La Fantascienza e le tre leggi delle robotica
a cura di Antellini Noemi, Arcidiaco Sasha e Pasqui Camilla
con la collaborazione della classe 3M, Liceo Musicale
L’IA e la fantascienza
Nella cultura cinematografica, il genere fantascientifico risulta essere molto importante per l’evoluzione della cultura popolare tanto da essere considerato uno “strumento profetico”, poiché molte innovazioni sono state ispirate a questo genere.
Il concetto di Intelligenza artificiale viene presentato per la prima volta sugli schermi nel 1927 nel film diretto da Fritz Lang : “Metropolis”, che ebbe molto successo e acquisì un grande valore simbolico tanto da essere considerato un modello per il cinema fantascientifico, a cui si ispirarono inoltre i registri di Star Wars.
In generale il cinema fantascientifico iniziò ad essere considerato un genere autonomo solo alla fine degli anni ‘50 del novecento poiché si accorsero che racchiudeva diversi generi e messaggi che affrontavano non solo temi sociali e di attualità in modo elegante ma anche messaggi politici e filosofici.
Non manca però l’influenza della fantascienza e dell’intelligenza artificiale nella cultura artistica: come già sappiamo quest’ultima si è rivelata capace di generare delle immagini dalle caratteristiche uniche anche se generate da un algoritmo e successivamente, come “il ritratto di Edmond Belamy”, venduto all’asta per 432.000 dollari.
Ritornando invece sull'aspetto cinematografico, anche se si parla di un argomento tanto importante quanto vasto, gli scenari dei film che parlano di intelligenza artificiale e dei robot, sono tra loro molto simili:
è solita infatti la visione distopica di una realtà futuristica ma prevedibile in base alle tendenze del presente, percepite come negative ed è per questo che la visione suscita il presagio di un avvenimento spaventoso o negativo;
Il mondo, caratterizzato da una società ipotetica dove le espressioni sociali, politiche ed ambientali sono portate al limite, diventando pericolose;
Accade spesso inoltre che gli androidi, a causa di una scorretta programmazione o per volontà di chi la fa, acquisiscano la consapevolezza della loro importanza scatenando rivolte contro gli esseri umani.
Non tutte le storie finiscono così: ci sono anche quelle dove il robot rimane al servizio e instaura un'amicizia con l’uomo.
Già agli inizi del novecento , con il successo del primo film fantascientifico "Frankenstein" e poi come accadrà con Lang, si sente l’esigenza di portare sugli schermi non solo la realtà quotidiana ma anche i sogni e le fantasie dell’essere umano. Da questa esigenza lo scrittore Isaac Asimov scrisse “Io robot”, una serie di nove racconti indipendenti tra loro scritti tra il 1940 e il 1950 che raccolgono diverse storie sulle quali lo scrittore getta le basi per la letteratura sulla robotica.
Le tre leggi
Per Asimov, una buona programmazione come quella del protagonista, un androide con cervello “positronico” ( significa che non può ricevere mutamenti chimici provenienti dall’esterno e di conseguenza è più facile comandare), l’androide deve essere programmato in base alle tre leggi della robotica, grazie alle quali il robot non può procurare alcun danno all’umanità, a meno che quest’ultima decida di usarli negativamente.
Detto ciò illustra le tre leggi, anche se nei suoi ultimi racconti viene postulata una quarta legge generale, nominata “legge 0”:
1.“un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che , in assenza del suo intervento, un essere umano riceva danno”;
2.“un robot deve obbedire agli ordini impartiti degli esseri umani, purché questi non vadano contro la prima legge”;
3.“un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la prima o con la seconda legge”
Oltre ai robot nella fantascienza ritroviamo anche i supercomputer, strumenti capaci di elaborare dati molto elevati, come HAL 9000 del film “odissea nello spazio” di Stanley Kubrick del 1868 .
Il protagonista è un supercomputer installato in una nave spaziale denominata" discovery” , la sua intelligenza è così avanzata che gli permette di riprodurre le attività della mente umana.
All’inizio il dispositivo risulta essere innocuo, ma come accade nella maggior parte dei film fantascientifici, anche HAL 9000 inizia ad assumere comportamenti umani. Un altro riferimento va fatto a Philip K. Dick. la sua opera “cacciatori di androidi” del 1968 e la sua trasposizione cinematografica del 1982.
I temi principali e del film non combaciano con quelli del libro: il tema della religione; quello dell'importanza di avere un animale domestico “in carne ed ossa” rispetto ad uno cibernetico; le emozioni umane suscitate da una macchina e il rapporto tra uomo e robot. Anche le ambientazioni cambiano: mentre il film è ambientato a Los Angeles ,una città molto caotica , il libro è invece ambientato a San Francisco, una città decisamente più tranquilla anche se grande.