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Siamo agli ultimi anni del novecento –l’ultima decade prima del 2000- quando alcuni socialisti di diversa storia personale e molto spesso con milizia di tendenza non coincidente all’interno dell’ormai defunto PSI, si ritrovano nella speranza di contribuire alla rinascita di una sinistra che, appresa la lezione della storia, voglia costituire un grande partito che sappia stare all’interno del movimento socialista internazionale senza più remore e riserve mentali.

L’Urss è morta, occorre costruire l’Europa dei popoli e delle autonomie, non c’è più un elemento reale di divisione, c’è da ricostruire tutto, sia per chi, come noi che proveniamo dal PSI ha perso tutto, sia per chi –i compagni dell’ex PCI- ha salvato qualche bel pezzo della bottega che ci fu ma brancola alla ricerca di una strada.

C’è da ripensare programmi e strategie, non bastano più le stanche rimembranze del “sole dell’avvenire”, c’è ormai un mondo nuovo, con la globalizzazione, la già evidente finanziarizzazione del capitalismo, i profondi mutamenti nelle strutture sociali dovunque nel mondo, e chi più ne ha più ne metta.

Inizia allora una storia travagliata a cui partecipo con impegno. Come è finita lo sappiamo, ma molti –me compreso- ne hanno dimenticato molte parti.

Ora sembra che qualcosa si sia mosso.

Lo stanco pastrocchio postcomunista sembra volgere al termine, ma non è altrettanto chiaro verso cosa siamo diretti.

C’è un fatto che accomuna chi si è fatte molte delle antiche battaglie: da un lato la complessiva delusione ma nello stesso tempo la impossibilità di godersi serenamente gli anni che ci restano da vivere.

Mi è così venuta una idea: riprendere uno strumento per qualche anno abbandonato: l’Ossimoro, webzine socialista, che nasce proprio negli anni ’90 e che di quelle vicende reca molte testimonianze, a partire da due pagine, una intitolata “cronache del disastro”, scritta appunto allora, ed uno splendido articolo scritto nel 2001 da Giorgio Ruffolo, che sembra un presagio, più che una previsione.

Lo scopo: consentire a chi ha voglia di farlo di discutere.

L’Ossimoro lo metterò a posto pian piano, ma intanto mi cimento nell’utilizzo di uno strumento più agiile, che ho chiamato “Ossimoroblog”.

E’ uno strumento libero ed aperto, e spero serva a qualche cosa.

Fraterni saluti…come eravamo abituati a concludere le missive.

Mario Artali