SELEZIONE DELLE FOTO E DEI VIDEO PIU' SIGNIFICATIVI
del concorso promosso dalla Rete Nazionale dei Licei Artistici,
Maggio 2020
Il Concorso ha come oggetto la realizzazione di opere video e/o fotografiche sul tema dell'emergenza sanitaria che costringe ciascuno di noi a rimanere a casa e a rinunciare a moltissime esperienze: incontrare gli amici, condividere momenti di svago e di divertimento, andare al cinema, visitare una mostra, o anche solo fare una passeggiata in compagnia. L'isolamento ci impone il rispetto di una disciplina, per tutelare la salute nostra e quella degli altri, per collaborare tutti al raggiungimento di uno scopo comune: sconfiggere il virus per poter riprendere appena possibile una vita "normale". Questo forzato distacco dilata il tempo, rimodella i rapporti tra le persone, induce a riflettere; molti commenti, sui giornali e sui social media, sottolineano che, quando sarà finita, nulla sarà come prima. Gettando lo sguardo al futuro, quale potrà essere l'eredità positiva di questa esperienza drammatica? Cosa ci avranno insegnato questi giorni eccezionali per la quotidianità di domani?
Esposizioni multiple su pellicola analogica.
La nostra casa è la nostra intimità, qualsiasi luogo in cui ci riflettiamo potrebbe essere casa. Nonostante contengano tanto di noi però le nostre dimore ci sembrano quasi delle gabbie ora… allora qual è la nostra casa, se non il mondo?
L’opera sommersi/salvati riflette sulla liberazione come dolorosa rinascita, ma anche sulla fragilità della memoria. Così ho deciso di incidere sul mio corpo, gli sbagli, i ricordi che non mi appartenevano più, attraverso pennellate di tempera bianca, fredda, che asciugandosi creava crepe corrispondenti alle linee del mio corpo, il mio passato. Inizialmente ero intimorita a lasciare andare quei pensieri e un attimo dopo più consapevole, ho guardato con speranza verso il futuro, verso il prossimo.
“L’attesa delle persone amate non è una pausa: è un lavoro incessante, una fatica mostruosa, una lotta contro i peggiori dei pensieri. È uno spazio che si riempie di mostri.” CONCITA DE GREGORIO
In questo tempo sospeso, proviamo a conservarci integri, come un alimento sotto vuoto, ma è impossibile perchè nulla sarà come prima e agire come se nulla fosse è come schiantarsi contro il vetro dell'illusione.
La foto ci mostra una crepa in un muro attraverso la quale filtra la luce, che ci fa sperare arrivi dalla fine del tunnel: questo lungo periodo buio che stiamo vivendo.
All'inizio sembrava un bel periodo di pausa, ma presto ci siamo resi conto che tutto diventava confuso, assurdo, privo di significato.
Siamo sospesi in una bolla.
Noi, natura, siamo chiusi nel nostro artificio. Le nostre relazioni sono diventate scambio di informazioni via rete. Durante questo periodo di quarantena il cane, ironicamente, è diventato strumento per godere di qualche attimo di libertà. Egli però soffre dei confini sempre più ristretti, non ha la possibilità di interagire con esseri della stessa specie poiché i propri padroni devono mantenere la distanza di sicurezza. Come noi soffre dell'autoisolamento, ma è felice di poter godere della tranquillità domestica e della presenza
Con questa mia foto, che rappresenta uno sguardo verso l’esterno riflesso nel’occhio, voglio trasmettere le sensazioni ed il ricordo nostalgico dell’uscire liberamente all’aria aperta e del rivedere i propri cari, magari distanti ed irranggiungibili per via della quarantena.
Siamo chiusi in casa, senza la possibilità di vedere gli amici, la famiglia, i colleghi o i compagni.
L’unico modo per tenersi in contatto è tramite la tecnologia, restiamo collegati ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, in costante connessione gli uni con gli altri, siamo diventati così tanto dipendenti dal contatto virtuale da diventare in parte bionici.
La mia fotografia rappresenta questo periodo di reclusione nelle nostre case durante il quale mi sono presa cura delle mascherine, una delle poche ancore a cui possiamo aggrapparci per procedere con la nostra vita.
In questa foto ho voluto rappresentare, attraverso una serie di autoscatti, 6 dei tantissimi stati d’animo che ho provato durante questa quarantena: rabbia, tristezza, malinconia, soddisfazione, felicità, noia.
Sono stati loro i protagonisti di questi ultimi mesi e si alternavano improvvisamente in un momento mi sentivo felice e l’attimo dopo arrabbiata.
Protagonista di questa foto è anche la mascherina elemento simbolo di questa situazione, ho voluto evidenziare che nonostante metà della nostra faccia sia coperta le emozioni vengono comunque trasmesse dal nostro sguardo.
Dopo due mesi di lockdown caratterizzati da paura, incertezza per il futuro ed isolamento sociale, ci riaffacciamo ora a una timida ripresa.
Re-birth è una serie di autoscatti che raccontano questa nuova fase di respiro e fuoriuscita. La natura rappresenta non tanto una via di fuga quanto un approccio diverso all'ascolto di sé e del proprio ruolo nel mondo.
Presentazione dell'opera: La situazione in cui ci troviamo ci porta a rivedere in modo nuovo ciò che prima davamo per scontato. Abituati ad uscire neanche ci accorgevamo di quello che ci stava intorno. Quello che più mi manca in questo momento è ciò che prima ero convinta di poter avere sempre, l'aria aperta. Per questa foto ho voluto dunque reinterpretarla in modo casalingo, un'illusione di quello che spero di riavere presto.
L’intento di questo video è quello di suscitare un’emozione forte: di disorientamento e di paura.
Il protagonista si copre occhi, orecchie e bocca per indicare la paura e lo stupore per ciò che sta accadendo attorno. Respiro affannato, tosse, ambulanze, telegiornali, battito cardiaco diventano un fischio unico e continuo, il cuore si è fermato. Vorrei che l’osservatore diventi consapevole e capisca che non bisogna assolutamente sottovalutare la gravità di questo virus.
Reflejo negro è un’opera dedicata al lato più oscuro di noi stessi, non necessariamente sbagliato o contro morale. Le persone stanno mutando e vorrebbero essere persone migliori di quelle che erano prima. Tutto questo però implica un cambiamento profondo, rinunciare alla forma per ritrovare l’essenza. L’azione che ho fatto nella mia camera è stata attaccare al muro il riflesso della parte più oscura di me e diventare parte di essa, per poterla comprendere, analizzare e chiarire.
Il video che ho realizzato è costituito da una serie di fotografie scattate a un vaso di piccolo cactus. I fotogrammi sono stati scattati a distanza di trenta minuti uno dall'altro per evidenziare le variazioni di luce e di ombre sull'soggetto in esame. La sequenza video sottolinea soprattutto il passare del tempo che appare fuggevole in questo tempo di attesa al ritorno della normalità.
È tempo di non vederci, di non condividere le nostre presenze, di fermare il tempo per un po’. Siamo rimasti solo con noi stessi. Ci sentiamo soli, ma la fantasia, lei sì che ci fa compagnia. Io non posso uscire, ma la mia mente può viaggiare ovunque desideri.
La sveglia suona. Mi alzo, apro lo scuro e mi siedo alla scrivania. Inizia un'altra giornata monotona in cui l'unica compagnia è il computer. Il tempo scorre sempre uguale e sembra paralizzato. In un attimo è già nuovamente mattina. La sveglia suona.