cinque domande a ...

intervista a Lucia Vincenti

Lo sguardo dice sempre chi siamo e cosa pensiamo

Lucia, tu sei una delle colonne, anzi la colonna portante di C.A.S.A. San Simone e del centro di ascolto di Lunetta. Da quanti anni San Simone è la tua casa?

Il 25 maggio prossimo, se ci arriviamo (sai, qui i nostri orizzonti sono brevi…) festeggerò i 25 anni di servizio, le nozze d'argento! 

Complimenti, anche per l'ironia. Ma venendo alle cose serie, come è cambiata la tua attività in seguito all'emergenza? Ed è stato difficile affrontare questo cambiamento?

E' cambiato soprattutto il rapporto fra me e chi ci chiede aiuto. Non poterli incontrare come prima, ma doverlo fare rispettando le varie condizioni imposte dalla legge (mantenimento delle distanze, camice, guanti, mascherine ecc.) ha cambiato almeno apparentemente il modo di rapportarci: impauriti, timorosi l'uno dell'altro, almeno all'inizio la paura reciproca era palpabile. Per fortuna è ancora possibile guardarci negli occhi, e lo sguardo ci dice sempre quello che siamo e pensiamo. Riceviamo solo su appuntamento, quando possiamo facciamo il colloquio al primo piano, altrimenti, specie con le persone sconosciute, parliamo in cortile. Ripeto, il virus ha ci ha resi diffidenti, l'altro è sempre un'incognita.

Oltre alla paura del contagio, ora è forte anche il timore di non arrivare subito, cerchiamo di fare tutto con l'urgenza dell'emergenza. Il che non va sempre bene. Quello che dobbiamo fare è invece aiutare a mettere ordine, vedere e valutare quello che si deve fare subito nell'emergenza e rimandare il resto. Non è facile, ma in questo periodo c'è proprio bisogno di mettere in ordine le priorità. 

Il Papa ha da poco parlato di “pandemia sociale” e il telegiornale ha detto che in Italia ci sono 6 milioni di “poveri”, in pratica 1 ogni 10 abitanti: in questo periodo hai rilevato molte richieste di aiuto da parte di persone che si rivolgono a voi per la prima volta?

Sì, ci hanno contattato tanti nuovi poveri, sia in San Simone che a Lunetta. Molti nuovi ma anche tanti ritorni, persone che avevamo accompagnato tempo fa e che poi avevano trovato un equilibrio facendo lavori precari come addetti alle pulizie, alla ristorazione, a piccole attività autonome. Ora queste attività sono bloccate e chi le svolgeva ha perso ogni fonte di reddito. Il blocco ha colpito molti appartenenti alla folta comunità brasiliana. Ma abbiamo notato molti ritorni anche fra chi viene a ritirare il pranzo in cortile: ci sono diversi ragazzi privi di un valido titolo di soggiorno, che avevano richiesto il permesso per motivi umanitari e si trovano in una sorta di limbo a causa della legge Salvini, in attesa del rinnovo o del ricorso.

Essendo chiuse le comunità, ci occupiamo anche di alcune famiglie che, anche con il contributo del Comune di Mantova, sono state trasferite in albergo. A proposito, sono felice perché abbiamo appena festeggiato un fiocco azzurro, un bimbo nato da una donna in accoglienza. 

Il proverbio dice “non tutto il male vien per nuocere”. Riesci a individuare qualche aspetto positivo in questa situazione drammatica che stiamo vivendo?

La prima nota positiva riguarda i rapporti fra i colleghi. Nella nostra piccola comunità di operatori i legami reggono ancora, e non è una cosa scontata a causa della paura che, come dicevo prima, prende tutti e ci minaccia nelle relazioni. E' stato bello festeggiare in cortile i compleanni di Laura e Bianca, fra un po' anche quello di Maria Luisa. Insomma il gruppo è sempre unito e collaborativo anche in questi momenti di paura che richiedono molta attenzione agli altri, anche agli ospiti che non dobbiamo mettere in pericolo.

E poi è stato bello constatare tanta solidarietà, da parte di privati e aziende: ricordo una persona che ci ha regalato del formaggio grana, un'azienda di Lunetta che ci ha dato buoni spesa da fare alla Coop per 500 euro, l'iniziativa della spesa sospesa alla Conad, oltre a diverse cospicue donazioni in denaro. Si è anche consolidata la collaborazione con il Comune di Mantova, con cui lavoriamo in sinergia grazie al rapporto di fiducia che si è creato in questi anni. 

Purtroppo c'è anche una nota negativa: ci sono stati due episodi di violenza sulle donne, con attivazione del numero telefonico 1522 - help antiviolenza e stalking, che ci hanno coinvolto direttamente mettendoci in difficoltà, anche perché il protocollo antiviolenza non ha funzionato a dovere.

Per finire, ci racconti un episodio curioso o simpatico legato alla nuova vita di San Simone?

Oltre ai compleanni festeggiati in cortile, è impossibile dimenticare le quotidiane visite del nostro amico Massimo, che ci ripete sempre che lui non teme il virus perché ha il sangue buono. E noi commentiamo ridendo che in effetti, con tutto l'alcool che Massimo ha consumato nella vita il virus non riesce neanche a entrare nel suo corpo perché trova un ambiente sfavorevole.