02 novembre 2025
Gli SMS sono diventati una forma di comunicazione centrale nel mondo giovanile di oggi, combinando rapidità, sintesi e un linguaggio ricco di simboli e abbreviazioni.
Questo articolo esplora come questo mezzo, pur limitato nei caratteri, permetta ai giovani di esprimere identità, emozioni e relazioni in modo immediato e creativo.
Si chiama Short Messages Service, più comunemente SMS, il nuovo mezzo che ti aiuta a non Star Mai Solo. E’ l’invenzione del nuovo millennio, l’ultima trovata della telefonia mobile, una vera e propria protesi giovanile.
Ogni giorno, in Italia, vengono scambiati oltre 10 milioni di messaggini che sono trasmessi attraverso i telefonini e vengono visualizzati sul display del cellulare.
E’ un fenomeno comunicativo tanto imponente quanto volatile: dei milioni di messaggi quotidiani non resta alcuna traccia durevole.
I maggiori utilizzatori di SMS risultano essere i giovani sotto i 25 anni, quelli che, si dice, non sanno o non amano scrivere.
A prima vista la diffusione dei messaggini parrebbe sancire la rivincita di Theuth, il Dio egiziano inventore della scrittura. Dopo che per anni la parola scritta sembrava destinata a un futuro sempre più marginale, soppiantata dalla comunicazione audiovisiva a distanza, ecco che lo sviluppo tecnologico (prima il fax, poi l’e-mail, adesso gli SMS) ridà valore alla scrittura.
Ma alcuni aspetti tecnici degli SMS ci devono spingere alla cautela.
I messaggini, solitamente, non superano i 160 caratteri; ecco allora che gli SMS sono per loro natura brevi, brachilogici, poco strutturati.
In positivo, possono essere una provvidenziale scuola di sintesi e un’occasione per sviluppare la brevità, escogitando ogni mezzo possibile per dire di più nel minor spazio; in negativo, possono essere il luogo in cui domina la fatuità, la comunicazione rapida ed occasionale ma a volte superficiale.
E’ noto che si è costituita una forma codificata di scrittura abbreviata, che utilizza, oltre agli ‘scorciamenti’ delle parole e alle sigle, numeri, segni grafici e piccole immagini realizzate con i segni della tastiera (ad es. “Xkè nn vuoi + venire alla festa? ”).
La grafia corrente ha cercato, insomma, di fare i conti con la brevità e, utilizzando tecniche analoghe a quelle degli amanuensi che dovevano scrivere fogli e fogli di manoscritti, è stata creata una forma di scrittura compendiata, le cui regole sono condivise dai partecipanti alla comunicazione.
Dal punto di vista materiale siamo davvero di fronte ad un recupero della scrittura; ma da un punto di vista più profondo, la rivincita della scrittura è sicuramente limitata. La scrittura dei messaggini mima prepotentemente l’oralità, sia per quel che riguarda le caratteristiche linguistiche, sia per quel che riguarda gli scopi comunicativi per cui viene usata.
Gli accorciamenti nella realizzazione delle parole, la elementarità della sintassi, l’ampia presenza di contenuti impliciti, considerati scontati dagli interlocutori, sono tratti dell’orale più che dello scritto.
La trascuratezza di grafia e punteggiatura e la velocità di scambio degli SMS non fanno che riproporre le caratteristiche di trascuratezza e di “allegria” tipiche dei dialoghi parlati, in primo luogo quelli giovanili. La scrittura al cellulare offre, in particolare ai giovani, uno strumento di espressione che essi possono sentire congeniale alla loro identità e al loro progetto esistenziale.
Le caratteristiche tecniche della comunicazione SMS esaltano la capacità di rendere con immediatezza e rapidità l’istantaneità del vissuto.
Il vincolo dell’essenzialità imposto dal ristretto numero di caratteri a disposizione, spinge a ricodificare l’espressione, cosicché, ad esempio, “NN” sta per “non”, “CMQ” sta per “comunque”, “Xké” sta per “perché” ecc.
Non appena possibile, la lingua italiana viene attraversata dall’inglese ( o francese, spagnolo, tedesco) e di tanto in tanto fa perfino capolino il latino e il dialetto.
Tutte le risorse del codice grafico sono sfruttate al meglio per asciugare l’espressione e per rendere in modo iconico le sfumature di senso allusive alla storia internazionale degli interlocutori, così da segnalarne il coinvolgimento affettivo.