Nessuno dovrebbe essere Andrea Spezzacatena.

Riflessioni sul film "Il ragazzo dai pantaloni rosa" di Margherita Ferri 

a cura di Adam Fauzia 


Ovviamente ciascuna persona possiede e tiene stretta a sé un'esperienza di vita differente e unica, ma gli intrecci degli eventi possono essere, se non parzialmente identici, estremamente simili e speculari. In quanto studente posso affermare con certezza che situazioni come quelle descritte in modo eccelso nel film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” sono all'ordine del giorno per molti, benché spesso di portata minore. Questo  però non toglie che viviamo in una società in cui vige la cultura della violenza e in cui, a passi  lenti, ma anche  marcati e forti, si sta attuando una massificazione e una standardizzazione di un modello di uomo e del genere maschile. Quanto succedeva da secoli alla femminilità, che si doveva mostrare in modalità codificate e perbeniste  all'interno della società e del gruppo familiare, ora si sviluppa, meno velatamente rispetto al passato, anche su coloro che dimostrano una mascolinità più fluida, meno basata sulla forza e sulla virilità, che talvolta tenta di imporsi su individui considerati ‘deboli’. L'essere umano, dopo Darwin, nonostante abbia superato il Razzismo Scientifico di metà Novecento, crede ancora che esistano categorie non semplicemente più fragili, ma assolutamente meno adatte alla vita. Questo concetto non si basa certamente su prove pratiche o scientifiche, ma, appunto, su una visione del mondo fallocentrica. Nel periodo storico che stiamo affrontando, per cause politiche e sociali, l'equilibrio delle forze in atto si modifica  di anno in anno,  in un costante cambiamento della predominanza di una o dell'altra parte. Già nel 1999 Zygmunt Bauman descrive nel suo libro “Modernità liquida” quella che egli stesso chiama ‘società liquida’, in cui, a causa di un senso generale di precarietà e di incertezza, si crea una frammentarietà nelle relazioni umane che diventano sempre più liquefatte, sempre meno certe. Questo degrado della qualità delle interconnessioni sociali non è reversibile, ma destinato, probabilmente, a un annientamento totale di quei valori che, utopisticamente, descrivono la società ideale.

I due valori che si possono ritenere fondamentali sono due: l'empatia e la solidarietà. Estremamente collegati fra loro costituiscono una base resistente e duratura per una qualsivoglia relazione, che questa sia solo di amicizia o qualcosa di più. L'annichilimento di questi avviene sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni, che si parli di guerre o di mancato aiuto. Nel film la scena del ballo scolastico di fine anno ne è la rappresentazione. Andrea, scoperto l'inganno di quelli da lui considerati ‘amici’, chiede aiuto disperatamente urlando e dimenandosi, nessuno lo aiuta, ma, al contrario, viene lasciato solo a sé stesso in mezzo alle risate canzonatorie . Da lì a poco l'atto estremo, scatenato dal male di esistere nella solitudine che cattura coloro che non si adattano ai modelli imposti. Questo mancato adattamento è stato, da parte di Andrea, indossare quei pantaloni rosa, di cui la madre Teresa, giustamente, non si è mai pentita, e avere dei comportamenti che, forse, troppo si confacevano “all'altra sponda”, così chiamata ed odiata da quegli adulti ed  adolescenti che non riescono ad accettare che qualcuno abbia il coraggio di allontanarsi dall'ideale comune, quello stesso coraggio che per un motivo o per l'altro loro non riescono ad ottenere.Da questo discorso, per fortuna, sono esenti i bambini che dimostrano, spesso e volentieri, di non avere alcun tipo di pregiudizio o giudizio di qualsiasi genere, come il piccolo Andrea che guarda estasiato i filmati della sua nascita e della prima vacanza, finché non vengono marchiati da quello stampo patriarcale che ci segna tutti nel profondo,  chi più  chi meno. “Lasciamo fuori i bambini” viene sovente ripetuto nei vari comizi politici, ma perché questo non viene applicato da ambo le parti?

A  testimoniare questa crescente intollerabilità parlano  i dati della nostra penisola. Solo tra Aprile 2022 e Marzo 2023 i casi di violenza per Omofobia sono stati 115 con 163 vittime. Per quanto riguarda il Bullismo, il 65% dei giovani italiani dichiara di averlo subito, il 63% dei quali in forma ‘tradizionale’ e il 19% attraverso i social, quindi sotto forma di ‘cyberbullismo’ (1). Questi dati confermano che non viviamo in una società completamente aperta, ma, anzi, non mancano i casi in cui la fragilità venga considerata motivo sufficiente per predominare sull'altro. Non siamo sicuri né all'interno né all'esterno delle mura domestiche. All'interno del nucleo familiare, solo nel 2023, 5000 minori conviventi sono stati coinvolti, direttamente o indirettamente, in episodi di violenza sulle donne, mentre 2100 sono coloro che hanno subito loro stessi (2). Non è il caso di Andrea questo, che ha sempre avuto la propria famiglia accanto, ma fa riflettere sui possibili pericoli a cui possono incorrere i giovani d'oggi. A questi pericoli si aggiungono i social, che, da una parte, ci danno la possibilità di connetterci al mondo intero; dall'altra ci rendono più rintracciabili e perseguibili, come, per esempio, la pagina Facebook “Il ragazzo dai pantaloni rosa” fece nei confronti di Andrea.

L'educazione deve partire dalla famiglia. Se questa non è capace di fornirla, allora la scuola se ne deve occupare. Ma la censura, soprattutto in ambito educativo, è sempre più pressante e il compito passa, in ultimo, al singolo individuo che deve informarsi mediante diverse modalità, senza lasciarsi convincere facilmente dalle parole e dalle idee altrui, “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, il film s'intende, ci insegna cosa un ragazzo di appena 15 anni possa arrivare a pensare in un momento di crisi,  in cui si ritrova isolato dal resto del mondo, ma, soprattutto, cosa può arrivare a compiere pur di liberarsi dal dolore. Il suicidio non è una soluzione universale, ma libera dal dolore la singola persona. Questo, forse, Andrea lo sapeva ed egoisticamente ha deciso di percorrere in ogni caso la strada che già da tempo aveva deciso di seguire.

L'ultimo abbraccio alla madre  Teresa ci arriva un po’ come una scusa che lui le offre nella speranza di essere perdonato, il ritorno al parco giochi è, simbolicamente, un rievocare quel periodo di felicità in cui la famiglia, nonostante i mille problemi, era insieme e spensierata. “Ai miei figli, che il sacrificio dell'uno valga il riscatto dell'altro” è così che Teresa Manes dedica il suo libro ad Andrea e al fratello, un ultimo atto di dolore per l'uno che sia motivo di amore e protezione per l'altro.


(1) https://www.omofobia.org/sito/cronache-di-ordinaria-omofobia-report-da-aprile-2022-a-marzo-2023/


(2).https://www.savethechildren.it/blog-notizie/violenza-domestica-e-violenza-assistita-nuovi-dati#:~:text=Si%20registrano%2C%20inoltre%2C%20numerosi%20casi,o%20inferiore%20ai%2010%20anni.