Verso una forma di vita migliore per sé e per gli altri

Verso una forma di vita migliore per sé e per gli altri nell'età anziana (n.104)

Il titolo può incuriosire da molti punti di vista. Anzitutto "cosa si intende per forma migliore di vita ?". Che significato ha essa per un anziano ? Vale solo per sé? o l'anziano può favorirla anche negli altri? E chi?

Generalmente, quando si fanno riflessioni sul corso della vita, si suole dire che la prima fase rappresenta uno sviluppo in crescendo, la seconda è il periodo della maturità, la terza rappresenta la discesa. Questa riflessione guarda più lo sviluppo corporeo che altro. Forse, però, una volta coinvolgeva anche le fasi della mente; mentre, oggi, sappiamo bene che lo sviluppo psichico, ossia le capacità mentali non necessariamente invecchiano col corpo. Ma anche questo può essere tenuto in buona forma sia pure con l'avanzare dell'età.

La forma migliore di cui parliamo, coinvolge tutta la persona dalla sua intelligenza, alla sua socialità, affettività, doti morali, identità sessuale e risorse religiose. E poiché la natura umana è tendenzialmente sempre dinamica, è sempre possibile, in tutti gli stadi della vita, potenziare e sviluppare questi elementi. Il loro sviluppo dà il senso del vivere e del proprio valore. In altri termini, è possibile progredire nella realizzazione di sé. E' possibile dare alla propria identità un nuovo volto.

Tutto questo si dice perché le risorse ci sono. Il danno avviene quando il soggetto stesso si lascia perdere o altri lo considerano ormai fuori gioco, ossia finito. Il problema sta nel non lasciarsi condizionare dall'opinione diffusa sulla inutilità o addirittura il peso che rappresenta l'anziano. Certamente l'anziano ha cessato di svolgere ruoli socialmente rilevanti, economicamente utili, per cui entra in una fase di vita che potremo dire nuova, anche se doveva sostenere il proprio orientamento pure nel tempo dell'attività sociale. Ora che i ruoli cambiano, le proprie risorse personali non cessano, anzi trovano un via più libero per quello che più sopra abbiamo detto dover essere il loro potenziamento e sviluppo.

Le doti personali sono utilizzabili nella relazione con se stesso e con gli altri. In entrambi i casi si fa questione di "relazioni", per cui è errato chiudersi in se stessi, o consumare i propri pensieri nella nostalgia dei ricordi passati. In questo senso la nostalgia va considerata malattia. Il ripiegarsi su di sé perché gli altri non ci considerano o magari le stesse persone care si dimenticano, finisce con il trasformarsi in un nostro danno. Il pensiero ci è dato per guardare avanti e non indietro e questo sappiamo poterlo fare dipendere da noi. Questo superamento può costare, ma è possibile e pieno di promesse.

Occorre, pertanto, prendere l'iniziativa e non aspettare quanto ci si dovrebbe o potrebbe offrire. Questo si dice perché l'uomo è "educabile" a tutte le età; ma se in una prima fase della vita altri si occupano dei più giovani per la loro educazione; a questa età bisogna "autoeducarsi", ossia organizzare il proprio tempo e la propria vita in funzione migliorativa su tutti quegli aspetti della personalità che abbiamo ricordato più sopra: cioè nei campi dell'intelligenza, della socialità, dell'affettività, della moralità, della propria identità sessuale e religiosa.

Se questo è possibile a ciascuno, è chiaro che si può stimolare all'impegno anche chi non si è messo in quest'ordine di idee e convincimenti. Anzi, va detto che l'unione fa la forza e associarsi ad altri per una buona organizzazione della propria vita garantisce un miglior successo, anche perché le proprie risorse devono incontrare le opportunità e le occasioni idonee per il loro affermarsi ed esprimersi. Quindi, certamente, occorre programmare strutture, incontri, letture, discussioni, viaggi culturali, ecc.

Qui il discorso si può ampliare in una serie di esemplificazioni. Quello che conta è tenere presente che non si tratta di trasformare il tempo della propria vita in svaghi, i quali pure ci vogliono.

Forse è risultato abbastanza chiaro che il proprio impegno oltre che verso di sé per una migliore forma di vita propria, si potrà estendere anche verso i propri simili col doppio beneficio di sentirsi sostenere dagli amici, ma anche per spingere gli stessi amici verso un modo di concepire ed organizzare il tempo a disposizione.

Il discorso non finisce qui, in quanto esso si estende anche alla realizzazione con i più giovani, i quali hanno bisogno di essere aiutati ad orientarsi nel capire il senso del vivere, di scoprire e vivere i veri valori. Ma come potrà l'anziano farsi ascoltare, in quali occasioni, con quale credibilità? E' un discorso da affrontare con calma, per esteso.

Luigi Secco