copia del decalogo, col conseguente impegno di fedeltà da parte di tutti i ragazzi intervenuti ad “essere un vero capitano CSI: un capitano sul campo, ma soprattutto il capitano nella vita”.


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