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«Buio pesto su tutta la baia, mare piatto e un silenzio spaventoso. Era la notte di venerdì 28 marzo 1941, quando, dopo le dieci, il

 mare si illuminò a giorno… Non avemmo neanche il tempo di reagire, gli inglesi avevano iniziato la carneficina. Pochi minuti e ci

 trovammo in mare circondati da tanti piccoli falò, era come se il mare bruciasse… dopo un’ora, un’ora e mezza tutto era finito,

 noi marinai cercavamo, di salvarci la vita nelle gelide acque, ma il peggio doveva ancora arrivare! Solo allora iniziò la lunga

 notte dei naufraghi! ...Sentivo le urla “Aiuto! Aiuto annego”… poi il silenzio…”Dio mio salvami!, Aiuto Aiuto!”…e ancora 

“Mamma, mamma mia Aiuto!”… “Mamma, mamma mia” era l’invocazione che si ripeteva di più. Andò così per tutta la notte tra un

 silenzio e l’altro in mezzo ai falò. Tanti mollavano erano stremati e presi dal panico, molti li abbiamo aiutati ma altri…La 

luce dell’alba ci ridette un po’ di speranza, ma gli aiuti non arrivavano mai, ogni minuto trascorso sembrava una vita. I falò si 

erano ormai spenti quando cominciò ad intravvedersi qualche soccorso.»

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QUESTO è IL RACCONTO CHE NOSTRO PADRE, GIOVANNI CONTI - nato a Polino il 7 Gennaio 1920, Croce al merito di Guerra 1^Concessione - 1° Ciclo e Naufrago - NON CI HA MAI FATTO riguardo l'affondamento dell'Incrociatore Fiume nella Battaglia di Capo Matapan durante la Seconda Guerra Mondiale.

Oggi, a più di 70 anni da quella tragica notte, vorremmo tentare di ricordare non solo le vittime di quella battaglia, ma anche i superstiti. 

All'epoca erano poco più che ragazzi, dei ventenni alle prese con la guerra.

Oggi, alcuni dei sopravvissuti potrebbero essere degli ultra novantenni, come lo era Principe Filippo di Edimburgo che partecipò alla battaglia di Capo Matapan.

Magari da qualche parte in rete, nel mondo, ci sono i familiari dei superstiti che, come noi, vorrebbero tramandare ai posteri quella parte di storia: un racconto, delle foto, degli aneddoti... una traccia di quella maledetta notte del 28 marzo 1941 nelle acque del mar Greco.

Scriveteci, saremmo lieti di condividere e tramandare questi ricordi, sebbene dolorosi: 

famigliagiovanniconti@gmail.com