Prerequisiti pedagogici per una gioventù risorsa generazionale
Prerequisiti pedagogici per una gioventù risorsa generazionale
Condizioni prerequisite per garantire la capacità di cooperazione sociale è anzitutto il raggiunto equilibrio personale e la disponibilità di sé. Anomalie di comportamento sia sul piano affettivo-relazionale, che sul piano degli impegni professionali, dovute a ritardi o distorsioni nello sviluppo dello psichismo, rinviano a responsabili riflessioni pedagogiche. Quando il miglioramento di sé ed ogni contributo altruistico restano pregiudicati, siamo in presenza di una personalità dissestata, che non potrà mai essere fonte di partecipazione sociale e di apporto al progresso comune.
Sulle problematiche giovanili noi abbiamo una dovizia di informazioni. Di fronte ad esse la pedagogia si ritaglia uno spazio, quello proprio della sua specificità disciplinare e si interroga se ed in quale misura talune difficoltà, - come nel caso nostro il dialogo intergenerazionale e la continuità nella professione del padre in azienda - siano dovute a difetti di educazione, o, quanto meno, essi concorrano con altre motivazioni. Più esplicitamente diciamo che carenze o/e distorsioni educative minando la maturità e l'equilibrio del giovane, lo rendono inetto al dialogo generazionale o/e all'impegno professionale qualunque esso sia. Con ciò s'intende rilevare che l'acquisizione della maturità umana è da ritenersi la "conditio sine qua non" perché il giovane possa equilibratamente e proficuamente disporre di sé onde affrontare i problemi che lo riguardano. Una personalità immatura o dissestata non potrà mai realizzare atteggiamenti e comportamenti di interscambio e di solidarietà: le sue frustrazioni non possono generare che disagio per sé e per gli altri. In questo campo la pedagogia si fa critica ed intende prevenire tali disagi.
Le esigenze educative maggiormente in sofferenza al giorno d'oggi, rispetto agli esiti attesi per un cammino maturativo che consenta al giovane di impegnarsi positivamente, possono esse dovute a carenze educative o/e a disturbi provocati dalla società. La nostra ricerca è circoscritta all'ambito che interessa i due problemi su ricordati. In altre parole, ancora, quali sono i difetti dell'educazione d'oggi, che creano disagio?
1.- Il problema dell'educazione della volontà.
Il dover fare i conti con l'uomo d'oggi debole, poco resistente alla fatica, facilmente stressato, impone ai sistemi educativi il rinnovo delle metodologie formative. Si tratta, anzitutto, di rimeditare la formazione di base per irrobustire la forza interiore del soggetto perché egli possa mantenere la sua saldezza psichica in tutte le fasi dell'età che sale, davanti ai cambiamenti sociali ed alle sconfitte non fatali. Il discorso va a finire all'educazione della volontà come educazione del carattere.
Sappiamo tutti quanto sia importante e fruttuoso prevenire l'instaurarsi di forme di instabilità, incertezza, insicurezza, paura, diffidenza, che sono espressioni di personalità dissestate, non in grado di dialogare con gli altri e di assumersi responsabilità proprie.
La prevenzione si opera portando l'attenzione educativa sulle esperienze della vita quotidiana dell'educando, fin da bambino, facendogli apprendere la saggia legge della "dipendenza".
Tutta la vita umana si svolge all'insegna della dipendenza. Lo spontaneismo è negazione dell'autonomia. Intendiamo, infatti, che si debba imparare a dipendere dalle regole della vita, dai valori che la impreziosiscono e ad utilizzare le migliori occasioni che si offrono.
La dipendenza implica ordine della vita, coerenza e costanza della condotta che si affermano sulle tendenze spontaneistiche ed egoistiche e formano le abitudini indispensabili per la signoria di sé. In questo consiste l'educazione della volontà, al di là di ogni ricerca di comodo e di rifiuto della fatica.(Cfr.Secco L., L'educazione della volontà. Libreria Universitaria Editrice. Verona.1997)
2.- Apprendere il significato della vita.
Adulti e giovani disorientati, hanno perduto le sicurezze: siamo in una società dai valori confusi. Ogni adulto dovrà riflettere per trovare la soluzione più corretta ai suoi problemi e a quelli dei propri figli. E' una assunzione di responsabilità che può scontrarsi con la pubblica opinione o con la mentalità stessa dei propri figli, ma nessuno può sottrarsi a questi impegni. Purtroppo molti vi si sono sottratti cadendo nel "vuoto motivazionale" e perdendo, per conseguenza,"il significato della vita".
La frattura del monolitismo culturale ha portato al frazionamento dei convincimenti. Il primo ad essere colpito è il mondo degli adulti, compresi i genitori ed in generale gli educatori, i quali si trovano disarmati perché caduti nell'insicurezza e nella mancanza di forza propositiva nei rapporti educativi. E' venuto avanti il costume di "lasciar fare", "non intervenire", sovente incoraggiato da preoccupazioni di non ferire la libertà del figlio, non rischiare di perdere il suo affetto od altro. Sui grandi temi della vita, poi, c'è chi sostiene il valore assoluto della vita, altri no (cfr. aborto, eutanasia, pena di morte), chi crede all'amore coniugale indissolubile, altri no (divorzio, unioni libere, unioni tra omosessuali), chi fa appello alla religione e chi no ( e poi a quale credo religioso?) (Cfr. Secco L., Educare a dare significato alla vita. In Rivista "Pedagogia e Vita". Ed. La Scuola Brescia marzo- aprile 2004)
E' chiaro, a questo punto, che educatori disorientati non possono costituirsi guide sagge e sicure dei loro figli.
3.- L'educazione al senso del dovere
L'acquisizione di un giusto senso del dovere risulta indispensabile per il dialogo intergenerazionale e per l'inserimento nella società in quanto rende possibile cimentarsi col mondo degli impegni.
Sul piano educativo occorre presentare gli autentici valori e farne fare l'esperienza, affinché essi diventino i formatori della coscienza. E' la coscienza, infatti, che risveglia al senso del dovere (Cfr.Secco L., Il senso del dovere. In Aa.Vv., a cura di G.Lazzarini e A.Cugno, Risorse e generazioni. Ed.Franco Angeli.1997, pp.369 ss.)
4.- Il problema della noia giovanile e della creatività
Tra i fattori che, nell'epoca moderna, colpiscono l'iniziativa dell'agire, c'è chi annovera "la noia". E' uno dei mali che più colpiscono la società d'oggi ed in particolare i giovani. Gli studi in merito, soprattutto da parte dei psicologi, stanno cercando di analizzare le cause, due delle quali vengono segnalate come fortemente incisive:
Parliamo anzi tutto del "vuoto motivazionale", ossia della mancanza di interesse per l'azione, per la vita, per le cose. Possiamo definire questo stato psicologico come stato di noia, in cui non si prova interesse per niente e si cade nella abulia, ossia nella mancanza di volontà d'impegnarsi per qualcosa di valido. Sul piano sociale più una società si razionalizza, più si fa invadente e più la programmazione si fa totale, più i fattori motivazionali vengono ridotti, per cui più facilmente spunta la noia venendo a mancare all'interiorità del soggetto una sufficiente attivazione.
La crisi motivazionale sfocia nella noia. La possiamo precisare come crisi provocata dal razionalismo. L'esasperazione del tutto preventivamente calcolato soffoca l'interesse per l'iniziativa, l'emozione del nuovo, del diverso. L'individuo non può vivere senza emozioni e per questo il giovane "frustrato" cerca emozioni nuove, diverse. Chi soffre di noia è fortemente motivato ad uscire da questo stato interiore di peso. (Cfr., Tiberi E., La spirale della noia. Saggio sul rapporto tra il deterioramento di sistemi motivazionali normali e l'attivazione di un sistema motivazionale perverso. Franco Angeli editore. Milano. 1983).
E' doveroso riconoscere che in tali esperienze s'è spenta la capacità creativa originaria con grave danno del proprio vivere. Maslow ci avverte che la creatività "è una caratteristica fondamentale insita nella natura umana, una potenzialità che tutti, o quasi, gli esseri umani possiedono alla nascita e che nella maggior parte dei casi si smarrisce, o resta seppellita, o viene inibita a mano a mano che l'uomo si lascia assimilare nella civiltà" (Maslow A., La creatività nell'individuo che realizza il proprio io. In Aa.Vv., 'a cura di Harold N. Anderson' La creatività e le sue prospettive. Ed. La Scuola. Brescia. 1975, p.115).
Si tratta di risorsa che consente l' autorealizzazione, vale a dire che sottrae il soggetto dalla passività e dalla rassegnazione e lo sostiene nell'affrontare il diverso, l'ignoto, nel celebrare la sua autenticità. Concentrandosi sui problemi prenderà decisioni proprie, non curandosi, anzi rifuggendo dal conformismo. E poiché l'originalità personale, legata com'è alla singolarità di ciascuno, comincia a prendere fisionomia e consistenza fin dalla più tenera età, nessun genitore forzerà il figlio a diventare simile a lui o a costruirsi una personalità secondo i suoi progetti o piegarsi alle convenienze della società.
Il fatto che la creatività sia caratteristica originaria di ciascuno, dal punto di vista strettamente pedagogico, essa va valutata e trattata in educazione così come si trattano tutte le caratteristiche peculiari proprie di ciascuno: unico progetto educativo è quello di far sì che ciascuno realizzi se stesso secondo sé; i modelli precostituiti portano alla violenza ed alla sfasatura della identità personale.
Non è il caso qui di proseguire ulteriormente sul problema educativo che voglia e debba sostenere i processi della creatività. Rinviamo agli studi che si sono sviluppati già negli anni settanta; ma che a causa delle sfasature sopra richiamate, tornano ad essere di attualità. (Cfr. Mencarelli M., Creatività e valori educativi. Ed. La Scuola. Brescia. 1977).
5.-l dialogo come indispensabile metodo di crescita reciproca tra giovani ed adulti
a) "Una distinzione importante si impone tra il fatto di essere adulti e quello di essere maturo, poiché è evidente che l'essere adulto non è obbligatoriamente essere maturo. La maturità è il risultato del completo perfezionamento delle principali funzioni dello psichismo e la conseguenza di avere risulto i conflitti di base. Una volta assicurato questo e quello, un dialogo permanente si opera all'interno dell'individuo di cui egli è il soggetto e non più la semplice eco in lui della parola parentale" In altri termini il dialogo interno facilita il dialogo esterno (Anatrella T., Interminables adolescences. Cerf/ Cuias.Paris 1994, p.137).
b) Per il grande ruolo che hanno i sentimenti, prima e più dei ragionamenti, conviene avviare il figlio alla cura dei sentimenti che lo porteranno a coinvolgersi nell'azienda patera, Questa poi, come ci dicono i psicologi, entrerà negli interessi del giovane secondo i ritmi e l'orizzonte degli interessi, attraverso un processo di responsabilizzazione che avviene per via di assunzione e verifica della capacità operativa e creativa, Quando il giovane si fa un'immagine positiva di sé nell'esercizio dell'attività che l'azienda paterna gli offre, si sentirà di impegnarsi: l'autostima relazionata all'impresa gli darà il senso della realizzazione di sé.(Cfr. Perla L., Educazione e sentimenti. Ed. La Scuola. Brescia 2002)
c) L'intreccio dialogico tra adulti e giovani per giungere ad una reciproca intesa, comporta per l'adulto la disponibilità ad abbandonare le sue sicurezze ed accettare i rischi che accompagnano la vita del giovane. I giovani possono avere una quantità di idee e di slanci d'impegno che, passata la giovinezza, non conosceranno più. Conviene ascoltarli, senza paternalismo, con attenzione e con sincero desiderio di costruire insieme. (Cfr. Secco L.,I giovani risorsa del futuro. In Aa.Vv., a cura di L.Secco, Il rinnovamento scientifico nelle istituzioni del terso millennio. Ed.Morelli Verona.2000, pp.241-253)
La ricerca d'intesa non comporta il "largo ai giovani", ma neppure il suo contrario "largo agli adulti", bensì la collaborazione bigenerazionale unitaria. Così si può anche invertire la formulazione più sopra espressa: "Adulti risorsa del futuro" nel senso della parte di responsabilità che spetta loro nel camminare con i giovani
Due sono gli aspetti da prendere in considerazione: quello dei rapporti d'intesa tra genitori e figli (piano umano) , quello dei rapporti tra imprenditore e figli (rapporto professionale)
Come si potrà avere notato il dialogo costruttivo sia nei riguardi della maturazione giovanile sia nella prospettiva d'inserimento nell'azienda paterna poggia fondamentalmente in motivazioni non tanto di carattere razionale quando di un certo tipo rapporto umano.
Luigi Secco
ABSTRACT
Prerequisiti pedagogici per una gioventù risorsa generazionale
(Prof.Luigi Secco)
Condizioni prerequisite per garantire la capacità di cooperazione sociale è anzitutto il raggiunto equilibrio personale e la disponibilità di sé. Anomalie di comportamento sia sul piano affettivo-relazionale, che sul piano degli impegni professionali, dovute a ritardi o distorsioni nello sviluppo dello psichismo, rinviano a responsabili riflessioni pedagogiche. Quando il miglioramento di sé ed ogni contributo altruistico restano pregiudicati, siamo in presenza di una personalità dissestata, che non potrà mai essere fonte di partecipazione sociale e di apporto al progresso comune.
Sulle problematiche giovanili noi abbiamo una dovizia di informazioni. Di fronte ad esse la pedagogia si ritaglia uno spazio, quello proprio della sua specificità disciplinare e si interroga se ed in quale misura talune difficoltà, - come nel caso nostro il dialogo intergenerazionale e la continuità nella professione del padre in azienda - siano dovute a difetti di educazione, o, quanto meno, essi concorrano con altre motivazioni. Più esplicitamente diciamo che carenze o/e distorsioni educative minando la maturità e l'equilibrio del giovane, lo rendono inetto al dialogo generazionale o/e all'impegno professionale qualunque esso sia. Con ciò s'intende rilevare che l'acquisizione della maturità umana è da ritenersi la "conditio sine qua non" perché il giovane possa equilibratamente e profiquamente disporre di sé onde affrontare i problemi che lo riguardano. Una personalità immatura o dissestata non potrà mai realizzare atteggiamenti e comportamenti di interscambio e di solidarietà: le sue frustrazioni non possono generare che disagio per sé e per gli altri. In questo campo la pedagogia si fa critica ed intende prevenire tali disagi.
Le esigenze educative maggiormente in sofferenza al giorno d'oggi, rispetto agli esiti attesi per un cammino maturativo che consenta al giovane di impegnarsi positivamente, possono esse dovute a carenze educative o/e a disturbi provocati dalla società. La nostra ricerca è circoscritta all'ambito che interessa i due problemi su ricordati. In altre parole, ancora, quali sono i difetti dell'educazione d'oggi, che creano disagio?
Tra i problemi in merito saranno affrontati
1.- Il problema dell'educazione della volontà
2.- La ricerca del significato della vita
3.- L'educazione al senso del dovere
4.- Il problema della noia giovanile e della creatività
5.- Il dialogo come indispensabile metodo di crescita reciproca tra giovani ed adulti