immagine del Golem
a cura di Martino Borca, Matteo Murzio, Sakura Mandaglio
con la collaborazione della classe 3M, Liceo Musicale
Il testo esplora come l’idea di intelligenza artificiale esista fin dall’antichità, con radici nella mitologia. La civiltà greca, in particolare, tramandava storie che descrivevano esseri straordinari, come figure di metallo capaci di pensare e agire autonomamente, ritenuti degli o divinità. Questi racconti servivano sia per intrattenere che per spiegare fenomeni misteriosi. Un esempio di questa tradizione è il mito del “Golem”, una creatura di argilla modellata dal rabbino Jydah Loew per proteggere il ghetto ebraico di Praga. Sebbene fosse forte e obbediente, il Golem non possedeva intelligenza propria, essendo privo di anima e volontà. La mitologia greca, attraverso i suoi miti, rifletteva già l’idea della possibilità di creare una vita artificiale, sollevando questioni etiche sulla sua legittimità. Anche altre tradizioni, come quella indiana, accennano a figure simili ai robot moderni. Si pensa, ad esempio, che le reliquie del Buddha fossero protette da guardiani dall’aspetto meccanico, ispirati all’arte greco-romana. Un ulteriore esempio è la leggenda delle mura “ciclopiche” di Rama in Piemonte, nella Val di Susa, che parla di una città megalitica lunga circa 27 chilometri, costruita per facilitare la vita dell’uomo. Questi miti e leggende dimostrano come l’umanità abbia da sempre cercato di creare strumenti artificiali per migliorare la vita quotidiana. Inoltre, già in tempi antichi si discuteva dell’idea che le macchine potessero un giorno sostituire la vita umana e permettere all’uomo di vivere in eterno. Questa riflessione prosegue oggi nel movimento del transumanesimo, il cui termine fu definito nel 1957 dal biologo britannico Julian Huxley nel libro New Bottles for New Wine. Tuttavia, Huxley si ispirò al filosofo francese Pierre Teilhard de Chardin, che usò il termine già nel 1949. Il transumanesimo si ispira a pensatori come Ruggero e Francesco Bacone, Giovanni Pico della Mirandola e Lev Trockij, legati alla tradizione umanistica rinascimentale, dove l’uomo è il centro di tutto. Huxley descrive il transumanesimo come un percorso in cui l’uomo, pur rimanendo umano, trascende sé stesso e sviluppa le potenzialità della propria natura grazie alla scienza e alla tecnologia. I sostenitori di questa idea ritengono che la tecnologia possa migliorare le capacità fisiche e cognitive dell’essere umano, riducendo le malattie, rallentando l’invecchiamento e prospettando la possibilità di una vita post-mortem. Secondo i transumanisti, l’umanità dovrebbe superare i limiti imposti dalla selezione naturale darwiniana, sostituendo l’evoluzione biologica e le mutazioni casuali con cambiamenti guidati dall’uomo attraverso l’autodeterminazione e il controllo scientifico. Secondo Adrienne Mayor, docente di Storia e Filosofia della Scienza a Stanford, le radici del progresso tecnologico si possono collocare nell’antichità. Poiché pensa che le antiche civiltà abbiano dato molta importanza all’intelligenza artificiale, tanto da vedere alcuni aspetti positivi nell’interazione tra esseri umani e macchine. Lei colloca infatti le origini nel mondo classico con Omero all’interno dell’Iliade e dell’Odissea. Mayor infatti ha notato come gli antichi greci si immaginavano servitori artificiali dall’aspetto umanoide. Nel XVIII libro dell’Iliade infatti Efesto, Dio greco del fuoco aveva creato due ancelle d’oro con fattezze femminili, loro avevano il compito di aiutarlo nelle faccende quotidiane e intrattenerlo con il loro canto “simili a vere fanciulle. Hanno il petto discernimento, hanno voce e vigore, sono esperte i vari lavori, grazie agli dei immortali”. Un altro esempio di mito greco nel quale è presente un essere artificiale è il mito di Talo. Si tratta di un umanoide forgiato da Efesto per il Dio Zeus. Talo aveva il compito di sorvegliare Creta e difenderla in caso di attacco lanciando enormi massi o scagliandosi incandescente sui nemici dopo essersi buttato nel fuoco. Questo umanoide non era invincibile infatti il suo punto debole era la caviglia, che è stata colpita durante un attacco di Peante. L’eroe di questo mito si potrebbe paragonare alle tecnologie attuali evidenziando le debolezze.In altri miti come quello di Medea e Prometeo compaiono esseri artificiali creati con metodi e materiali simili a quelli usati dagli artigiani. All’inizio della descrizione spesso è presente come viene costruita la creatura dalle mani di Dio.