Viva la Repubblica Antifascista

Data pubblicazione: 24 aprile 2024

Per un 25 aprile di memoria, storia, resistenza contro ogni forma di violenza e controllo politico.


Il monologo dello scrittore Scurati censurato dalla Rai (da Collettiva)


                                                                                                     Un film: C’eravamo tanto amati (Scola, 1973)

                                                                                                         Un libro: Una questione privata (Fenoglio, 1963)

                                                                                          Una canzone: Oltre il ponte (MCR, 2005

Tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono

sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano

(Calvino, I sentieri dei nidi di ragno, 1947, p.110)


Il 25 Aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) ordina l’insurrezione generale. A Milano, città in sciopero, si riversano i partigiani che combattevano nelle zone circostanti: i soldati della Germania nazista e della repubblica di Salò iniziano la ritirata. L’Italia è libera.

Fu il governo provvisorio di Alcide De Gasperi, un anno più tardi, a stabilire che il 25 aprile diventasse una celebrazione ufficiale d’Italia. La festa venne fissata in modo definitivo con la legge n.269 del maggio 1949. In un periodo così difficile per il nostro Paese, questa giornata può rappresentare un’occasione di riflessione. Ma non solo: è anche nostro dovere civico quello di ritagliarci qualche momento per approfondire il significato del 25 aprile, tanto per la storia d’Italia, quanto per la sua valenza simbolica sulla nostra identità. Come è noto, la memoria del 25 aprile da troppi anni si è ridotta ad essere solo un terreno di battaglia per sterili contrapposizioni tra tifoserie di partito. Come può una festa che celebra la fine di una dittatura, trasformarsi in un momento di divisone culturale e politica? Uno dei motivi principali risiede nel fatto che la Resistenza è stata anche una guerra civile. Se abbandoniamo bonarie semplificazioni e colpevoli revisionismi storici, essa assume i caratteri di un evento profondamente complesso, in cui si trovarono a confrontarsi due visioni del mondo e due idee di Italia: chi combatteva per una società libera, una società di eguali da una parte, e chi difendeva la dittatura fascista dall’altra, proponendo una società di odio, discriminazione e pretese di supremazia di un popolo sugli altri con la forza delle armi.

Affrontare la complessità del nostro passato è un processo necessario, ma al tempo stesso doloroso, in quanto ci obbliga a fare i conti con la nostra storia. Dovremo riconoscere, tra l'altro, che il nostro paese ha vissuto anche una storia di fascinazione, sottomissione e conformazione all'ideologia fascista. Il 25 aprile deve fungere da promemoria per la sconfitta di quella parte d'Italia. In questo particolare momento storico, il 25 aprile acquista un'eccezionale rilevanza. La circostanza che una parte politica, che si identifica come erede dell'ideologia fascista, occupi posizioni di potere nel governo italiano, rende la commemorazione di quest'anno non solo una celebrazione ma un appello alla vigilanza. Questa data simbolica non è soltanto un anniversario da ricordare, ma un faro che deve illuminare la nostra coscienza civile e democratica. Questa data appartiene a tutti gli italiani antifascisti e stabilisce una verità semplice: chi ha sostenuto una dittatura non può - e non deve - essere equiparato a chi l'ha combattuta.

Se il fascismo è un fenomeno storico, circoscritto in un preciso arco temporale, non possiamo però ignorare l'influenza che ancora oggi l'intolleranza e l'odio hanno nella nostra società. Negare l'importanza del 25 aprile come simbolo dell'Italia rappresenta una scelta ben precisa: significa lasciare spazio a quella cultura di odio, discriminazione e violenza a cui troppo spesso si concede voce - e contro il quale dobbiamo opporci ogni giorno.


Anche questo 25 Aprile Riproponiamo alcune lettere delle condannati a morte della resistenza (non possiamo pubblicarle tutte, ma ne consigliamo la lettura, di seguito il link), perché sono un esempio commovente di quanto siano forti le idee e il senso di giustizia. Nessuno di questi ragazzi, giustiziati da tedeschi e fascisti, è felice di morire, ma tutti sono sereni perché sono certi che alla fine le loro idee vinceranno e l'Italia sarà libera e più giusta. Il loro sacrifico ci richiama alle nostre responsabilità, obbligandoci a non lasciare andare in malora il nostro paese. (fonte FLC CGIL)

Per consultare online le lettere dei condannati a morte della Resistenza:

http://www.ultimelettere.it/ 

Il lavoro di digitalizzazione e trascrizione dei documenti, in continuo divenire, è cominciato a partire dal materiale contenuto nei fondi archivistici donati all’Istituto Nazionale per il Movimento di Liberazione in Italia di Milano, intitolato a Ferruccio Parri:

http://www.italia-resistenza.it/